LECCO – In più di 320 mila per circa 11 mila posti: sono partite lunedì le preselezioni per il “concorsone” che, dopo 13 anni di attesa, promette di stabilizzare parte del personale docente della scuola dell’infanzia e delle superiori.
Cinquanta minuti di tempo per rispondere ai 50 test e conseguire un punteggio non inferiore ai 35 punti sui 50 complessivi; mezzo punto in meno, tolto dal sistema, per ogni risposta errata. Si perché ad interrogare professori e aspiranti docenti c’erano i computer delle aule informatiche di alcuni istituti, nei quali è stata sospesa l’attività scolastica per lasciar spazio ai candidati.
In provincia di Lecco i test si sono svolti, tra lunedì e martedì, in sei scuole del territorio: a Lecco all’Istituto Bertacchi, Parini e Fiocchi, al L. Rota di Calolziocorte, all’Agnesi e il Viganò di Merate.
Nel lecchese, sui 543 che si erano iscritti alla prima giornata, si sono presentati in 464 e di questi, poco meno della metà (230 candidati) hanno superato il test. Proporzioni simili si sono viste anche martedì mattina, quando al primo turno erano in 104 i concorrenti sui 122 previsti e in 59 sono stati bocciati.
Una vera e propria strage, non solo nel lecchese, ma in tutta Italia dove la media di quanti hanno superato la prova si è attestata al 33,6%, dopo le prime due sessioni; in Lombardia al 41,4%.
Tutto ciò ha acceso inevitabilmente le critiche:
“Un concorso iniziato male e che sta andando peggio – ha sottolineato il segretario generale di Uil Scuola Lecco, nonché segretario generale di Uil Lecco, Salvatore Pellegrino – per due motivi: uno perché hanno ammesso, anche contro ordinanza ministeriale, le persone che erano già di ruolo, discriminando tutti i lavoratori; secondo, i test sono così particolareggiati da mettere in difficoltà tantissimi docenti anche con molta esperienza e bravissimi ad insegnare. Un concorsone che, fosse per me, avrei immediatamente bloccato”.
“La media dei partecipanti è stata altissima – prosegue Pellegrino – allora era necessario distinguere coloro che lavorano nella scuola da quelle persone che invece sono fuori dal mondo di lavoro o pensano ad un cambiamento di attività. Ingiusto metterli insieme perché questi ultimi sono soggetti non hanno nulla da perdere, magari ci tentano, e riescono meglio in un test del genere rispetto a chi invece da anni lavora nella scuola. Non si può dire da un test se un docente è capace o meno di insegnare, lo si deve fare con altri tipi di verifiche, attraverso prove scritte e orali”.
A preoccupare maggiormente il segretario Uil è però il futuro inserimento dei vincitori nei vari istituti, o meglio della reale esistenza dei posti di lavoro messi in palio: “Contesto i dati delle 11 mila immissioni di ruolo – spiega senza mezzi termini Pellegrino – per la mia esperienza sindacale sul territorio quei posti non ci sono; se ci fossero qualcuno mi deve spiegare perché non ci sono stati passaggi di ruolo in questi ultimi anni., se non quelli spicci che abbiamo visto. E’ una manovra prettamente politica – ha concluso – Monti e Profumo, nella mezzo della crisi hanno voluto tirare fuori dal cilindro la scuola, ma non ci sono riscontri reali. Contesto i dati del Ministero”.