LECCO – Si chiama Paradiso il piccolo comune svizzero, bagnato dal lago di Lugano e a soli 70 chilometri da Lecco, dove ben presto potrebbe sorgere una clinica per l’eutanasia; si tratterebbe della prima del Canton Ticino e della più vicina al confine lombardo.
La notizia è stata pubblicata venerdì dal Corriere della Sera, che riguardo sull’apertura della struttura ha avuto conferma da parte di Emilio Coveri, presidente di Exit Italia, associazione che si batte per “il diritto ad una morte dignitosa”.
Di più se ne saprà nei prossimi giorni, dopo l’incontro tra Exit Italia e Liberty Life, associazione ticinese che si fornirà consulenza e assistenza a quelle persone che, gravate da una grave malattia, minorazioni o disagi dovuti all’età, sceglieranno di porre fine alla propria esistenza attraverso la “dolce morte”.
Secondo i dati pubblicati dal giornale milanese almeno 3 italiani ogni mese varcherebbero il confine con la Svizzera per poter accedere a questa possibilità, con una spesa che si aggira intorno agli 8 mila euro, ma ci sarebbe anche un 40% di pazienti che, intrapreso il percorso, si pentirebbe della decisione per poi ritorno in Italia.
Il tema dell’eutanasia è tornato d’attualità nelle ultime settimane grazie alla storia di Brittany Maynard, americana di 29 anni, che ha scelto questa via per mettere fine alle sofferenze causate da un cancro al cervello che la stava uccidendo giorno dopo giorno. Una decisione presa quando per lei, come stabilito dai medici, non c’erano più cure che potessero salvarla.
Un caso che ai lecchesi non può che ricordare quello di Eluana Englaro, morta nella clinica la Quiete di Udine dopo l’interruzione dell’alimentazione forzata. Il padre della ragazza, Beppino Englaro, ha dovuto intraprendere una battaglia legale durata anni per poter mettere fine allo stato di coma vegetativo in cui la giovane lecchese ha vissuto per 17 anni a causa di un drammatico incidente stradale.
Per vedere riconosciuta la possibilità di interrompere l’accanimento terapeutico sulla figlia, Englaro è stato costretto a cambiare Regione poiché, nonostante una sentenza della Cassazione autorizzasse la sospensione del trattamento che teneva in vita Eluana, l’allora governatore Formigoni si era messo di traverso con un apposito decreto giudicato recentemente come illegittimo dal Consiglio di Stato.
A due anni dalla morte di Eluana Englaro, scomparsa nel febbraio del 2009, a Lecco l’associazione Cellula Coscioni era riuscita a raccogliere otre mille firme per l’istituzione in Comune di un registro per le dichiarazioni anticipate di trattamento; una proposta che era giunta nell’aula consigliare ma bocciata dalla politica lecchese che ha preferito al testamento biologico la figura dell’amministrazione di sostegno.
Non erano mancate le critiche e il tema, nella città degli Englaro e dei Formigoni, continua a dividere.