RUBRICA – All’inizio del 1800 oltre che nei cafè, dove si giocava assiduamente, iniziarono a formarsi anche i primi club o circoli di scacchi all’interno dei quali primeggiavano diversi giocatori.
Nei primi decenni del secolo i migliori giocatori furono i francesi Alexander Deschapelles prima e il suo allievo Louis Charles Labourdonnais poi. Quest’ultimo fu protagonista, nel 1834, di un lunghissimo match contro l’inglese Alexander Mac Donnell che ebbe un grande eco perchè la sfida si protrasse per ben 88 partite e vide la vittoria di Labourdonnais (44 vinte 14 pareggiate e 30 perse) e fu pubblicizzata adirittura da un sonetto che si intitolava “la rivincita di Waterloo”.
Questa sfida diede inizio al periodo romantico degli scacchi, periodo dove il gioco era in pratica un assalto contro il Re avversario con sacrifici che non potevano essere rifiutati, pena l’ignominia di codardia. Trionfavano i “Gambetti”, tra cui quello di Re e l’Evans, che la fecero da padroni. Nella terminologia scacchistica “Gambetto” vuol dire sacrificare un pedone o un pezzo in apertura senza avere un compenso immediato se non quello di un rapido sviluppo dei pezzi e deriva proprio dall’italiano sgambetto.
Senza dubbio si praticava un gioco spettacolare sempre proteso all’attacco con nessuna logica difensiva e nemmeno un principio posizionale; purtroppo gli insegnamenti di Philidor, per il momento, furono accantonati. Inoltre esistevano solo delle sfide o i cosidetti match dove i due avversari decidevano loro il numero di partite da disputare e vinceva colui che collezionava più vittorie. Così aumentarono le contese tra i migliori giocatori o presunti tali sia a Parigi che a Londra, ma anche in altre parti dell’Europa, degli Stati Uniti e perfino in India.
Un personaggio importante del tempo fu l’inglese Howard Staunton che dopo aver battuto nel 1843 a Parigi Pierre Saint-Amant, il migliore giocatore francese di quel periodo, fu considerato il più forte giocatore Europeo e organizzò nel 1851 a Londra, in occasione dell’Esposizione Universale, il primo torneo ufficiale della storia degli scacchi. Il torneo si tenne nel prestigioso “Cristal Palace”, costruito apposta per l’Esposizione, ma tra la sorpresa generale vinse lo sconosciuto Adolf Anderssen, un maestro di matematica tedesco, chiamato a difendere i colori della Germania. Fu uno smacco per Staunton che arrivò solo quarto dietro anche a Wyvill e Williams, ma Anderssen vincendo in seguito ancora diversi tornei si dimostrò veramente un grande campione ed è passato alla storia come il simbolo del romanticismo grazie alle sue famose partite denominate l”Immortale” e la “Sempreverde” che vengono ancora oggi inserite in tutte le antologie e per chi non le conoscesse sarà un piacere ammirarle nella loro bellezza anche se tecnicamente sono un po’ datate.
Adolf Anderssen – Lionel Kieseritzky Londra 1851 Gambetto di Re [C33]
1. e4 e5 2. f4 Il gambetto di Re; Anderssen offre il pedone in cambio di uno sviluppo più rapido. 2…exf4 3. Ac4 Dh4+?! La mossa del nero costringe il bianco a muovere il Re e a dover così rinunciare all’arrocco, ma pone anche la Donna nera in una posizione esposta. 4. Rf1 b5?! Questo è il controgambetto Bryan analizzato in profondità da Kieseritzky. 5. Axb5 Cf6 6. Cf3 Dh6 7. d3 Ch5 La minaccia è Cg3+ con seguente cattura della Torre. 8. Ch4 Dg5 9. Cf5 c6 10. g4 Cf6 11. Tg1! Lasciando l’Alfiere in presa ma è un sacrificio vantaggioso di un pezzo passivo. 11…cxb5? errore del nero; guadagna materiale, ma rallenta sempre più lo sviluppo 12. h4! Dg6 13. h5 Dg5 14. Df3 con due minacce: una Axf4, che intrappolerebbe la Donna del nero ed e5 che attaccherebbe il cavallo nero in f6 e contemporaneamente minaccerebbe la Torre indifesa in a8 con la donna. 14…Cg8 rimediando in parte, ma bloccando ancora di più lo sviluppo dei pezzi 15. Axf4 Df6 16. Cc3 Ac5 17. Cd5!? Il bianco risponde all’attacco con un contrattacco. La mossa minaccia Cc7 con forchetta al Re e alla Torre. 17. …Dxb2 18. Ad6! Axg1? 19. e5! Sacrificando anche l’altra Torre bianca ma più importante è il fatto che questa mossa blocca la partecipazione della Donna nera alla difesa del suo re e minaccia il matto in due mosse con 20.Cxg7+ Rd8 21.Ac7#. 19…Dxa1+ 20. Re2 A questo punto l’attacco del Nero si è esaurito. 20…Ca6 Il Cavallo nero va a controllare la pericolosa casa c7. 21. Cxg7+ Rd8
