Più lecchesi diplomati e laureati, più giovani disoccupati

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studenti lavoroLECCO – Il mondo della scuola e quel lavoro non riescono a mettersi d’accordo nel lecchese: da una parte annualmente cresce il numero di diplomati e di quanti proseguono gli studi universitari, in crescita anche il fabbisogno di diplomati e di personale specializzato da parte delle aziende, eppure l’occupazione giovanile è in forte diminuzione ed è aumentato il numero degli scoraggiati che smettono di cercare un impiego.

Complice la crisi, certo, ma il vero problema non sarebbe nello squilibrio tra domanda e offerta e nemmeno nei livelli di istruzione richiesti, quanto nella presenza di personale specializzato in ambiti che non trovano sbocco sul mercato del lavoro lecchese.

“Abbiamo un’offerta formativa molto ampia, ben 40 indirizzi che diventano 60 se consideriamo le opzioni che alcuni indirizzi mettono a disposizione. C’è anche un buon flusso di laureati ma il percorso di studi in alcune facoltà non trova occupazione o trova impieghi non stabili”.

A riferirlo, statistiche alla mano, è il dott. Gianni Menicatti, ricercatore del gruppo Clas che si è occupato di elaborare il nuovo rapporto “Young”, redatto dal Polo di Eccellenza – Osservatorio Provinciale del mercato del Lavoro e presentato mercoledì in Camera di Commercio.

I dati inquadrano un numero complessivo di circa 2500 giovani che ogni anno si immettono nel mercato del lavoro, la maggior parte dei quali con una laurea specialistica (750/800) o triennale (650/700) , seguiti dai diplomati (600/650) e dai giovani con qualifica professionale (500/450).

Gianni menicatti
Gianni Menicatti

Gli indirizzi che hanno “sfornato” più diplomati nell’anno scolastico 2013/2014 sono soprattutto quelli scientifici (22%), quelli commerciali-aziendali (13%), quelli di linguistica (8,1%) e quelli di informatica (7,4%). Seguono con percentuali più basse tutti gli altri corsi di studi, dai geometri all’agroalimentare. In flessione è la quota dei diplomati tecnici negli indirizzi produttivi (13-14%) a vantaggio di quelli amministrativi e turistici (22-23%).

Il numero complessivo di diplomati lo scorso anno ha toccato i 2.118 e di questi circa 1450 hanno deciso di proseguire i loro studi iscrivendosi all’università seguendo un trend di crescita nelle immatricolazioni agli atenei confermato anche nel 2014. Tra le facoltà preferite ci sono quelle di ingegneria (17,3%) che raccolgono anche il numero maggiore di laureati quinquennali (24,1%), di economia (14,6%) che invece detengono la quota più grande di lauree triennali (18,5%), di lingue (10,4% degli iscritti) e di medicina (10,8% degli iscritti).

L’università che più frequentata dai lecchesi è la Bicocca di Milano, seguita dalla Statale e dal Politecnico dove nel 2012 hanno conseguito una laurea triennale 800 giovani lecchesi e 850 quella specialistica.

La quota di quanti invece si sono affacciati al mercato del lavoro subito dopo il diploma nel 2014 è stata di 660 giovani, incontrando un’offerta di lavoro da parte delle aziende ben superiore (circa 1070 diplomati richiesti).

Nonostante ciò, l’occupazione giovanile tra i 15 e i 24 anni è fortemente diminuita dal 2008 ad oggi, passando da 12,4 mila occupati del periodo pre-crisi agli attuali 7 mila, con 5500 giovani che hanno perso il posto di lavoro. Meno critica, secondo il rapporto, la situazione nella fascia d’età tra i 15 e i 29 anni, grazie ad una formazione più elevata e funzionale alle esigenze delle imprese e il numero di avviamenti al lavoro in questa fascia sarebbe cresciuta dal 2009, toccando le 12 mila assunzioni contro i 12,2 mila licenziamenti.

Forte sarebbe però l’effetto “scoraggiamento” nei giovani, tanto che la quota di quanti non studiano né lavorano (NEET) è passata dal 3% del 2008 al 14% del 2013.

La presentazione del rapporto "Young", al centro la vicepresidente della Camera di Commercio, Raffaella Pulsoni e il presidente della Provincia, Flavio Polano
La presentazione del rapporto “Young”, al centro il segretario generale della Camera di Commercio, Rossella Pulsoni e il presidente della Provincia, Flavio Polano

Dal canto loro, per nuove assunzioni, le aziende punterebbero a personale di media-alta qualifica, con grande richiesta riguardante le professioni scientifiche, intellettuali e tecniche (24-25%). Cala la domanda di personale impiegatizio (dal 40% del 2013 al 30% dell’anno successivo) mentre sarebbe in forte crescita la ricerca di operai specializzati e conduttori di macchinari (36%).

Leggera flessione riguardo alla richiesta di laureati da parte delle imprese che resta comunque sopra le 1600 unità. Le assunzioni di laureati nel settore privato nel 2014 hanno toccato il 16,5% del totale delle assunzioni, che si alza al 20% se consideriamo solo il settore dei servizi e del commercio. Più opportunità invece nelle Pubbliche amministrazioni dove le assunzioni di laureati ha toccato il 69% sul totale di assunzioni previste.

Rilevante, infine, il numero di imprese “giovani”: lo scorso anno ne erano registrate 2500 alla Camera di Commercio e il 65% operante nel settore dei servizi.

I DATI:

 

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