Assaltavano case e bar, arrestata una banda di albanesi

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I ladri in azione filmati dalle videocamere di sorveglianza del locale assaltato
I ladri in azione filmati dalle videocamere di sorveglianza del locale assaltato

LECCO – Un duro colpo alla malavita è stato messo a segno dai Carabinieri della compagnia di Merate che nelle ultime ore hanno dato esecuzione a sei misure di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti soggetti di nazionalità albanese responsabili, secondo le indagini, di diversi furti avvenuti nella Brianza lecchese e in provincia di Milano, Monza Brianza, Bergamo, Cremona e Lodi.

“Spaccate” ai locali ma anche furti in appartamento, in alcuni casi trasformati in rapina impropria perché i malviventi non si sarebbero fatti problemi ad allontanare vittime e testimoni tirandogli addosso sassi di fiume che i ladri si portavano con sé durante i crimini.

Sei gli episodi contestati dalla Procura nell’ordinanza sui 13 che avrebbero visto in azione i delinquenti; in realtà, come spiegato dagli uomini dell’Arma, sarebbero molti di più i “colpi” effettuati da questi criminali ma i militari hanno stretto il cerchio su determinati episodi per incastrare in tempi celeri i malavitosi.

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Uno dei locali colpiti attraverso il metodo della “spaccata”

L’indagine dei Carabinieri di Merate è scaturita dal furto aggravato perpetrato la notte del 21 luglio in danno del bar “Pit-stop” di Paderno d’Adda , annesso al distributore Total Erg di via Festini.

In quel caso avrebbero agito una dozzina di persone che, tutte travisate, erano riuscite ad asportare un’apparecchiatura cambia- moneta con all’interno tre mila euro ed altro materiale. I malviventi erano riusciti ad entrare all’interno dell’esercizio mediante lo sfondamento dell’ingresso principale, utilizzando come “ariete” un autocarro.

Non semplici le indagini dei carabinieri del Norm, coordinate dal luogotenente Germano Montanari, perché i criminali si munivano di auto “pulite” per individuare i locali da colpire (“vedette”), utilizzavano poi un mezzo rubato spesso dotandolo di una “lancia” per effettuare il colpo ed infine raggiungevano di nuovo le “staffette pulite”, lasciate anche a 40 chilometri di distanza dall’obiettivo, per far perdere le proprie tracce.

Da sinistra: il comandante provinciale Italiano, il procuratore Chiappani, il capitano De Paoli, il luogotenente Montanari
Da sinistra: il comandante provinciale Italiano, il procuratore Chiappani, il capitano De Paoli, il luogotenente Montanari

L’analisi dei filmati dell’attività commerciale di Paderno, l’analitico studio dei presunti itinerari di arrivo e fuga dei malviventi, grazie all’acquisizione filmati e fotogrammi (letture targhe veicoli) estrapolate dal sistema di videosorveglianza del Comune e di quelli limitrofi, ha permesso ai carabinieri di individuare l’autocarro Nissan Navara, risultato provento di furto e utilizzato dai malviventi come secondo veicolo per la fuga dopo la commissione del reato, ed anche di altri dei veicoli “puliti”.

In questo modo i militari sono arrivati ad individuare uno dei soggetti implicati nei reati, ovvero Florjan Macaj, detto “Flo” o “Flori”, 21enne nato in Albania ma residente a Merate e con precedenti di Polizia. Da lui, dalle sue frequentazioni, grazie anche a lunghi pedinamenti notturni, è stato possibile per i carabinieri risalire agli altri soggetti, in tutto 13, residenti perlopiù fuori provincia, verso i quali sono state emesse 12 ordinanze di custodia cautelare, la metà ancora non eseguite poiché gli indagati risulterebbero all’estero.

