Operazione Metal Money: revocate le misure cautelari per Clara Ferrari

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Riconosciuta l’estraneità al 416 bis, Clara Ferrari patteggerà la pena per il trasporto illecito di rifiuti

Soddisfatto l’avvocato: “Siamo riusciti a stralciare la sua posizione dall’operazione Metal Money e ora ci avviamo alla conclusione del procedimento”

BRIVIO – Revocate tutte le misure cautelari nei confronti di Clara Ferrari, indagata nella vasta operazione Metal Money che, lo scorso febbraio, aveva visto emettere dal Tribunale di Milano 18 ordinanze di custodia cautelare portando in carcere dieci persone e otto agli arresti domiciliari.

Con ordinanza del 20 luglio scorso il Gip ha infatti disposto la revoca dell’obbligo di firma per la 47enne briviese, che già poche settimane dopo la vasta operazione effettuata dalla direzione distrettuale Antimafia di Milano, condotta dai nuclei di Polizia economico – finanziaria G.I.C.O. di Milano e di Lecco e dalla squadra mobile della questura di Lecco, aveva ottenuto la revoca dei domiciliari.

“Siamo molto soddisfatti perché, grazie a una serrata attività difensiva, è stato possibile appurare l’estraneità della mia assistita dall’imputazione del 416 bis sia in forma associativa che partecipativa – sottolinea il legale di fiducia, l’avvocato Federico Maggioni – . Questo ha permesso di stralciare la posizione dell’indagata promuovendo per lei (e anche per un altro indagato, ndr) un procedimento giudiziario a parte che nulla a che fare con l’operazione Cardine Metal Money”.
Ferrari è chiamata infatti a rispondere di trasporto illecito di rifiuti così come previsto dall’articolo 452 quaterdecies del codice penale. “Anche in questo caso, però, siamo fiduciosi di ridurre al minimo le contestazioni a suo carico. Ho già chiesto e ottenuto dal pm Paola Biondolillo la possibilità di avvalerci del patteggiamento della pena che sarà minima visto che, di fatto, stiamo parlando di alcune superficialità commesse dalla mia assistita nell’ambito dell’attività di trasporti”.

Avvocato Federico Maggioni
L’avvocato Federico Maggioni

All’epoca dei fatti scaturiti nell’indagine Cardine Metal Money Ferrari risultava infatti amministratrice di diritto della S.B. Trasporti, società attraverso cui, secondo l’impianto accusatorio sostenuto dagli inquirenti, sarebbero stati eseguiti trasporti illeciti, legati, sempre in base all’attività di indagine della Procura, agli affari, basati sugli acquisti di merce in nero e l’emissione di fatture false da parte di società cartiere, effettuati sotto la regia di Cosimo Vallelonga e dei suo stretti sodali Vincenzo Marchio e Paolo Valsecchi.

Professandosi da subito estranea alla vicenda, Ferrari aveva ribadito, già nel corso dell’interrogatorio di garanzia, di aver svolto il ruolo di mera contabile all’interno dell’azienda, dove si era occupata quasi esclusivamente della fatturazione senza aver quindi nozione della merce trasportata effettivamente dai camion. Non solo, ma era stato anche chiarito che l’attività della ditta era cessata subito dopo la prima perquisizione delle Fiamme Gialle. Una disponibilità a collaborare che è stata apprezzata e riconosciuta dagli inquirenti, permettendo così di gettare un po’ di luce in una vicenda complessa e molto articolata.

“L’attività difensiva è stata impegnativa perché i capi di imputazione erano gravi e importanti. Per questo sono soddisfatto che sia stata praticamente riconosciuta la quasi estraneità della mia assistita ai fatti contestati e sono fiducioso che il procedimento si chiuderà a breve nel migliore dei modi”.
L’avvocato è in attesa infatti che il giudice fissi, nelle prossime settimane, l’udienza per il patteggiamento.