Tra commozione e speranza l’ultimo saluto al missionario lecchese
“Resterai nel cuore di tutti noi, con il tuo sorriso, i tuoi sandali e le troppe sigarette”
LECCO – Tanta, tantissima gente si è ritrovata oggi, lunedì, nella chiesa di San Giovanni per dire addio a Padre Roberto Donghi, missionario del Pime morto venerdì scorso a soli 48 anni per una malattia. La chiesa non è riuscita a contenere tutte le persone che hanno seguito la funzione sul sagrato nel pieno rispetto delle norme anti covid.
Proprio oggi, 3 maggio, giorno del suo funerale, Padre Roby avrebbe compiuto 49 anni. Nonostante la tristezza e gli occhi gonfi di lacrime per la perdita di una persona che con i suoi gesti ha lasciato un segno profondo, negli sguardi dei tanti giovani presenti traspariva anche molta speranza.
La messa è stata concelebrata da Padre Ferruccio Brambillasca, superiore generale del Pime, dal vicario episcopale monsignor Maurizio Rolla, da monsignor Franco Brovelli, oltre che dal parroco don Claudio Maggioni insieme a tutti i sacerdoti e padri presenti. Una messa, molto partecipata, animata dal coro con la presenza del picchetto degli Alpini.
Sentite e molto toccanti le parole pronunciate nell’omelia da Padre Davide Simionato per tanti anni compagno di Padre Roberto nella missione in Guinea Bissau: “Mai negli 8 anni che abbiamo passato insieme nella missione a Bubaque ho visto atteggiarsi Roberto come un padrone, ma sempre come un servo della missione. Non voleva usare le parole per dire il Vangelo, lo faceva molto più naturalmente con i gesti e con il servizio. E quella mattina del 25 giugno 2018, son passati ormai 3 anni, ero seduto nell’ufficio parrocchiale di cui sarei stato titolare ancora per poche ore, ero infatti già stato richiamato in Italia, sentivo nell’aria che Roberto si stava avvicinando e nella mano aveva una lettera. L’espressione del volto era molto insolita, mi consegna la lettera e mi dice ‘Davide, lo sai che con le parole non ci so fare’ – cosa non vera perché quando predicava andava sempre al cuore del messaggio – comunque mi dice di leggerla in aeroporto. Quando ho letto quello che aveva scritto avrei voluto averlo vicino per abbracciarlo – ha detto padre Davide con la voce rotta dall’emozione -. Io e Roby non ci siamo più rincontrati e oggi mi rimane questo triste e insoddisfatto rimpianto. Ci siamo sentiti tante volte, l’ultima martedì scorso quando gli ho detto che mi avrebbe dovuto pagare da bere perché il 3 maggio avrebbe compiuto gli anni…”.
“Roberto in quella lettera (diventata ora una reliquia) mi scrisse che non immaginava che potessimo passare 8 anni insieme nella stessa missione perché eravamo molto diversi – ha continuato padre Davide -. Lui progetti di sviluppo ben incarnati nelle esigenze delle persone e io catechesi, formazione, celebrazioni, il tutto ben programmato. Io più diurno e lui molto notturno, quante notti ha passato insieme ai giovani, io non ce la facevo, e lui invece aveva la pazienza di stare ad ascoltarli. Insieme nonostante le tante differenze e insieme abbiamo realizzato un bellissimo cammino che anche gli amici di Tagme possono testimoniare. Abbiamo occupato posti differenti ma alla fine abbiamo riempito un puzzle bellissimo per amore di quelle persone che il Signore ci aveva affidato nella missione”.
“Roberto ha donato tanto tempo e ha pazientemente ricevuto il tempo di chi chiedeva di essere ascoltato; questo è un dono che sta alla base di tutto il resto. Padre Roberto mi ha fatto capire che la morale del Vangelo di cui siamo testimoni non sta nell’osservanza delle norme, dei comandamenti, questa non era roba di Padre Roberto… ma sta nella fecondità. A lui le regole non piacevano, poi chiaramente le rispettava, ma puntava tutto sul frutto. Dopo che è passato nel mondo, nella sua famiglia, nella nostra comunità Pime, nella missione della chiesa in cui ha lavorato e anche in questi ultimi mesi di sofferenza per la malattia il Signore troverà grappoli di bontà. Grazie Roberto, hai lasciato tanti frutti, tanta vita, tanti grappoli di amore”.