22. Df6+!!
Questo bellissimo sacrificio di Donna obbliga il nero a catturare di Cavallo e contemporaneamente a rinunciare alla difesa di e7. 22…Cxf6 23. Ae7# 1-0
Il nero ha un considerevole vantaggio di materiale: possiede tutti i pezzi, ma ciò non lo aiuta ad evitare il matto da parte del bianco, una vera posizione Immortale.
Nella lettura delle partite i punti esclamativi servono a sottolineare la mossa forte mentre quelli interrogativi quella debole, usati assieme una mossa debole o incerta.
Adolf Andersenn – Jean Dufresne Berlino 1852 Gambetto Evans [C51]
1. e4 e5 2. Cf3 Cc6 3. Ac4 Ac5 4. b4 Il “Gambetto Evans“, un’apertura molto popolare nel XIX secolo. Il bianco rinuncia a del materiale per un vantaggio nello sviluppo dei pezzi. 4…Axb4 5. c3 Aa5 6. d4 exd4 7. 0-0 d3?! 8. Db3!? Attaccando il pedone f7. 8…Df6 9. e5 Dg6 Il pedone bianco in e5 non può essere catturato: se 9…Cxe5, segue 10.Te1 d6 11.Da4+ che guadagna un pezzo. 10. Te1! Cge7 11. Aa3 b5?! il nero offre un contro-sacrificio per attivare la sua torre di donna guadagnando tempo. 12. Dxb5 Tb8 13. Da4 Ab6 Non si può arroccare adesso per 14.Axe7 che guadagnerebbe un pezzo, dato che il cavallo in c6 non può difendere contemporaneamente quello in e7 e l’alfiere in a5. 14. Cbd2 Ab7 15. Ce4 Df5? 16. Axd3 Dh5 17. Cf6+!? Un interessante sacrificio. 17…gxf6 18. exf6 Tg8 19. Tad1 Dxf3? Dopo 19…Dxf3, la donna nera non può essere presa perché la torre in g8 inchioda il pedone bianco in g2. Il nero minaccia ora di prendere sia in f2 che in g2 e sembra che abbia trovato il bandolo della matassa, ma Anderssen forza gli eventi con una spettacolare combinazione:
20. Txe7+! Cxe7 La risposta alternativa 20…Rd8 avrebbe prolungato la lotta per un po’, ma è difficile calcolare la forzatura degli eventi. 21. Dxd7+! Rxd7 22.Af5+ Lo scacco doppio è sempre un arma micidiale. Qui è decisivo. 22…Re8 (22…Rc6 23.Ad7 scacco matto) 23. Ad7+ Rf8 24. Axe7# 1-0 (23…Rd8 subisce matto da 24.Axe7# o da 24.fxe7#)
Il nome deriva da una considerazione di Wilhelm Steinitz, che definì la partita come “sempreverde nella corona d’alloro di Anderssen”. Il vocabolo tedesco Immergrün (Sempreverde) usato da Steinitz in realtà si riferisce ad una specifica pianta sempreverde, la pervinca. Nella traduzione francese, “La toujours jeune” (“La sempre giovane”) il senso simbolico della definizione di Steinitz risulta più chiaro.
Nando Franceschetti
Delegato Coni Federazione Scacchistica Italiana(FSI) per la provincia di Lecco
Istruttore Federale di scacchi
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