Tante “morti bianche” nel 2012: anche Lecco piange i suoi lavoratori

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LECCO – Anche il 2012 è stato drammatico per il numero di morti sul lavoro in Italia: complessivamente circa 1200 in totale di cui 622 sui luoghi di lavoro. Sono i dati recentemente elencati dall’Osservatorio Indipendente di Bologna morti per infortuni sul lavoro, che ha appurato una diminuzione dei decessi sui luoghi di lavoro del 4%; una percentuale definita “irrisoria” dall’Osservatorio se rapportata ai posti di lavoro persi lo scorso anno ed alle persone finite in mobilità o cassa integrazione.

La Lombardia piange 80 lavoratori ed ha superato del 2,5% il numero di morti dell’intero 2011. La provincia di Brescia è in testa a questa triste classifica con 21 morti bianche, seguita dalla provincia di Bergamo (15 morti), di Varese (10), di Milano (7), di Pavia e Lodi (5), di Mantova (5), di Sondrio (4) e Como (2).

Anche Lecco piange due lavoratori: Carlo Beri, imprenditore 78enne residente a Primaluna, e Simone Binda, 37enne muratore di Oliveto Lario.

Titolare dell’omonima azienda specializzata nella realizzazione di manici per utensili, Carlo Beri è scomparso il 25 giugno scorso, travolto da una pila di legname mentre manovrava un carrello elevatore. Giusto dieci giorni dopo, il 6 luglio, Simone Binda è rimasto vittima di un incidente mortale con la miscelatrice.

La lista delle morti bianche in provincia di Lecco potrebbe però allargarsi se consideriamo i lavoratori non residenti nel lecchese e periti mentre operavano sul nostro territorio: tra questi c’è il 46enne Massimiliano Pelli, monzese co-titolare dell’azienda Pelli Autotrasporti, deceduto il 3 luglio ad Abbadia Lariana travolto da un macchinario che stava consegnando.

Proprio in quei drammatici giorni, il segretario generale di Cisl Lecco, Valerio Colleoni aveva lanciato l’allarme puntando i riflettori sull’esigenza di sicurezza sul posto di lavoro. “Ancora oggi è necessario puntare alla prevenzione – ha ribadito Colleoni – rincordandoci che affianco a quanti hanno perso la vita, ci sono anche quei lavoratori rimasti invalidi o gravemente infortunati”.