Presunte violenze alla ‘ex’, in aula a Lecco anche la psicologa

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Udienza dedicata alle testimonianze dell’accusa nel processo che ha come imputato il giovane di Legnano Salvatore Anzaldi (ora ai domiciliari), accusato dalla ex fidanzata originaria di Oggiono di averla segregata e violentata la notte tra l’11 e il 12 febbraio nell’appartamento di lei, in via Cairoli a Lecco.

Anzaldi, difeso da Massimiliano Nessi avvocato del Foro lecchese, era presente in aula questa mattina, davanti al collegio presieduto dal giudice Ambrogio Ceron (a latere Salvatore Catalano e Alessandra Cucuzza, mentre il titolare dell’inchiesta è il sostituto procuratore Paolo Del Grosso). Il giovane rischia, in caso di condanna, fino a 11 anni per violenza, sequestro di persona e lesioni.

Primo testimone a deporre una ragazza di Lecco che assistette in un bar cittadino a un litigio tra i due. “Non li conoscevo prima di quella sera – ha raccontato – ho solo visto una coppia che stava litigando e mi sono permessa di prendere Salvatore e allontanarlo da lei: gli dissi che non ci si comportava così con una donna”. La ragazza ha dichiarato che quella sera “l’imputato era particolarmente agitato: mi disse che lei voleva lasciarlo e lui voleva solo sapere il perché; lei invece aggiunse che non sopportava più la sua gelosia”.

E’ toccato quindi al dottor Fausto Gianola del Pronto Soccorso del Manzoni che visitò l’imputato subito dopo la presunta violenza. “Il paziente riferì di essere stato aggredito dopo un rapporto sessuale”, ha spiegato – non confermando poi quanto riferito ai Carabinieri circa le ecchimosi sulla spalla del giovane. “Non posso dire se possano essere frutto di succhiotti”, circostanza che ha suscitato una reazione indispettita del PM.

Successivamente Laila Micci, psicologa e psicoterapeuta alla Clinica Mangiagalli (centro di riferimento per i casi di violenza in Lombardia) ha ricordato che la ragazza “era molto scossa per quanto era accaduto: presentava sintomi di insonnia e difficoltà di concentrazione”. Nel percorso di rielaborazione della presunta violenza la specialista ha riferito come la paziente avesse “ricostruito la relazione iniziata nel luglio 2010 e terminata proprio quella sera, dell’estrema gelosia di lui e dei sensi di colpa per aver minimizzato certi comportamenti”.

La psicologa ha ricostruito infine il racconto della presunta violenza, così come più tardi ha fatto l’amica intima della vittima. “Nessun testimone però – ha commentato al termine dell’udienza il difensore dell’imputato – è riuscito a confermare inequivocabilmente la prova, limitandosi a riportare fatti riferiti dalla stessa vittima”.

Il processo è stato aggiornato al prossimo 23 gennaio.