“Fotografato” il sistema neonatale italiano

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LECCO – Non ha fatto mancare  la propria firma l’ospedale di Lecco sul commento di recente pubblicazione delle statistiche relative al sistema neonatale italiano; il “Manzoni” ha infatti svolto un ruolo importante nella stesura del rapporto. 

Il documento, intitolato “Esiti dei neonati di basso peso nelle terapie intensive neonatali”, rappresenta il primo tentativo di analisi metodica della situazione dell’assistenza dei neonati pretermine in Italia.

Il fascicolo, risultato della collaborazione tra l’Istituto superiore della sanità, il Network neonatale italiano e la Società italiana di neonatologia, reca anche l’impronta dell’ospedale di Lecco: infatti, esso è stato firmato, fra gli altri, da Rinaldo Zanini, direttore del dipartimento materno infantile dell’azienda ospedaliera, e da Roberto Bellù, responsabile della terapia intensiva neonatale del Manzoni.

Proprio al Manzoni ha sede operativa il network neonatale italiano, che raggruppa oltre 90 centri italiani di Terapia intensiva neonatale (Tin) e che, come ha spiegato il dott. Bellù, ha l’obiettivo di “migliorare la qualità della sicurezza delle cure destinate ai neonati e alle loro famiglie attraverso programmi coordinati di ricerca, formazione e progetti innovativi”.

Il dott. Zanini, che è anche vice presidente della società italiana di neonatologia, ha commentato il dato più significativo emerso dal rapporto, ossia quello che sul totale dei nati prima della trentaduesima settimana di gestazione o sotto i 1500 grammi di peso e ricoverati in un centro Tin, il 91% di loro è venuto al mondo nella struttura stessa, mentre il 9% vi è stato trasferito:

”Un dato buono se paragonato al 15% degli Usa, ma che può porre comunque qualche problema organizzativo, perché spesso quando si ha una gravidanza a rischio, la struttura o il medico che segue la madre non la indirizza da subito per la nascita a un centro di Tin”.