Gran Bretagna fuori dall’UE, le impressioni dei lecchesi in UK: “Incertezza e paura”

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LECCO – La Gran Bretagna ha deciso: con il 51,9% dei voti il Brexit vince, determinando l’uscita del paese dall’Unione Europea; il Remain si è fermato al 48, 1%, dopo una nottata di spoglio che fino a poco dopo la mezzanotte aveva visto un sostanziale testa a testa tra le due posizioni: “Leave” e “Remain” con leggera prevalenza per il secondo. Alta l’affluenza alle urne, che ha superato il 70%. In controtendenza rispetto al resto del paese si è posta la Scozia, dove secondo i sondaggi avrebbe prevalso il no all’uscita dall’UE.

Il 23 giugno è già stato ribattezzato “Indipendence Day” dal leader dell’Ukip Nicolas Farange e dagli anti-europeisti, mentre sul piano finanziario le conseguenze del referenfum inglese sono già cominciate con un crollo generale delle borse e la sterlina in perdita sul dollaro a 1,33 (si tratta del calo più forte di sempre).

Difficile dire ora cosa succederà con esattezza: l’uscita dall’Europa sarà un processo lungo per la Gran Bretagna anche se i risultati della vittoria del Brexit si sono già fatti sentire nel mondo borsistico dove si è assistito ad un crollo scioccante: Tokyo -7,9%, Hong Kong -4,67%, Shanghai -2,36 e Milano ha aperto con un -4%, ma il ribasso così elevato dei titoli non ha permesso di dare il via alle contrattazioni e solo 4 su 40 del FTSE MIB sono in negoziazione. Drammatica anche la situazione della Sterlina che dal valore di 1,50 dollari è arrivata a toccare l’1,32 (valore ora in lieve rialzo), ma mai così bassa da 30 anni a questa parte.

A spaventare gli europeisti ora è il possibile effetto a catena che, per quanto già smentito dal Presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz, potrebbe avviarsi tra altri paesi dell’Unione: l’intenzione di portare un referendum simile a quello inglese è già stata palesata tra gli altri dal leader del Front National francese, Marin Le Pen, seguita dal capo del Carroccio Matteo Salvini che dopo aver saputo dei risultati del referendum su twitter ha scritto “Evviva il coraggio dei liberi cittadini! Cuore, testa e orgoglio battono bugie, minacce e ricatti. Grazie Uk, ora tocca a noi”; mentre in Olanda gli euroscettici in fermento prefigurano un Nexit dopo il Brexit inglese, allargando la preoccupazione per una possibile disgregazione dell’Eu.

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Giulia Tagliaferri (foto tratta dal profilo Facebook)

Da Londra giungono le prime impressioni di alcuni lecchesi che lì vivono anche da alcuni anni per studio e lavoro: il clima, come ha raccontato Giulia Tagliaferri, dottoranda in Economics and Finance presso la Queen Mary University of London, è di incertezza e paura: “Quello che posso dire è che è stata una doccia fredda per tutti, perché sebbene i sondaggi dessero una sostanziale parità si credeva che alla fine avrebbe vinto il Remain. Ora c’è incertezza e paura”.

Soprattutto, come spiegato, non si sa come cambieranno nell’immediato le cose: “Tutti me lo chiedono, cosa cambierà per me che non sarò più cittadina dell’Eu qui? Nell’immediato non cambierà nulla ma si parla di tagliare le prestazioni sociali verso i non cittadini Uk, di una sterlina debole, quindi per farla breve di vacanze in Italia che diventano molto costose o dei nostri risparmi in sterline che valgono meno. E’ lo spettro di una recessione” ha concluso Giulia.

Francesco Bonacina, lecchese che ora lavora a Folkeston dove il 65% degli aventi diritto al voto ha scelto “leave” racconta: “Qui la campagna per il leave era stata molto forte. Oggi per strada e al lavoro non ci sono festeggiamenti, le persone che ne discutono dicono che gli effetti si vedranno in uno o due anni. Preoccupazioni per il futuro lavorativo? Nessuna in particolare, in Inghilterra ci sono talmente tanti lavoratori Ue che non credo potranno essere cacciati via dall’oggi al domani”.

