LECCO – “Ancora 330 morti, come il 3 ottobre 2013, quando il nostro ministro dell’interno Alfano aveva detto: “A Lampedusa ho visto 103 corpi, ho visto una scena raccapricciante. Una scena che offende l’occidente. Lampedusa è la frontiera d’Europa, queste persone hanno sognato la libertà. L’Europa deve reagire con forza e prendere in mano la situazione”.
L’Italia e l’Europa infatti hanno preso in mano la situazione, chiudendo l’operazione Mare Nostrum, che aveva il compito di salvare vite umane, sostituendola con l’operazione Triton, con compiti di polizia e difesa delle frontiere. Con buona pace della civiltà europea, delle ragioni di un minimo senso di umanità e delle leggi del mare e delle genti.
La disperazione di chi lascia i luoghi in cui si muore di fame e di guerra è raccolta sul mare ormai quasi solo dai pescatori che cercano di salvare i naufraghi, perché per loro, quando si cade in mare, si è tutti fratelli spersi in un mare unico.
Abbiamo appena fatto memoria di dittature, genocidi e tragedie, e ricordato chi ha avuto il coraggio
di non voltarsi dall’altra parte: di conservarsi uomo e donna, anche al tempo del male, riconoscendo a tutti, anche a costo della propria vita, uguale dignità e umanità. Giustamente per queste ricorrenze nessuna istituzione è stata parca di parole, riflessioni e ricordi. Ma le parole si fermano in gola alle istituzioni quando a pretendere ragioni sono i morti di oggi e non di ieri, come se il sangue fresco non valesse come quello ricordato da monumenti e libri di storia.
Forse è giunto il momento di farci qualche domanda: veramente pensiamo che l’assoluto disprezzo per il dolore e la vita altrui, l’aver trasformato il Mediterraneo in un immenso cimitero, il credere ottusamente che il denaro debba restare nelle banche invece che servire a salvare vite umane e a creare una società più equa siano la soluzione per noi Italiani ed Europei?
Non ci sorge il dubbio che, una volta considerata normale l’indifferenza nei confronti di tragedie come questa, come di quelle che devastano interi popoli a noi vicini, che si affacciano sul Mediterraneo, sia sempre meno sicura e garantita anche la nostra vita?
Forse sta anche a noi, a ciascuno di noi, essere meno miope e premere sulle istituzioni affinché il nostro governo e l’Europa attuino una politica di reale accoglienza.
Come comitato “noi tutti migranti” chiediamo ai cittadini di adoperarsi affinchè l’ennesima tragedia non divenga ancora una volta una medaglia da appuntare sul petto del politico di turno, ma una leva d’indignazione di tutti i cittadini europei, con la quale creare quell’Europa dei popoli unita, solidale, accogliente che i nostri padri fondatori avevano immaginato nel darle vita.
Comitato noi tutti migranti Lecco