Riflessioni: “The day after” per il Comitato Renzi di Lecco

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LECCO – A qualche giorno di distanza dalla conclusione delle Primarie di Centro sinistra, terminate con la sfida finale tra il sindaco Matteo Renzi e Pierluigi Bersani, quindi con la vittoria del segretario del Pd, incontriamo Franco Balbo, coordinatore del Comitato Renzi per la città di Lecco. Nonostante la sconfitta, il primo cittadino di Firenze ha ottenuto un fortissimo appoggio dal capoluogo manzoniano e più in generale dall’area lecchese, aggiudicandosi il 43% dei voti della città ed altrettanti della provincia.

– Perchè a Lecco Renzi ha riscosso un successo così grande, come da nessun altra parte in tutta la Lombardia?

“Lecco città, ma anche la Provincia, ha dato un segnale inequivocabile. Il 48% cittadino ed il 45% provinciale sono dati impressionanti se si pensa alle due forze in campo che sostenevano i due candidati. Il successo di questo risultato è sicuramente dovuto ai volontari che si sono riuniti con grande entusiasmo intorno ad un progetto. Sono le persone, il loro entusiasmo che nella politica, come nella vita, fanno la differenza”.

– Quanto ha influito l’appoggio del sindaco su questo risultato?

“E’ indubbio che la presa di posizione netta del Sindaco Virginio Brivio abbia inciso e non poco sul risultato finale.  E’ comunque un sindaco che sta dimostrando di incarnare perfettamente quell’idea di un centrosinistra diverso da quello che abbiamo visto negli ultimi anni anche dai suoi atti concreti insieme alla giunta. Provvedimenti che non sono mai ideologici ma che guardano alla città e ai cittadini nella sua piena totalità. Un dialogo costante con tutti ed il rispetto delle opinioni altrui tanto da ritenerle sempre contributo prezioso per l’azione di governo.

Poi non possiamo non evidenziare che ormai anche in Regione Lombardia, e non solo, si parla di “modello Lecco” e su questo aspetto siamo “renziani ante litteram” a Lecco città. Come dire: l’idea amministrativa renziana esiste qui da almeno due anni prima che si candidasse Renzi. Nata anche dal grosso contributo di Corrado Valsecchi che con la lista civica “Appello per Lecco” ha saputo aggregare intorno a contenuti concreti persone di ogni estrazione politica. Questo perchè a Lecco si sta tentando di governare un territorio rompendo gli steccati ideologici e provando a scardinare le contrapposizioni ottocentesche di destra e sinistra. Siamo in un momento di grande difficoltà economica. Bisogna tornare ad un senso di comunità, dello stare insieme e di risolvere i problemi prendendo spunto da tutti”.

– Le primarie hanno dato il loro verdetto, ma può essere Bersani il volto del cambiamento auspicato?

“Credo che il cambiamento di una società avvenga sempre in modo collettivo. Certo, spetta ad una classe dirigente politica farsi carico delle istanze dei cittadini e portarle avanti al meglio.  Renzi e le primarie hanno fatto molto bene a Bersani. Ne è uscito non solo vincitore ma soprattutto rafforzato all’interno del centrosinistra. Non è un caso che il PD stia salendo nei consensi. Ad oggi è l’unico partito che ha dimostrato di essere capace di scegliere con le primarie la sua classe dirigente e soprattutto di esprimere contenuti forti a volte anche in un processo di discussione interna.

Bersani è persona intelligente, dalle ultime dichiarazioni (rinnovo classe dirigente in modo netto e ascolto delle istanze di innovazione che arrivano dagli elettori) sta dimostrando di poter essere un buon leader e di aver colto il senso del risultato di domenica. Renzi lo ha aiutato a “scrollarsi” di dosso alcune zavorre che da troppo tempo ingessavano il partito. Il cambiamento potrà avvenire in modo più netto tanto più quanto Bersani saprà rispondere a quella esigenza di rinnovamento richiesta dal 40% degli elettori. Meno ideologia e più concretezza insomma.

La vittoria di Bersani segna comunque un ritorno ai vecchi schemi che con il progetto Renzi abbiamo provato a scardinare. Si prefigura una alleanza forte con Vendola e una alleanza “strategica” con Casini. Per queste ragioni Berlusconi potrebbe decidere di candidarsi. In questa disputa elettorale Berlusconi potrebbe utilizzare l’arma dell’anticomunismo e di un centrosinistra troppo “spinto” su Vendola. Spero solo che non si faccia l’errore di mettersi ancora in una posizione antiberlusconiana. Vincere “contro” qualcuno porta a non riuscire a governare al meglio (come si è già visto) e a non concentrarsi sulle proposte per cambiare questo Paese.