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I sei arrestati

Oltre al cittadino meratese si trovano ora in carcere: Gjovalin Gjoka, nato in Albania il 23.05.1978, domiciliato in Pozzuolo Martesana (MI), di fatto senza fissa dimora; Besmir Prendi detto “Besi” nato in Albania il 19.11.1989, domiciliato in Vaprio D’Adda (MI), di fatto senza fissa dimora, con precedenti di Polizia; Arben Vorfi detto “Ben” nato in Albania il 06.05.1986, domiciliato in Spirano (BG), di fatto senza fissa dimora, con precedenti penali e di Polizia; Spartak Alia detto “Taku” nato in Albania l‘01.04.1993, domiciliato in Treviglio, di fatto senza fissa dimora, con precedenti di Polizia; Marjano Glergji detto “MIRI” nato in Albania il17.10.1994, domiciliato in Spirano (BG), di fatto senza fissa dimora, con precedenti di Polizia.

Criminali che non sempre agivano nello stesso gruppo, ma che si univano a complici diversi in base all’occasione, per questo non è stato possibile per la Procura imputare loro il reato associativo ma solo il concorso nella commissione dei furti.

Durante le “spaccate” ai locali i veicoli rubati venivano posizionati dai complici all’inizio ed alla fine della via dove era ubicato l’obiettivo, per impedire il transito di altri veicoli i cui conducenti o persone a bordo avrebbero potuto dare l’allarme; come anticipato, spesso i malviventi si “armavano” anche di sassi, da lanciare eventualmente all’indirizzo del proprietario dell’esercizio colpito, accorso magari sul posto a seguito dell’attivazione dell’allarme antifurto, o nei confronti di passanti o persone residenti vicino all’esercizio.

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Il “colpo” al Pit-stop” di Paderno d’Adda era solo il primo di quella di una lunga lista di furti che sarebbero stati commessi dagli indagati: segue la rapina impropria aggravata al bar Central di mapello, il 4 settembre scorso, lo stesso giorno in cui i ladri si sarebbero “procurati” un furgone Daily e una Ford Escort a Bonate Sopra; poi il furto aggravato in concorso avvenuto solo il giorno dopo ai danni del Caffe del Portico di Fara Gera d’Adda (bg) e quello successivo nel milanese al bar Cooperativa di Consumo Trecellese di Pozzuolo Martesana.

I criminali sarebbero poi tornati a colpire nelle vicinanze della Brianza lecchese, o meglio a Calusco d’Adda dove avrebbero derubato il Bar Pegaso il 7 settembre e la settimana dopo lo Zoom Cafè.

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In provincia di Lecco, invece, i soggetti sarebbero responsabili del furto di un Ford Transit, rubato a Osnago e poi utilizzato nella “spaccata” al punto Snai di Usmate il 22 settembre; avrebbero poi tentato un furto in abitazione a Garlate il 10 ottobre e precisamente un mese dopo si sarebbero resi protagonisti del furto ai danni del bar Palme di Airuno, durante il quale sarebbero state utilizzate una Ford Escord e un’Opel Astra risultate entrambe rubate.

“Si tratta di furti che duravano al massimo tre minuti per evitare l’arresto ed hanno provocato più danni alle strutture colpite che guadagno per i malviventi – ha spiegato il comandante della Compagnia di Merate, Roberto De Paoli – quel che trovavano distruggevano”. Non a caso l’operazione, viste anche le modalità con cui agivano i criminali, è stata denominata “Crack down”, ovvero “spaccata”.

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Il risultato del lavoro dei carabinieri (che nella fase esecutiva  ha coinvolto anche i militari del Comando Provinciale di Lecco e delle Compagnie di Treviglio, Cassano d’Adda e Parma) è stato presentato martedì in una conferenza stampa in Procura a Lecco, alla presenza del procuratore Antonio Angelo Chiappani che ha sottolineato le difficoltà con cui gli agenti hanno dovuto operare per consentire l’arresto dei malviventi (a breve seguirà articolo con le dichiarazioni del procuratore).

furto spaccata

Il comandante provinciale dell’Arma, il tenente colonnello Rocco Italiano, ha ricambiato lodando l’aiuto della Procura ed in particolare del pubblico ministero Cinzia Citterio.

“Anche in questa indagini le immagini dei sistemi di sorveglianza sono un supporto fondamentale al lavoro degli inquirenti – ha sottolineato Italiano – non tanto in fase di prevenzione dei reati quanto in quella di repressione. Per questo è sempre più importante che tutti i Comuni se ne dotino”.

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