Il Lecco Film Fest entra nel vivo, successo per la seconda giornata

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L’Ucraina, la Siria, le guerre e la dittatura nel racconto quotidiano

In serata la proiezione di ‘Rapito’ di Marco Bellocchio

LECCO – L’Ucraina, la Siria, le dittature nel racconto quotidiano, ma anche la musica di Dardust e la proiezione di Rapito di Marco Bellocchio: questo il programma della seconda giornata del Lecco Film Fest, organizzato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo e promosso da Confindustria Lecco e Sondrio.

La giornata è iniziata con l’evento ‘Non stupisce più nessuno. Guerre e dittature nel racconto quotidiano’ con il regista Stéphane Malterre e l’inviata Tg1 Rai Stefania Battistini che hanno dialogato con Gianluca Arnone, caporedattore della Rivista del Cinematografo. A seguire la proiezione del film The Lost Souls of Syria di Stéphane Malterre e Garance Le Caisne. “La Siria oggi è un buco nero – ha detto il regista -. Non si possono fare film in Siria, non ci sono immagini di quello che sta accadendo. Il trauma che ha subito la popolazione siriana è purtroppo ancora in corso. Ci sono migliaia di siriani che si sono rifugiati nell’interno del paese o nei paesi arabi e in Europa. Questa gente è completamente sradicata e ha perso la relazione con il proprio paese. Se decidessero di tornare in Siria finirebbero in prigione. Il regime di Assad continua a compiere purtroppo azioni criminali nonostante sia nella Lega Araba”.

“La guerra si deve raccontare rimanendo ancorati ai fatti – ha spiegato Stefania Battistini -. E bisogna testimoniare quello che sta accadendo. Il compito dei giornalisti è far vedere la vita di persone che da un giorno all’altro sono state invase in casa propria. Non basta stare seduti in redazione per capire la guerra. Il massacro di Buča non è una fake news: io c’ero”. Poi la proiezione di Olga di Elie Grappe con l’introduzione del regista e dell’attrice Anastasia Budiashkina. Il film vede protagonista una giovane ginnasta che lascia l’Ucraina per diventare cittadina svizzera e partecipare ai campionati europei. “Spero che il film possa aprire gli occhi a chi non crede alla situazione ucraina – ha detto il regista -. Spero che possa non solo spiegare il passato, ma aiutare a capire il presente. Soprattutto a ricordarci che dietro le immagini che vediamo da più di un anno ci sono delle persone e delle sofferenze reali”.

Per ‘Cinematografo incontra’ sul palco di Piazza XX settembre è salito l’artista e produttore Dardust che ha incantato il pubblico con la sua musica. Oltre ad aver contribuito a rivoluzionare il pop italiano lavorando con artisti come Mahmood, Elodie, Madame, Irama e tanti altri, nella sua attività da solista si staglia tra i protagonisti più riconosciuti e influenti della scena neoclassica ed elettronica.

Dialogando con la giornalista di Radio 24 Marta Cagnola, Dardust, sul tema del festival, ha detto: “Si può creare stupore attraverso tanti colpi di scena, come lo puoi fare nel cinema, così lo puoi fare nella musica. La musica talvolta parte da una suggestione o da un accordo. È bello lasciarsi 2 sorprendere da nuovi imprinting creativi. Io sono per la rottura delle regole. Non mi piace mai il purismo o un atteggiamento troppo conservatore perché credo che non porti al nuovo”.

In serata in Piazza Garibaldi Fausto Russo Alesi, attore protagonista di Rapito di Marco Bellocchio, ha incontrato il pubblico prima della proiezione del film, nel quale interpreta il padre di Edgardo Mortara (Enea Sala), il bambino ebreo che nel 1858 all’età di sette anni fu prelevato dallo Stato Pontificio e tolto dalla sua famiglia per essere cresciuto come cattolico. Il bambino era stato segretamente battezzato quando aveva solo sei mesi. L’attore si è raccontato con Federico Pontiggia, Rivista del Cinematografo. “Il mio rapporto con Bellocchio è nato nel tempo in modo assolutamente non programmato – ha raccontato Fausto Russo Alesi -. È un rapporto che è iniziato a Bobbio, quando mi chiamò per fare un corto nella sua scuola di cinema. Poi da lì tutto è stato inaspettato perché tante cose con lui si muovono per fili misteriosi. È una persona curiosa e mi è venuto a vedere tante volte a teatro. C’è evidentemente una sintonia per cui da un lavoro siamo passati a un altro. Sono ruoli che hanno una sorta di continuità l’uno con l’altro, ma allo stesso tempo mi mette ogni volta in un ruolo differente”. E poi: “Per me il film si chiamava La conversione durante tutto il lavoro. Sono stato uno degli ultimi a capire che si sarebbe intitolato Rapito. A un certo punto c’è stata la possibilità di chiamarlo Non possumus, un titolo che piaceva molto a Bellocchio, ma che non tutti apprezzavano. Rapito è arrivato alla fine, è un titolo più diretto ed è forse il più vicino al bambino”.

E sullo stupore dice: “Non dobbiamo mai mettere da parte la curiosità. Dobbiamo continuare ad avere voglia di uscire di casa e andare al cinema in sala o in teatro. Avere voglia di scoprire la diversità, non stare nella routine, solo così si può ridestare lo stupore”. Il festival si concluderà domenica 9 luglio. Tutte le informazioni su www.leccofilmfest.it