Una mostra fotografica fa rivivere il “Re Nudo” di Montalbano

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“Montalbano 1971: fuori scena”, trenta scatti del fotografo Gianni Rusconi raccontano lo storico evento musicale

L’inaugrazione della mostra giovedì 23 settembre, alle 18.30, nello spazio espositivo Oto Lab

LECCO – Verrà inaugurata giovedì 23 settembre, alle 18,30, la mostra “Montalbano 1971: fuori scena”, che propone parte del reportage fotografico realizzato da Gianni Rusconi in occasione del primo storico Free Folk Pop Festival italiano, organizzato a Lecco dal Collettivo Anarchico Lecchese e amici musicisti, in cooperazione con Re Nudo.

“Siamo felici di unirci al calendario di iniziative che ricordano i 50 anni da questo storico festival – sottolinea Giovanni Rusconi, responsabile di spazio Oto Lab – proponendo al pubblico questa interessante mostra fotografica, che si inserisce nel solco delle numerose iniziative culturali già ospitate all’interno degli spazi di Oto Lab. Dopo mesi segnati da distanziamenti, chiusure e impossibilità di creare momenti di condivisione, torniamo con una proposta che vuole innanzitutto celebrare l’atmosfera di libertà e intraprendenza vissuta dai tanti giovani lecchesi che furono coinvolti nell’organizzazione di questo evento che, a distanza di ormai mezzo secolo, possiamo senza dubbio definire leggendario, sia per la nostra città sia per il panorama musicale italiano”.

I circa trenta scatti in mostra raccontano momenti dell’allestimento all’insegna della semplicità, del divertimento e della collaborazione, come racconta il fotografo Gianni Rusconi. “Queste, Montalbano 1971, sono fotografie di 50 anni fa. Era tutto un po’ più povero, si vede negli automezzi, nel palco, nella semplicità dei vestiti. Si vedono per lo più dei ragazzi dai 20 anni in giù, che lavorano seriamente per preparare quello che oggi chiamano catering. La mela veniva passata per mano, come il panino, il vino. Per questo, nella fase di sgombero, le panoramiche del campo mostrano incredibilmente pochi rifiuti dopo il passaggio di forse 10.000 persone. Si vede anche che i ragazzi si divertono, si vedono lei e lui. Quello che non si può capire è la loro eterogenea provenienza. Il tessuto era l’appartenenza ad un centro piccolo, Lecco, dove gruppi che gravitavano in ambienti diversi, politica, musica, capelloni, un certo bar, una certa fiaschetteria, erano comunque adiacenti e non troppo distanti nel modo di essere. Hanno avuto la non piccola magia di potersi appassionare a qualcosa e di sentire che si poteva fare, farselo da soli”.