Striscioni e volantini contro la violenza sulle donne tappezzati per la città dal collettivo transfemminista
“Per contrastare la violenza di genere è fondamentale decostruire ed educare”
LECCO – “Ad oggi il numero dei femminicidi, lesbicidi e trans*cidi del 2024 è arrivato a 104. Mentre scriviamo, questo dato sarà probabilmente già salito ancora. Nel 48,1% dei casi, il colpevole era marito o partner della persona uccisa. Nel 14,3% dei casi, il figlio. Nel 13% dei casi, un ex compagno. Il 77,5% degli assassini è italiano. Lo dicono i dati. Eppure, all’inaugurazione della Fondazione Giulia Cecchettin il ministro Valditara ha dichiarato che i colpevoli delle violenze sono gli immigrati. Il ministro, forse, non sa leggere i dati. O forse persegue l’obiettivo di alimentare la propaganda razzista e una propria narrazione della realtà, fondata sul presupposto che ha pubblicamente dichiarato: il patriarcato non esiste. Quindi, a che cosa serve il 25 novembre? A che cosa serve, nella città di Lecco, parlare di violenza di genere?“.
A parlare è il collettivo transfemminista lecchese La Tassa De Genere che alla vigilia del 25 novembre, Giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne, ha messo in atto un’azione per la città di Lecco apponendo volantini e striscioni provocatori con l’intento di sensibilizzare sul tema.
“Nonostante gli omicidi in Italia siano complessivamente diminuiti, i femminicidi non sono calati: il fenomeno, da tempo, si attesta in una dimensione di sostanziale immutabilità. Il che è la prova che si tratta di un fenomeno sistemico e culturale – continua il collettivo -. Da sempre, a un peggioramento delle condizioni delle donne corrisponde un peggioramento delle condizioni di vita di tutte le persone discriminate: persone razializzate, attivist* climatici, lavoratrici e lavoratori, persone disabilizzate, persone trans e non binarie e animali non umani.Parlare di patriarcato fa storcere il naso, ma le persone marginalizzate, disabilizzate e razializzate sono sempre più considerate nemiche dello Stato. Con l’ascesa delle destre, le lotte portate avanti da queste soggettività sono state progressivamente criminalizzate. Il dissenso viene punito attraverso leggi ad hoc, che rendono sostanzialmente illegale scendere in piazza a manifestare pubblicamente per i diritti di tuttx. la gestazione per altrx è stata resa reato universale, minando il diritto alla famiglia di tuttx; l’autodeterminazione dei corpi delle donne è sotto attacco, con l’ingresso finanziato dallo Stato delle associazioni Pro Vita all’interno dei consultori. Negli ospedali della provincia di Lecco, il 72% dei medici ginecologi è obiettore“.
“Lottare contro il patriarcato – sempre La Tassa De Genere – è considerato offensivo, fastidioso, superfluo, ma noi sappiamo che il patriarcato è responsabile di ogni discriminazione e abuso. Il nostro territorio non è estraneo alla violenza di genere, il 14% dei femminicidi è avvenuto in Lombardia, rendendoci la prima regione in Italia per numero di femminicidi, lesbicidi e trans*cidi. Con questo comunicato ci rivolgiamo direttamente alla cittadinanza, alle donne lecchesi ma anche e soprattutto agli uomini: domandiamoci ogni giorno quali dinamiche relazionali mettiamo in atto, quali parole scegliamo di usare, quali lotte abbracciamo. Per contrastare la violenza di genere non basta limitarsi a inasprire le pene o introdurre nuovi reati, ma è fondamentale decostruire ed educare. Educare al rifiuto degli stereotipi, al rispetto, all’umanità, alla consapevolezza, all’emotività, alla capacità di riconoscere e contrastare la violenza”.
“Questo è per noi il senso del 25 novembre: la lotta quotidiana per un cambiamento radicale dell’esistente. Non vogliamo celebrare l’ennesimo lungo (e doloroso) elenco di vittime; non vogliamo inaugurare l’ennesima panchina rossa in memoria delle sorelle uccise, ma usare questa giornata per metterci in discussione, riconoscere i privilegi e trasformarli in responsabilità. Cittadini e cittadine lecchesi, se davvero vogliamo cambiare le cose e salvare vite, è fondamentale domandarsi seriamente in che tipo di mondo vogliamo vivere. Iniziando dal qui e ora. Iniziando dalla nostra città”, conclude il collettivo