Riello: i lavoratori lecchesi firmano la mobilità, in 30 a casa

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LECCO – Hanno firmato lunedì la loro messa in mobilità i 30 lavoratori lecchesi della Riello rimasti fuori dall’organico dell’azienda dopo un periodo di due anni di cassa integrazione.  A Lecco restano in 160 tra impiegati e tecnici in quella che è la sede di progettazione e sviluppo delle caldaie e della commercializzazione dei prodotti a marchio Beretta e Sylber per il mercato italiano, dopo il trasferimento della produzione a Morbegno insieme alla trentina di operai lecchesi.

“Ce l’aspettavamo – spiega Antonio Esposito, rappresentante dei lavoratori – purtroppo era nell’aria da tempo mentre le trattative della vendita aziendale sono ancora nella totale incertezza”. “Tra noi ci sono lavoratori prossimi alla pensione e che finita la mobilità, Renzi permettendo, possono salutare il mondo del lavoro;  altri   invece, gente con una famiglia da mantenere,  dovranno trovarsi una nuova occupazione – spiega Massimo Polvara – per loro non sarà affatto facile”.

Il taglio più grosso è stato effettuato proprio a Morbegno dove 100 lavoratori (tra cui i 30 lavoratori lecchesi)  hanno dovuto accettare la mobilità mentre altri 130 resteranno in forze all’azienda; di questi , però, circa 50 ruoteranno su periodi di cassa integrazione. Nove dipendenti della ditta di Legnago, che vede impegnate quasi 500 maestranze, sono stati trasferiti a Lecco per occuparsi di amministrazione e finanza.

Riello 2Dalla sede della Uil di Corso martiri, dove i lavoratori si sono ritrovati per compilare le pratiche della mobilità, fanno sapere che la trattativa con il gruppo Viessman, che ha avanzato la sua offerta d’acquisto, avrebbe subito una battuta d’arresto nel marzo scorso, ad un passo dalla firma dell’accordo.

Secondo quanto spiega il sindacato, i tedeschi avrebbero chiesto ulteriore documentazione alla Riello per valutarne lo stato di “salute” che, secondo la Uil, avrebbe accumulato debiti finanziari per oltre 300 milioni di euro e quote di restituzioni impossibili per l’attuale fatturato.

“Entro la fine dell’anno deve assolutamente concludersi questa operazione, che già avrebbe dovuto trovare la sua fine ad aprile senza però sfociare in un accordo– spiega Enrico Azzaro della Uilm – in gioco non ci solo i cento lavoratori di Lecco ma anche altre aree come lo stabilimento in Polonia, centinaia di altri lavoratori. La prospettiva Viessman è una prospettiva di futuro se viene realizzata e i dipendenti la attendono con ansia. La pagina nera di oggi, ovvero i lavoratori che non sono riusciti ad essere ricollocati dopo due anni di ammortizzatore sociale, è parte di una questione più generale di difficoltà nel rientrare nel mercato del lavoro e per questo chiediamo un tavolo istituzionale con Provincia, sindaci e Regione per analizzare e trovare insieme soluzioni per dare prospettive alle persone”.