
LECCO – Una chiara condanna alle stragi di Parigi quella che l’imam Usama El Santawy ha proclamato davanti ai fedeli riuniti venerdì nel centro islamico di Chiuso per la preghiera di mezzogiorno.
Il nuovo dramma che ha sconvolto una delle principali capitali europee alimenta la paura anche in Italia e il terrore rischia di inasprire le distanze nei confronti delle comunità musulmane che vivono nel nostro Paese. Un disagio reciproco, tra musulmani e non musulmani, che secondo l’imam lecchese può essere superato con la conoscenza e la collaborazione tra le persone.
“Il pensiero rispetto a quello che è successo a Parigi è lo stesso pensiero che sorge per qualsiasi atto di terrorismo. Noi siamo lontani da qualsiasi violenza. Anche dal punto di vista religioso non riconosciamo nulla di quanto compiuto da queste persone, sono cani sciolti, una piccola minoranza, noi li chiamiamo i cani dell’inferno. Le parole del Corano non scendono al di sotto della gola di queste persone, non comprendono la vera natura del Corano che ci chiede invece di vivere tutti in armonia, musulmani e non musulmani. Hanno un’interpretazione del Corano tutta loro, lontana da quella elaborata in 1400 anni di studi”.
Da dove traggono allora le basi di questa lotta dichiaratamente religiosa?
“Innanzitutto bisogna chiedersi chi muove questi giovani, il motivo per cui sono attratti da questo tipo di violenza. Se andiamo ad analizzare queste persone vedremmo che sono soggetti che hanno vissuto disagi sociali, ma questo non basta a giustificarli. Ci sono persone che sono violente per carattere, c’è chi vede nell’atto della guerra la purificazione da tutti gli errori compiuti nella vita, traggono forza in questa visione distorta della religione. Anche questo, però, non basta per compiere stragi. Dobbiamo ricordare che i terroristi hanno colpito solo in rari casi in Europa, il 90% delle morti sono musulmane in territorio musulmano. Ma ancora non basta, bisogna anche capire perché, nonostante l’intelligence di un mondo evoluto, si lascia che accadano questi fatti. Musulmani e non musulmani sono sulla stessa barca, a Parigi si è ucciso indistintamente. Noi, ai loro occhi, siamo traditori perché abbiamo sempre condannato i loro atti”.
I terroristi proclamano però una guerra agli infedeli, è il Corano a parlarne?
“Assolutamente no. Il nostro esempio di vita è il profeta Mahomet, lui non ha ucciso nessuno che fosse innocente. Le uniche uccisioni possibili sono quelle sul campo di battaglia, stiamo parlando di persone che si combattono tra di loro, per difendere la propria vita e la propria terra. Altra cosa è combattere e uccidere persone inermi, civili, anziani, donne, monaci.. Per spiegarmi meglio, in guerra un musulmano che sta combattendo non può bruciare nemmeno un albero! Figuriamoci il sangue umano che è più sacro del luogo più sacro dei musulmani”
E’ di questi giorni la notizia della possibile presenza di “focolai” di estremismo islamico a Lecco. Lei crede che i musulmani nella nostra città si siano integrati a dovere? E come stanno vivendo i fatti accaduto in questi ultimi giorni?
“Inizio con il dire che qui al centro usiamo la lingua italiana per tutto, durante i sermoni e le lezioni al sabato, per parlare tra noi, anche chi non lo conosce bene si sforza di parlarlo e così di impararlo. I musulmani vivono con disagio questi giorni, perché sanno che ora inizieranno a parlare male della propria gente e della loro religione, sul lavoro e in strada temono di essere presi di mira, discriminati. Questa paura si supera facendoci conoscere a tutti. Nei giorni scorsi sono venuti a farci visita gli alunni di un Liceo Classico, prima che si verificassero gli attentati a Parigi. A loro ho detto che in futuro sarebbero successi sicuramente nuovi atti di terrorismo e che non vorrei, ogni volta, dover essere io a prendere le distanze, a rassicurare che noi non c’entriamo nulla con queste persone. Vorrei foste voi, che ci avete sentito parlare, ci avete conosciuto, a dire a tutti chi siamo noi. Il compito di difendere i musulmani oggi non spetta ai musulmani , ma a chi non lo è e ha avuto modo di conoscerci. Noi dalla nostra parte dobbiamo prendere coscienza sul fatto di dover educare sempre meglio le persone, dall’altra parte c’è bisogno di maggiore collaborazione tra comunità e istituzioni”.

RADIO LECCOCITTÁ CONTINENTAL





































