A tutte quelle donne che pensano che chiamare “festa” anziché “giornata”, la commemorazione di un lutto sia un insulto, offensivo e fuorviante chiedo di esprimere pubblicamente,magari sul proprio profilo fb, ” i lutti non si festeggiano, dunque, non sono andata in pizzeria, né a ballare, né ad uno spettacolo di strep-tese …”.
Il giorno in cui morirono tante donne, operaie, arse come streghe perché osarono esprimere dissenso contro il loro ” padrone” se identificato come “festa” oltre ad essere una contraddizione in termini ha innescato, nel tempo, uno stravolgimento di senso, annullandone il valore originario.
Molti errori sono stati fatti, complici anche noi donne, confuse, obnubilate dall’ ideologia, abbiamo scimmiottato stili maschili di pensiero e di azione perdendoci in modelli che non ci appartenevano.
Abbiamo accettato acriticamente, senza lungimiranza o semplice buon senso di ingaggiare una competizione fra sessi per dimostrare la superiorità intellettiva, morale e spirituale di genere, chiudendo in schemi semplificati e impoveriti la complessità umana.
Abbiamo imprigionato donne e uomini all’ interno di modelli che dovevano,ideologicamente,
essere contrapposti anziché integrabili, nutrendoli di stereotipi e pregiudizi.
Le donne oggi non sono meno prigioniere di allora perché culturalmente condizionate nella direzione di una deprivazione morale legittimata dalle aspettative di ruolo di una società falsamente evoluta ma sostanzialmente solo ipocrita.
Noi donne inconsapevolmente,forse incolpevolmente, abbiamo aderito a queste richieste illudendoci di conquistare in questo modo nuovi spazi di libertà.
Ma la libertà non può prescindere dalla possibilità di esprimere se stessi, in modo autentico e quindi non può che essere il risultato di un percorso mentale mai iniziato veramente o forse rimasto in nuce.
Nascere donna è un fatto casuale, divenire persone umanamente vere non è scontato.
La schiavitù e’ prima di ogni altra cosa un luogo della mente che purtroppo non ha saputo,affrancarsi costruendo nuove gabbie in cui ci siamo rinchiuse intonando allegramente, inni gloriosi ai supposti diritti conquistati.
Dovremmo ripartire da principio, rinascere solo persone, ognuno come gli pare, capaci di rispetto reciproco lasciando antiche istanze di prevaricazione, dominio, competizione.
Saremmo allora persone capaci di completarsi uomo e donna, perché portatrici di diversità quindi di ricchezza.
Buona commemorazione della giornata delle donne a tutti coloro che vogliono ancora crederci”.
Silvia Caracciolo