LECCO – Riceviamo e pubblichiamo la lettera dell’associazione Qui Lecco Libera che torna a chiedere trasparenza in materia di beni confiscati alla mafia. In particolare è l’affidamento dell’ex pizzeria “Wall Street” a sollevare le osservazioni dell’associazione, la quale sollecita Comune e Prefettura all’ideazione di un bando affinché possa esistere una procedura chiara e democratica:
“Gentile redazione di Lecconotizie,
ieri sera [29 settembre] sul Tg regionale di Rai3 si è parlato di ‘Wall Street’, uno dei 33 (o 38) immobili confiscati a Lecco al clan Trovato. A discapito del taglio celebrativo del servizio, vi sono dei punti oscuri da evidenziare, in attesa che questi vengano chiariti da chi di dovere.
Si prenda la frase di lancio, che dà conto dell’esistenza di “un accordo con l’associazione Libera per riaprire la pizzeria a piano terra usando, una volta avviata l’attività, prodotti coltivati nelle terre confiscate alla mafia”. Se l’intenzione da parte delle istituzioni (Comune e Prefettura di Lecco) di destinare la ex pizzeria all’associazione Libera – “maturata sulla base di contatti informali”, come recitava il comunicato stampa dello scorso aprile sottoscritto dal Sindaco e dal Prefetto- era già nota, il non precisato “accordo” anticipato dal Tg appare una novità -oltreché una conferma di quel che già denunciammo mesi fa, ossia la mancanza di procedure chiare, trasparenti e democratiche (in sintesi, un bando).
D’altronde, “l’amministrazione deve avere una sua idea ma i progetti vanno valutati fuori da logiche clientelari”, aveva giustamente ricordato Nando Dalla Chiesa. L’opzione del bando, assicurata pubblicamente tempo fa dal Sindaco e dal coordinatore provinciale di Libera, pare però aver ceduto il passo all’accordo.
Accordo che, data la rilevanza del bene in questione, ci si augura venga reso pubblico nei suoi particolari, a partire proprio dal presunto ‘business plan’ predisposto ad hoc con l’aiuto dell’università Bocconi.
Resta infine da capire come superare l’ostacolo rappresentato dai costi (dalla ristrutturazione alla messa a norma degli impianti e così via), stimati fino a poco tempo fa dal Sindaco Brivio “attorno al milione di euro”. Stimati, non accertati. Poiché “non esiste agli atti degli uffici una perizia di stima del valore del bene, né progetti esecutivi di ristrutturazione del bene”. Da troppo tempo, elementi discrezionali come questo, insieme alla gestione e all’affidamento del bene di via Belfiore, hanno caratterizzato e caratterizzano la vita dei beni confiscati in provincia, nel nome di inopportune rendite di posizione”.
Qui Lecco Libera