La decisione arriva dopo il voto a scrutinio segreto, a maggio TAR aveva bloccato 475 valichi
Tra i valichi interessati c’è anche la “Passata” situato sul Resegone
MILANO – Il Consiglio regionale della Lombardia ha dato il via libera, a maggioranza e con voto a scrutinio segreto, alla proposta di atto amministrativo (PDA) della Giunta che individua 23 valichi montani soggetti a divieti e limitazioni alla caccia. La decisione segue l’approvazione della Commissione Agricoltura ed entra nel vivo di un tema sensibile per le comunità montane e per gli operatori del settore venatorio.
Il relatore Carlo Bravo (Fratelli d’Italia) ha sottolineato l’importanza del provvedimento, sottolineando come restituisca ai cacciatori “regole certe e coerenti con la legge nazionale, eliminando ogni dubbio interpretativo e garantendo continuità alla tradizione venatoria nelle nostre montagne. Chi opera nel settore e rischiava di veder paralizzata la propria attività chiedeva alla politica un quadro normativo privo di incertezze. Questo è quello che abbiamo fatto approvando la proposta di atto amministrativo della Giunta regionale”.
I 23 valichi interessati dal divieto si trovano nelle province di Bergamo, Brescia, Como, Lecco, Pavia e Sondrio e includono: Bocchetta di Chiaro (Como/Sondrio); Passo del Giovo (Bergamo/Brescia); Passo della Manina (Bergamo); Passo Portula (Bergamo); Passo Val Sanguigno (Bergamo); Passo Cà San Marco (Bergamo/Sondrio); Giogo della Presolana (Bergamo/Brescia); Passo del Vivione (Bergamo/Brescia); Passo delle Portole (Brescia); Passo della Berga (Brescia); Passo della Spina (Brescia); Monte Crestoso (Brescia); Monte Frà (Brescia); Passo della Puria (Brescia); Passo Scarpapè (Brescia); Passo del Tonale (Brescia); Passo di Crocedomini (Brescia); Monte della Piana (Brescia); Malga Mola (Brescia); Valico di Capovalle (Brescia); Passada (Bergamo/Lecco); Passo della Crocetta (Bergamo); Passo del Giovà (Pavia).
Le limitazioni varieranno in base al contesto ambientale: dove sono presenti oasi di protezione, Zone di Ripopolamento e Cattura (ZRC), aree naturali protette o Zone di Protezione Speciale (ZPS), continueranno a vigere le norme di tutela già esistenti. Negli altri casi, si applicheranno le disposizioni della normativa regionale e nazionale e del calendario venatorio. La decisione arriva dopo la sentenza del TAR dello scorso maggio, che aveva vietato la caccia su 475 valichi montani lombardi, estendendo il divieto a oltre 90.000 ettari di territorio.
Il dibattito in Aula non è stato privo di tensioni: la maggioranza ha respinto la pregiudiziale presentata da Massimo Vizzardi (Gruppo Misto), che chiedeva la “non trattazione” della PDA a causa di presunte violazioni procedurali nel suo iter di presentazione. Durante la votazione, i gruppi consiliari del PD, Movimento 5 Stelle, Patto Civico e Gruppo Misto hanno abbandonato l’Aula, mentre Lombardia Migliore è rimasta in Aula senza partecipare al voto.
Il provvedimento rappresenta un tentativo della Regione di bilanciare tutela della fauna migratoria e continuità della tradizione venatoria, in un territorio dove montagna e caccia convivono da generazioni.

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