Transcontinental Race, 3500 km in bici, Mattia: “La ricorderò per tutta la vita”

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Mattia Biffi a sinistra sul Westminster Bridge di Londra

 

LECCO – Cinque chili in meno rispetto alla partenza (da 62 è passato a 57), una “zebratura” sulle gambe (pantaloncini – calze) da paura ma, sul volto, la soddisfazione di chi ce l’ha fatta. “E’ stata un’esperienza unica, che porterò con me per tutta la vita”. 
Sorridente, soddisfatto e quasi commosso Mattia Biffi, l’acquatese che abbiamo seguito nella sua impresa ciclistica alla Transcontinental Race (vedi articolo 1 vedi articolo 2) partita il 9 agosto dal Westminster Bridge di Londra e terminata dopo 15 giorni, con l’ingresso a Istanbul (Turchia) il 24 agosto con 3mila e 500 chilometri (per la precisione 3548.09) macinati sui pedali.

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“Me l’aspettavo tosta – racconta Mattia – ma le condizioni climatiche hanno reso la Transcontinental Race davvero difficile. Ho imparato a soffrire più di quello che potessi immaginare prima di partire e a cavarmela da solo anche nelle situazioni più strane. Non è stata una gara, ma un lungo viaggio attraverso 14 Paesi diversi, durante il quale ho vissuto esperienze meravigliose”.

Ci sono stati anche momenti di sconforto… “è capitato di arrivare al limite, sul punto di dire: adesso basta, mollo tutto e torno a casa, come in Albania e in Grecia dove – grave errore – ho pensato: è fatta, adesso è pianura e discesa fino a Istanbul. Invece no! Montagne, sali-scendi spacca gambe e tutto sotto il sole cocente con il termometro che segnava i 40° centigradi. Ma a farmi andare avanti c’erano gli amici, lontani è vero, ma bastava un sms o un commento su Facebook o Twitter e tutto lo sconforto svaniva. Bastava quello per ricaricarmi. Rifarei tutto, ma fino al confine con la Turchia – ride – da lì in poi è stato un vero e proprio calvario. Entrare nel traffico di Istanbul è stata un’esperienza indescrivibile e pericolosa a tal punto che ho deciso di pagare un taxista per scortarmi in sicurezza fino all’arrivo, lui davanti e io dietro in bici…”.

Tornando alla partenza, per Biffi le cose non si erano messe subito al meglio: “Siamo partiti il 9 agosto e già il primo giorno ci siamo persi, sbagliando percorso. Mi son detto: iniziamo bene. Poi invece ci siamo ‘aggiustati’, maltempo a parte che ha imperversato soprattutto sulla strada verso Parigi, acqua e vento ci hanno messo a dura prova”.

Nella capitale francese Mattia ha effettuato il primo check point per poi ripartire imboccando la valle dello Champagne, Alta Savoia quindi Basilea per poi entrare in Germania. Da qui sono iniziate dure salite e dal cielo ancora acqua. Ad una media di 260 chilometri al giorno (Lecco – Bologna tanto per rendere l’idea) Biffi tocca in serie Svizzera, Liechtenstein e Austria. Il 14 agosto raggiunge lo Stelvio da Prato allo Stelvio dove ad attenderlo ci sono gli amici. Qui effettua il secondo dei tre check point, saluta tutti e riprende a pedalare: direzione Trento, poi San Donà del Piave e quindi Trieste.

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“A questo punto della gara ho iniziato a fare coppia con un signore pugliese, Vincenzo, siamo scesi lungo la costa Croata, un posto magnifico – racconta Mattia – dove tornerò sicuramente per godermi il mare che questa volta ho potuto solo ammirare in sella alla bici. Altri invece hanno scelto di scendere fino ad Ancona dove, come concesso dal regolamento, hanno potuto traghettare fino a Spalato. Soluzione che non ho preso in considerazione. Per me contava il viaggio, non la gara”.

Quindi giù, lungo l’Adriatico dove il sole e il caldo soffocante prendono il posto del freddo e della pioggia. Il 19 agosto Biffi fa il suo ingresso nel Montenegro dove effettua l’ultimo dei tre check point. “A questo punto io e Vincenzo ci siamo presi una giornata di relax e siamo andati in spiaggia per un bagno meritatissimo”.

Il giorno dopo inizia l’ultima parte della Transcontinental Race. “Il 20 agosto siamo entrati in Albania incontrando la gente più ospitale, cortese e premurosa di tutto questo lungo viaggio. Il 21 siamo arrivati in Grecia raggiungendo Salonicco per poi entrare in Turchia il 23 agosto. Qui, è iniziata la parte più tosta. Sia a livello fisico che mentale eravamo stanchi, sono stati i 250 km più duri di tutta la gara perchè pensi ormai di essere arrivato e invece abbiamo dovuto affrontare una serie di sali- scendi continui con vento contro e con un traffico intenso decisamente pericoloso. Poi, finalmente, il 24 abbiamo raggiunto il traguardo: la Fortezza Rumeli Hisari di Istanbul”.

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Un’esperienza che Mattia, atleta più giovane in gara (100 in totale), definisce “entusiasmante”, “La consiglio a tutti quelli che hanno la passione per la bicicletta e hanno voglia di viaggiare e di mettersi alla prova per una sfida con se stessi. Non la consiglio invece a tutti quelli che pensano alla classifica, al risultato e che hanno nel sangue l’agonismo”.

E ora c’è tutto da raccontare agli amici: fatiche, esperienze, aneddoti compresi, come quando a San Donà del Piave affamato, Mattia si ferma in un ristorante con un altro atleta in gara: “Avevamo il metabolismo che viaggiava a mille, abbiamo mangiato un piatto di pasta e due pizze a testa, poi non contenti ne abbiamo presa una terza… facendo metà per uno. Mentre in Croazia – prosegue – una sera abbiamo ‘bevuto’ un chilo e mezzo di riso in due”.
O ancora, come non raccontare il siparietto allo Stelvio, “Vedo arrivare un atleta greco che sale da Bormio. Il regolamento era chiaro: si sale da Prato allo Stelvio. Quindi questo poveretto, siccome al Passo c’era il check point, è dovuto ridiscendere e rifarsi lo Stelvio dall’altra parte per vedersi convalidare il passaggio… non vi dico con che morale l’ha fatto”.

E ora?
“Adesso mangio e riposo, nel complesso sto bene, fisicamente non ho avuto problemi, ho solo le mani un po’ indolenzite, comunque per un po’ la bici resta ai box, anche perchè devo farla revisionare. L’anno prossimo vedremo… c’è la TransAfrica Race che non sarebbe male. Hanno fatto la prima edizione quest’anno… chissà…”.

Per la cronaca, a vincere la Transcontinental Race 2014 è stato il belga Kristof Allegaert che ha impiegato solamente sette giorni: mostro.

 

QUI IL TRACCIATO GPS DEL PERCORSO DI MATTIA BIFFI