Per Giada, che studia a Edimburgo, in Scozia, il Brexit potrebbe seriamente minacciare l’ambito della ricerca: “I progetti di ricerca della Gran Bretagna hanno sempre ricevuto fondi europei per la ricerca, con l’uscita dall’Unione le Università rischiano di non avere più l’accesso a quei fondi” uno dei primi problemi evidenziati da Giada, che ha raccontato come a Edimburgo l’intero ambiente universitario e accademico si sia schierato per il Remain (il 62% degli scozzesi hanno votato per rimanere nell’Unione, il 64% dei quali di età compresa tra i 18 e i 24 anni. A votare per il Brexit sono stati più gli anziani come illustrano i dati pubblicati questa mattina dai giornali scozzesi: il 58% degli elettori che ha votato per l’uscita dall’Europa aveva più di 65 anni).

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Giada Fratantonio

C’è poi la riflessione legata alla tipica multi-culturalità della Gran Bretagna: “Le Università qui sono colme di cittadini europei non inglesi: nel mio ufficio – ha proseguito Giada, dottoranda in Filosofia – ci sono Greci, Spagnoli, Olandesi, Rumeni, e potrei andare avanti. Oltre tutto qui a Edimburgo c’è una grande comunità di Polacchi. I progetti di ricerca, le Università, sono sempre più internazionali, questa divisione renderà tutto più complicato e costoso, penso al progetto Erasmus, che ogni anno vede tantissimi inglesi andare in Europa e viceversa tanti europei venire qui. Personalmente poi aggiungo che solo uno sviluppo accademico diversificato e internazionale possa costituire terreno fertile per la ricerca: la vittoria del Brexit minaccia l’integrazione e la diversità” ha concluso Giada, che ha ribadito il clima teso di questa giornata del Brexit. “La Scozia nel 2014 ha avuto un referendum per l’indipendenza dalla Gran Bretagna, in molti qui hanno visto il referendum sul Brexit come  una possibilità per trattare successivamente un’indipendenza, in caso di uscita dall’Europa – ha detto la lecchese – ora che è accaduto, che la Gran Bretagna si staccherà dall’Unione, la Scozia vorrebbe spingere per promuovere un nuovo referendum per l’indipendenza, staccarsi dalla UK e rimanere in Europa. Io italiana e i miei amici concittadini europei siamo fieri di essere in Scozia dove il sentimento per il Remain è molto radicato!”.

Beatrice Panzeri, calolziese
Beatrice Panzeri, calolziese

“Ho amici che lavorano e studiano qui… Chi studia è preoccupato di non ricevere più fondi per pagare la retta annuale, chi lavora invece per il proprio posto di lavoro- così Beatrice Panzeri, calolziese, e ragazza alla pari ospite di una famiglia londinese dal gennaio scorso – c’è un malcontento generale perché non ci si sente più benvenuti  in questo paese… Molte persone stanno già pensando di spostarsi in un altro Stato- continua- non si sa molto bene in realtà cosa e quanto cambierà! Non essendo retroattivo il problema sarà per chi vorrà venire qui, non tanto per chi già ci abita! Per Londra, che vive grazie all’immigrazione sicuramente cambierà molto, infatti qui ha vinto Brein! Personalmente penso  abbiano fatto una pessima scelta, per lo meno nel breve termine! La mia idea era di tornare qui a settembre– dopo il rientro per Luglio in Italia- ma ora ci penserò…”.

Il lato positivo della faccenda emerge con ironia sui social network, tra promozioni di vacanze low-cost in Gran Bretagna e la possibilità di fare shopping a Londra: “Cari amici italiani da oggi fare vacanze in Gran Bretagna non vi costa un cavolo”, e ancora, “Non mi resta che approfittare del crollo della sterlina per scappare a Londra a fare shopping”.

Un modo come un altro di ovviare, almeno momentaneamente, alla preoccupazione dovuta ad un evento temuto e che, con la vittoria del Brexit, è diventato realtà.