LECCO – “Assistiamo ad un incremento dei flussi migratori, se il trend verrà confermato potremmo dover affrontare un’estate più intensa. Il nostro sistema per ora ha retto e si è dimostrato all’altezza della situazione, ma senza nuove regole rischiamo di non governare questo fenomeno”.
E’ il monito di Riccardo Mariani, assessore comunale alle Politiche Sociali del Comune di Lecco, condiviso anche da Filippo Galbiati, primo cittadino Casatenovo e presidente dell’Ufficio Coordinamento dei Sindaci, che con la Comunità Montana e la Prefettura gestiscono la partita dei richiedenti asilo sul territorio provinciale.
Gli ultimi dati parlano infatti di un aumento dei migranti assegnati ai centri di accoglienza lecchesi, circa 200 persone giunte sul territorio solo nei primi tre mesi dell’anno, più che raddoppiati rispetto agli arrivi che si erano registrati nello stesso periodo del 2016, circa 80.
Il numero complessivo di richiedenti asilo ha subito un aumento contenuto dal ricambio tra nuovi arrivi e i migranti dislocati altrove, o usciti dalle strutture per l’accoglimento o il diniego della loro richiesta. In provincia sono circa 1250 , dislocati principalmente in quattro grossi centri (al Bione e Ferrhotel di Lecco, a Cremeno e ad Airuno) per circa 400 migranti e restanti in strutture di dimensioni ben più ridotte sparse in diversi comuni lecchesi.
Lecco punta ad un incremento di posti per gli Sprar, la ‘seconda accoglienza’ riservata a quanti viene effettivamente riconosciuto lo status di rifugiato: il nuovo bando, prossimo alla pubblicazione, alzerà la soglia dagli attuali 45 a 150 posti. “Stiamo lavorando fortemente su questo fronte – spiega Mariani – sensibilizzando soprattutto i comuni affinché si aprano a questa possibilità ed una risposta dal territorio c’è stata”. Un primo feedback positivo sarebbe arrivato dalle amministrazioni comunali di Bulciago, Lomagna, Osnago che potrebbero entrare nel progetto Sprar al quale già aderiscono Casatenovo, Castello Brianza e Lecco.
Riguardo all’accoglienza straordinaria, della quale è prevista l’uscita di un nuovo bando annuale, i sindaci non intendono alzare l’asticella: “Crediamo che superare il sistema attuale, che prevede 1200 posti, non sia sostenibile – sottolinea Filippo Galbiati- il bando fisserà di nuovo quella quota che ci ha consentito finora di gestire il fenomeno con tranquillità. L’incremento degli arrivi però ci preoccupa rispetto alla possibilità di tenuta di questo sistema, al di la della nostra volontà”. Se sarà necessario, come stabilito per legge e come già accaduto in passato, il limite di persone a carico del gestore di una casa d’accoglienza, se idonea ad un incremento di ospiti, può essere comunque superato con un’integrazione del 20% rispetto a quanto previsto dal contratto.
“C’è un confronto continuativo, non solo con la Prefettura e la Comunità Montana, ma anche con i sindaci e il nostro impegno è quello di informarli per tempo di tutte le opportunità che i gestori hanno trovato sul territorio. Non deve avvenire quanto accaduto più in altre province, dove i primi cittadini sono stati avvisati per ultimi dell’apertura di strutture di accoglienza nel proprio Comune – prosegue Galbiati – Vogliamo sopratutto che si risolva il problema di congestione che riguarda i centri più grandi, e che si proceda un’accoglienza diffusa in presidi medio-piccoli”.
Il piano varato dai sindaco nell’inverno del 2015 prevedeva lo smantellamento di tutti gli hub, con la sola esclusione del Ferrhotel che sarebbe rimasta l’unica grande struttura di prima accoglienza, ma la promessa di smantellare gli altri centri, Bione compreso, necessita di altro tempo.
“Dobbiamo insistere su questa strada e passare dall’emergenza ad una logica programmatica. Il grande problema è il vuoto normativo riguardo a quanti non ottengono il riconoscimento di rifugiati, pur provenendo da situazioni di estrema povertà – sottolinea l’assessore Mariani – restano esclusi dal sistema degli Sprar e risultano irregolari sul suolo italiano. I rimpatri assistiti non stanno funzionando, la legge Bossi Fini è inefficace, anche il decreto Minniti incompleto e i territori come il nostro restano con le mani legate. Lecco ha aderito alla legge di iniziativa popolare di Emma Bonino. Da parte mia avevo proposto la possibilità di un permesso umanitario che potrebbe rappresentare una soluzione ponte per andare oltre la situazione di irregolarità di questi migranti”.
Dalla Lega, il segretario Flavio Nogara denuncia: “I limite aumenterà a 1500 richiedenti asilo nella nostra provincia. Lo ha deciso il governo. Semplicemente una follia! Come prospettiva la gran parte di questi resterà sul territorio come irregolare in quanto riceveranno un pezzo di carta che rappresenterà il decreto di espulsione che non servirà assolutamente a nulla. Nella nostra Provincia si spenderà per l’accoglienza, solo come costi diretti, ca. 20.000.000 di euro all’anno! Una vergogna se pensiamo che servirebbe molto meno per ricostruire il ponte di Annone e ripristinare quello di Isella”.