Il celebre regista dei Promessi Sposi Salvatore Nocita conquista Lecco

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Successo per l’incontro con il regista della celebre trasposizione dei Promessi Sposi

Salvatore Nocita ha ricevuto il premio “San Nicolò – Nuovo cinema Aquilone”

LECCO – Un Salvatore Nocita in grande spolvero, a dispetto dei suoi 89 anni, ha conquistato il numeroso pubblico dell’incontro “Alessandro Manzoni, il cinema e la Tv” svoltosi nei giorni scorsi al cinema Nuovo Aquilone, organizzato a cura dell’Associazione Culturale Madonna Del Rosario e proposto nell’ambito della rassegna “Una città per Manzoni”, realizzata dall’Amministrazione Comunale di Lecco in collaborazione con il S.I.M.U.L. in occasione dei 150 anni della scomparsa del Gran Lombardo.

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Il regista, autore di una delle più celebri trasposizioni cinematografiche de “I Promessi Sposi” – la miniserie è andata in onda sulla Rai nel 1989 con un cast internazionale – ha conversato con Mons. Davide Milani, presidente dell’Associazione culturale Madonna del Rosario e della Fondazione Ente dello Spettacolo, Giulio Martini, giornalista e critico cinematografico e Mauro Rossetto, direttore del S.I.M.U.L. e direttore artistico della rassegna dedicata a Manzoni.

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Diretto e ironico, Nocita ha raccontato la genesi dei suoi Promessi Sposi, la difficoltà di “girare” in una Lecco trasformata a tal punto che si è preferito ricostruire Pescarenico sul Lago di Novate, senza però sottrarsi al fascino di alcune riprese nel borgo e al maestoso sfondo del Resegone. Ha ricordato le tre fonti iconografiche e pittoriche utilizzate per l’immaginario e i costumi del film: “I pitocchi lombardi, i borghesi olandesi che molto avevano in comune con i commercianti milanesi e i nobili spagnoli: era impossibile sbagliarsi. Quando giravamo c’era un manifesto con Lucia e la sua acconciatura che non si usava all’epoca in cui è ambientato il romanzo. Ci avevamo fatto scrivere sotto: “Così no!”” ha ricordato.

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Nocita ha poi parlato del valore del romanzo e dell’intuizione di Manzoni: “Vestire i sentimenti con le persone. Il romanzo non è particolarmente noto fuori dai confini nazionali, non è Gide, non è Proust, ma la storia che è una storia di gente, gente buona e gente cattiva, conquista proprio perché parla di persone e sentimenti”.

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Decisamente contrario a una lettura solo cattolica del suo film, ha dichiarato: ”Non è un film cattolico, parla a tutti, guai se riducessimo Dio alla chiesa cattolica” e ha spiegato di aver voluto “mettere un segno” nel finale del film: “Nelle scene del lazzaretto Fra’ Cristoforo gira con una bambina vestita di bianco per mano. Volevo che passasse il messaggio che c’è qualcosa oltre, oltre l’umanità, forse la provvidenza in cui Manzoni secondo me credeva più che in Dio”.

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Modernissima la sua visione dei personaggi: “Il romanzo si regge su Lucia che respinge Don Rodrigo per rispetto verso di sé, non perché sia peccato o per altro, l’Innominato e parzialmente Federico Borromeo e don Abbondio. La monaca di Monza? Né vittima, né carnefice: è quella che è, una bella giovane in un contesto che non avrebbe dovuto essere il suo e che non era molto diverso da quello di molte monache dell’epoca”.

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Salvatore Nocita ha ricevuto il premio “San Nicolò – Nuovo cinema Aquilone”, un riconoscimento congiunto dall’Amministrazione di Lecco e dal Cinema, “un atto che sentiamo vero per il molto che ha fatto per la città di Lecco e per il cinema” ha affermato Mons. Davide Milani. A consegnare il premio l’assessore Renata Zuffi che ha sottolineato la modernità della visone di Nocita sulla libertà dei personaggi femminili e la potenza dell’immaginario che la sua trasposizione cinematografica suscita.

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Il pubblico intervenuto all’incontro ha potuto assistere anche alla proiezione della prima puntata della miniserie di Nocita, introdotta da Mauro Rossetto che ha sottolineato come il romanzo sia non solo un romanzo visuale, illustrato, ma anche un romanzo “sonoro” in cui suoni, rumori e voci sono determinanti, e ha ricordato il legame tra la produzione di Nocita e il museo manzoniano lecchese che ospita sei costumi utilizzati nel film e donati alle collezioni museali dalla sartoria Tirelli dopo la mostra realizzata in città. Rossetto ha inoltre fatto omaggio a Nocita delle guide dei musei lecchesi e di tre francobolli celebrativi realizzati in onore di Manzoni. Giulio Martini ha invece proposto un interessante excursus sulle precedenti trasposizioni cinematografiche del romanzo manzoniano, dai tentativi del 1911 alle realizzazioni di Bonnard e Camerini, fino a quella di Bolchi, monumentale e teatrale.