LECCO – La struttura di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva dell’Ospedale di Lecco, diretta da Fabrizio Parente, ha portato a termine una ricerca in merito all’utilizzo di un nuovo marcatore fecale del tumore colo-rettale, meno invasivo e fastidioso della coloscopia.
I risultati dello studio multicentrico italiano, che ha coinvolto, oltre all’ospedale di Lecco in qualità di centro coordinatore, le strutture di Bologna e Roma, sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista medica European Journal of Gastroenterology and Hepatology.
La necessità di raffinare in maniera ancora più precisa la diagnosi del tumore al colon retto, in modo da limitare il ricorso alla coloscopia ai casi sicuramente patologici è emersa a seguito della constatazione che il test per la ricerca di sangue occulto nelle feci non risulta essere pienamente soddisfacente “dato che comporta un non trascurabile numero di casi falsi positivi, ovvero di soggetti che poi al successivo esame coloscopico di approfondimento non presentano lesioni precancerose” spiega Fabrizio Parente.
Lo scopo dello studio è stato dunque quello di valutare l’utilità di altri marcatori fecali, tra cui la piruvato chinasi di tipo 2, quali indicatori del cancro colo-rettale. “In particolare, la piruvato chinasi di tipo 2, detta M2-Pk – continua Parente – è una proteina che viene prodotta dalle cellule tumorali coliche, rilasciata nel lume intestinale e che può essere, quindi, ricercata nelle feci del paziente”.
I tre centri italiani che sono stati coinvolti nella ricerca hanno arruolato, negli ultimi due anni, 280 pazienti di età compresa tra 50 ed 80 anni, che si sono sottoposti ad una coloscopia totale per sintomi addominali e nei quali sono stati dosati, su un singolo campione di feci, l’M2Pk, la calprotectina, ossia una proteina infiammatoria che viene eliminata con le feci, e il sangue occulto.
“I risultati dello studio – afferma sempre il primario di Lecco – sono estremamente promettenti in quanto evidenziano che la combinazione di 2 marcatori fecali, cioè l’M2-PK e il sangue occulto, consente di diagnosticare la quasi totalità dei cancri colo-rettali: il rischio di cancro colo-rettale è, infatti, inferiore al 4% nei soggetti che risultano negativi ad entrambi i test”.
Pertanto, l’uso combinato dei 2 test potrà, nel prossimo futuro, rivelarsi molto utile nella diagnostica del tumore: “Permetterà di programmare meglio – conclude Parente – l’accesso alla coloscopia nei soggetti positivi alla ricerca del sangue occulto fecale e potrà consentire di estendere lo screening non invasivo del tumore colo-rettale anche alle fasce d’età attualmente non coperte dal programma regionale, ovvero gli ultra settantenni”.