LECCO – Stabilità è la parola chiave dell’ultimo studio effettuato dell’Osservatorio rapido congiunto di Confindustria Lecco e Unindustria Como riguardo all’andamento economico delle aziende lecchesi e comasche nel mese di settembre che delinea, rispetto al periodo luglio-agosto, un quadro orientato alla conservazione dei livelli che ancora una volta risulta confermata dal bilanciamento tra i giudizi di aumento e di diminuzione per i principali indicatori economici.
Sul versante della domanda si registra un rallentamento degli ordinativi interni, mentre l’export è protagonista di una dinamica più favorevole. L’attività produttiva mostra una prevalenza di giudizi improntati alla stabilità, ma le indicazioni di produzione in crescita sono superiori a quelle di variazione al ribasso.
La differenza positiva è confermata anche dal tasso di utilizzo degli impianti, che si attesta in settembre al 74%: un punto percentuale superiore a quanto rilevato nella precedente edizione dell’indagine.
Per le vendite si rileva un generale mantenimento dei livelli ma, in questo caso, l’effetto di stabilità deriva dal bilanciamento dei giudizi positivi e negativi che pesano, ciascuno, quasi un terzo del totale.

La stabilità emerge anche sul fronte delle aspettative che segnalano un equilibrio tra indicazioni di possibile miglioramento e di peggioramento. Anche lo scenario occupazionale mostra una prevalenza di giudizi stabili (80%) a cui si accompagnano indicazioni di variazione positiva e negativa di entità comparabile.
L’indagine conferma il permanere di alcuni elementi di criticità e, in particolare, la ridotta visibilità degli ordini in portafoglio, i diffusi casi di insoluti o di ritardi di pagamento, peggiorati in settembre per un’azienda su quattro, oltre alle condizioni praticate dagli Istituti di credito.
“È noto come i mercati esteri siano fondamentali mete di sbocco per le nostre aziende, ma è evidente che ci sono complessità anche nell’operare oltre confine – commenta il presidente di Confindustria Lecco, Giovanni Maggi – Affrontare i competitor internazionali fa parte del nostro mestiere di imprenditori, e di fronte a questo non ci siamo mai tirati indietro, ma è chiaro che per farlo con successo abbiamo bisogno di condizioni non dico favorevoli, ma almeno non penalizzanti come sono ora. E mi riferisco in particolare alla nostra asfissiante pressione fiscale, purtroppo ben nota, ai costi dell’energia, al peso della burocrazia”.
Domanda interna in contrazione per le imprese dei due territori nel mese di settembre. Circa la metà del campione non ha riscontrato variazioni rispetto al bimestre luglio-agosto, mentre i giudizi di diminuzione (29,1%) superano quelli di crescita (21,8%), a testimonianza di un mercato interno che al momento non da segni di ripresa.
Discorso diverso per l’export, che si dimostra ancora una volta driver di crescita per le imprese del territorio. Anche in questo caso la metà del campione non ha registrato variazioni rispetto ai due mesi precedenti ma, al contrario della domanda interna, è più elevata la percentuale di giudizi di crescita (29,4%) rispetto a quella riferita al rallentamento (23,5%).

I dati del territorio di Lecco evidenzierebbero una maggiore sofferenza per il mercato interno, con rallentamento indicato da circa un terzo del campione, a fronte di giudizi positivi poco al di sotto del 20%. La domanda dall’estero invece non mostrerebbe particolari cambiamenti rispetto al periodo luglio-agosto, con percentuali di crescita e rallentamento che si bilanciano e una stabilità che riguarda la metà del campione.
“Per le imprese di Lecco lo scenario assume gli stessi contorni di quello generale – afferma il direttore di Confindustria Lecco, Giulio Sirtori. Va osservato che, sul territorio, ad influenzare l’effetto di stabilità concorre il ricorso agli ammortizzatori sociali che, considerando il numero di occupati equivalenti rapportati a zero ore, in settembre risulta in aumento per le forme ordinarie sia rispetto ai livelli di inizio anno, sia tendenzialmente rispetto al corrispondente periodo del 2013. Nel caso della CIGS, della cassa in deroga e dei contratti di solidarietà non si registrano incrementi ma i livelli restano elevati”.

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