Silvia Rizzi con i suoi due figli di 13 e 10 anni si trova a Long Beach Island a casa di un’amica dove sta trascorrendo le vacanze, ma la traquillità della famiglia lecchese viene bruscamente interrotta da una brutta notizia: l’uragano Irene sta per travolgere l’East Cost. Bisogna scappare. Chi invece non può levare le tende è un altro lecchese Marco Cattaneo che insieme alla moglie è costretto a rimanere sull’isola di Providenciales (Turks and Caicos) posta d’innanzi a Cuba e barricarsi nella camera d’albergo.
Dalla nostra redazione siamo riusciti a metterci in contatto via mail (impossibile telefonare) con Silvia – moglie del consigliere comunale Giovanni Colombo (Lega) – che ci ha raccontato la fuga dalla costa verso Jersey City posta in zona collinare d’innanzi a New York e il passaggio dell’uragano di ieri notte. Quindi abbiamo sentito Cattaneo il quale ha vissuto per primo il passaggio di Irene transitato sull’isola di Providenciales il 23 agosto. Ecco i loro racconti, quello di Silvia Rizzi e poi quello di Marco Cattaneo.
LA NOTIZIA – Eravamo ospiti da amici a Long Beach Island, dove c’era un mare meraviglioso che nulla faceva pensare a ciò che da li a poco sarebbe accaduto. Poi i bollettini alla TV hanno incominciato ad annunciare l’arrivo di Irene e a fare terrorismo su ciò che avrebbe potuto accadere. Così mentre il sole continuava a splendere la polizia passava per le strade annunciando l’obbligo di evacuazione: la situazione aveva del surreale.
LA FUGA – Come lasciare la casa? Abbiamo tolto dal giardino tutto ciò che avrebbe potuto prendere il volo e causare ulteriori danni alle altre case. Un lavoro faticoso: tavoli, sedie, divani, sdraio, vasi, piante e altro ancora. Abbiamo legato quello che non riuscivamo a trasportare (ero sola con i miei due figli di 13 e 10 anni e l’amica che mi ospitava). E poi in casa, al riparo anche ciò che avrebbe potuto rovinarsi a causa di un più che probabile allagamento di tutto il primo piano della casa. Sistemato tutto siamo partiti in macchina verso Jersey City sul fiume Hudson proprio di fronte al World Trade Center.
IL RIFUGIO – Qui ci siamo subito sentiti al sicuro, un bell’appartamento al 5° piano di un moderno condominio in cemento, lontano dal fiume, leggermente in collina senza piante troppo alte e vicine. I bambini erano quasi elettrizzati da questa nuova esperienza: l’uragano. La gente faceva rifornimento di cibo e acqua, metteva sacchi di sabbia davanti alle porte, cercava di sigillare le finestre con travi di legno, cellophane e quant’altro. Sospesi tutti i collegamenti con la Metropoli, poi alle 18 tutti erano chiusi in casa, un silenzio quasi tombale, la famosa calma prima della tempesta.
LA NOTTE, L’URAGANO E LA PAURA – Alle 11.30 andiamo a dormire, sappiamo che l’arrivo di Irene è previsto per le 2 di notte. Io ho paura, ma non lo dico ai bambini, non so cosa aspettarmi. Verso l’una piove, come mai avevo sentito il vento soffia con una violenza e una forza inimmaginabile. I bambini hanno paura, non riescono a dormire li rassicuro e li tengo vicini a me tutta la notte. Non riesco a prendere sonno per il rumore che sento fuori , così spesso mi alzo a guardare fuori dalla finestra ma c’è troppo buio. Sente solo il suono delle sirene che non fanno altro che andare avanti e indietro tutta la notte, ma pur sentendomi in una botte di ferro con l’immaginazione penso al peggio. Poi finalmente arriva la luce del giorno (si fa per dire c’è un nero pauroso), non un lampo, non un tuono solo il vento che non dà tregua e la pioggia così fitta che sembra si possa tagliare a fette. Potendo vedere ci siamo sentiti subito più tranquilli.
IL PEGGIO E’ PASSATO – Improvvisamente tutto è passato, l’uragano così come è arrivato se n’e’ andato. Noi non abbiamo avuto danni perchè la casa era in collina ma ancora è sconsigliato uscire di casa perchè c’è il pericolo degli alberi sradicati e dei cavi della corrente caduti nell’acqua delle strade allagate. Per non parlare del fiume che ha allagato tutto il centro. Oggi avremmo dovuto ripartire per tornare in Italia ma fino al 5 settembre non c’è disponibilità sugli aerei. Tra il terremoto e l’uragano credo che questo mese (peraltro stupendo) trascorso negli Stati Uniti rimarrà a lungo nella nostra memoria.
ISOLA DI PROVIDENCIALES – Eravamo sull’isola da circa 15 giorni, il 23 agosto dovevamo rientrare, ma il 22 mattina veniamo informati che nella notte del 23 sarebbe transitato un uragano. Tutti i voli dell’America Airlines vengono cancellati. Cerco di contattare i terminali dell’aereoporto ma li trovo già chiusi. Riesco ad avere un numero verde e per prima cosa sistemo la prenotazione del volo. Quindi prolungo l’affitto dell’auto e poi, consigliati dai titolari del piccolo albergo in cui risiediamo, ci dirigiamo in un supermercato per prendere un po’ di vivande. Una volta rientrati ci vengono consegnate delle candele, una torcia elettrica e a tutti viene consigliato di chiudersi in camera e di non temere. Arriviamo così al pomeriggio del 22 agosto e il vento inizia a farsi sentire acquistando sempre più forza. Io intanto dalla camera comunico con l’Italia tranmite internet finchè la connessione funziona. Ci viene detto che l’uragano è passato da forza 2 a forza tre su una scala di 5 – poi verremo a sapere che il vento ha toccato punte di 170 chilometri orari – Arriva così la notte e con lei l’uragano. Il vento spazza via ogni cosa e la pioggia è così forte e intensa che entra dalla porta e dagli infissi. Per evitare che s’allaghi la camera decidiamo di usare delle salviette che dobbiamo regolarmente strizzare perchè s’inzuppano in breve tempo. Siamo rimasti chiusi in camera fino alle 12 di martedì 23 e quando abbiamo messo il naso fuori dall’albergo abbiamo potuto constatare come sia stato devastante il passaggio di Irene. La nostra permanenza sull’isola si è prolungata fino al 26, poi sabato 27 il rientro in Italia. E’ del ’92 che bazzico i Caraibi e gli uragani li ho sempre schivati per un pelo, questa volta mi è passato sopra la testa”.
Stando alle ultime notizie che giungono dagli Stati Uniti, Irene è stata declassata da Uragano a pioggia tropicale e in queste ore sta lasciando la Grande Mela per proseguire lungo la costa verso Nord. Dietro di lei rimangono I morti e danni per milioni di dollari.