Comunque sono fiducioso. Il Bersani di oggi, dopo il voto di domenica non è più il Bersani di un mese fa. Sa molto bene che Renzi è stata una grande risorsa e le idee che abbiamo incarnato sono idee apprezzate da milioni di persone che devono essere considerate.
Insomma, Bersani può essere la persona che guiderà il cambiamento, lo può fare se riuscirà ad avere un atteggiamento più coraggioso. Infatti, appena il PD si è messo a discutere di politica contrapponendo anche due visioni a volte diverse sul mondo del lavoro, sullo stato sociale,ecc… Grillo ha diminuito i suoi consensi segno che se c’è una buona politica e buone idee non abbiamo bisogno di Grillo per cambiare il paese”.

– Secondo il vostro Comitato quali sono i motivi per cui Matteo Renzi non è riuscito nella sua impresa alle primarie?

“Su questo aspetto era giusto fare una riflessione tutti insieme. In una bella riunione abbiamo condiviso le parole di Renzi. Potevamo, come spesso accade, rivendicare l’ottimo risultato del 48% e del 45%. Ma vogliamo anche qui rompere con il passato. A Sentire molti politici mai nessuno perde. Al massimo qualcuno “non vince”. Ci siamo detti che abbiamo proposto con coraggio un modello diverso di centrosinistra ma che è risultato minoritario e quindi ha perso, anche se è sicuramente l’inizio di un cambiamento che non può essere fermato.

I motivi possono essere tanti. Uno molto semplice: la gente ha preferito il modello classico. Il cambiamento a volte fa paura perchè non sai mai dove vai a finire. Secondo noi, le regole erano troppo stringenti. Una maggior partecipazione avrebbe favorito la democrazia e forse avrebbe portato più voti a Renzi. Inspiegabile la regola di non far più votare i 16-17enni. Poco apprezzabile la regola di non far votare le persone al secondo turno se non si sono registrate al primo turno. Non succede in alcun paese al mondo.
Penso che il voto sia un diritto. E uno lo possa esplicitare anche solo al secondo turno come avviene anche per il voto amministrativo dei Sindaci.

L’errore nostro e di Renzi è anche stato quello di porci all’opinione pubblica come quelli che volevano “rottamare” tutto. Penso che il valore dell’esperienza sia molto importante, anche in politica. Certo il rinnovamento della classe dirigente è imprescindibile, ma si può innovare e rinnovare anche con l’apporto di chi da anni dentro il Partito Democratico ci mette passione.

Era comunque una impresa enorme. Da una parte il 98% dei parlamentari, il 99% dei segretari provinciali del PD e una macchina ben organizzata come quella dei tanti e validi volontari del Partito Democratico, dall’altra Renzi e tutti noi in due mesi e mezzo abbiamo creato 2000 comitati in tutta italia e 108 comitati provinciali. Uno in ogni provincia. In pratica abbiamo messo su una struttura organizzativa molto competitiva autofinanziandoci”.

– Cosa succede adesso? Rispetterete le strategie di Bersani oppure no? Ci sono possibilità di convivenza pacifica all’interno del PD?

“Come ha sempre detto Matteo Renzi, chi perde si mette a disposizione del vincitore, non vogliamo alcun premio di consolazione. Chi vince ha il dovere morale di portare avanti il suo programma. Naturalmente se sarà necessario noi saremo a disposizione.
Chi ha appoggiato Renzi all’interno del PD continuerà a lavorare per il cambiamento ancora con più forza legittimato dall’ottimo risultato. Naturalmente questo sempre all’interno del rispetto delle regole e di chi ha vinto. Non era un congresso. Non è in discussione la linea del Partito Democratico. Noi non volevamo avere rendite di posizione o “occupare” il 40% dei posti nella direzione del partito democratico. Noi avevamo un progetto ambizioso: governare il Paese. Governarlo con nuove proposte e con un modello di centrosinistra diverso da quello classico. Più moderno e più pragmatico. Non ce l’abbiamo fatta.

Però ricordo che c’è un mondo fuori dal Partito Democratico che ha sostenuto convintamente Matteo Renzi. Questo mondo, lontano dal partito ma vicino alla politica, è un mondo che il PD dovrà tenere in considerazione con grande rispetto”.