Padre Roby è stato accompagnato nel suo ultimo viaggio da un canto arrivato dalla Guinea Bissau. Lascia la mamma Rita, la sorella Anna, il fratello Michele, i confratelli del Pime e tutti i parenti. Padre Donghi riposerà nel cimitero di Castello a Lecco.
Il ricordo dell’associazione Tagme
“Sei stato guida di montagna, esploratore e coltivatore coraggioso di relazioni, vicine e lontane. Operaio non specializzato forse, ma grande progettista, vero costruttore di pace. Pellegrino lento e instancabile ma anche pericoloso pilota di fuoristrada. Silenzioso, forte e paziente, profondissimo ma anche spirito gioioso. Il tuo pensiero era sincero, spesso spiazzante, necessario per farci interrogare su noi stessi. Ci hai davvero voluto bene punzecchiandoci sempre. A volte ci lamentavano di ricevere poche notizie, poi però arrivavi e ci hai sempre insegnato qualcosa. La tua coerenza dava vero spessore alle tue idee. Bellissimo poi quell’intercalare “m’beh” portato a casa dall’Africa, raccontava la tua semplicità.
“Come si può fare quella tal cosa? m’beh, non so, parliamone, si trova il modo e la si fa. Ma se non si può fare? Allora m’beh… ripensiamoci, magari siamo noi a dover cambiare”.
Non ti sei mai risparmiato, quasi a piedi scalzi, umile, tra la gente. Come una torcia hai regalato energia, ascolto, preghiera, lavoro, a tutti noi e alla missione.
Sei tornato a casa troppo presto, senza più forze. E ancora una volta sei stato tu a spiegarci che si può riuscire a sorridere anche quando ti senti come una pecora stanca, sulle spalle del Pastore. Una fede disarmante, davvero.
Ci hai accompagnati nel crescere e Tagme è nata perché ci hai donato la tua amicizia. Grazie perché ci hai permesso di ‘partire’ in missione insieme a te, siamo diventati “missionari” qui a Lecco cercando di portare un po’ di noi in Guinea Bissau “dandoci da fare”… finendo per sentirla un po’ anche “nostra” questa terra che abbiamo imparato a conoscere con gli occhi, le parole e il cuore di un amico.
Siamo stati fortunati ad averti conosciuto e averti fatto benedire i nostri figli.
Resterai nel cuore di tutti noi, con il tuo sorriso, i tuoi sandali, le troppe sigarette.
E la birretta, fondamentale per essere in pace col mondo e parlare dei progetti futuri.
E proprio così ci ritroveremo per continuare a costruire mattone su mattone quella casa sulla roccia che unisce noi e la Guinea”.
Il ricordo del Gims di San Giovanni
“E’ difficile parlare quando la commozione ti prende la gola. Roberto, noi del gruppo Gims vogliamo ricordarci quando durante la cena del lunedì, alla sagra di fine estate, ci raccontavi la tua vita in missione, il tuo entusiasmo per quello che facevi in quel pezzetto di mondo dove la vita è davvero difficile. Traspariva dal racconto con cui ci mettevi al corrente dei progetti di scolarizzazione e in ambito agricolo che stavi portando avanti, anche con la zappa in mano. Nonostante i problemi che dovevi affrontare su tutti i fronti riuscivi a trasmettere sempre una grande positività. Mancherai tanto alla gente della tua missione ma anche a tutti noi che ti abbiamo visto crescere di età, ma soprattutto interiormente. Pensiamo che il Signore ti abbia voluto presto con sé perché da lassù avrai più forza per aiutare tutti. Grazie”.
Pregare con te e per te
“Ci eravamo accodati di trovarci qui in questa chiesa per pregare con te e per te, proprio così tu l’avevi chiamata questa preghiera. A partire dal 30 aprile e poi per i venerdì a seguire. Noi volevamo chiedere il miracolo di farti guarire e tu quello di farci rincontrare partendo dalla preghiera e dalla comunità. Proprio il giorno del primo incontro ci hai dato buca e te ne sei andato. Ho capito che i miracoli non si possono commissionare. Però quello che chiedevi tu si sta verificando: per farci incontrare ci hai lasciato anche le tue riflessioni che andremo avanti a leggere nei prossimi venerdì. Tu guidaci dal paradiso”.