LECCO – Riceviamo e pubblichiamo:
Qualche giorno fa leggevo di una denuncia di p. Alex Zanotelli, direttore di Mosaico di Pace, sulla politica armiera del governo. Crosetto non ne vuole sapere della legge 185 perchè questa risulta essere un freno ad una attività industriale tra le più lucrose. Il ministro, sembra, arrivi a chiedere addirittura di creare una banca ad hoc per supportare l’export di armi. Tutti elementi che fanno esultare di gioia coloro che guadagnano dal mercato delle armi. E’ il trionfo del complesso militar-industriale che con entusiasmo approva il vassallaggio dell’Europa agli USA.
Basterebbe riflettere sulla ingente spesa militare nazionale e l’assenza di fondi per la scuola, la sanità, etc.
Come non convenire su quanto Papa Francesco ribadisce quando afferma che la guerra è una sconfitta e che questa è l’ora più buia: lutti, sofferenze, distruzione? Facciamo esperienza di quanto la guerra ci coinvolga così tanto che ci diventa quasi impossibile fermarla!!!
Alla luce di queste brevi considerazioni, mi sembra “strano” voler continuare a celebrare il 04 novembre come Giorno dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate. Legare l’unità nazionale alle forze armate mi sembra piuttosto deleterio; ed è ancor più diseducativo coinvolgere anche le scolaresche a raduni di autorità civili e militari.
In una visione nonviolenta di comunità che promuova armonia tra persone e popoli forse bisognerebbe evidenziare che l’unità d’Italia è continuamente tessuta
dalle tante persone che dedicano la loro vita a far crescere i nostri figli nel mondo scolastico insegnando loro la stretta relazione tra pace, dialogo e convivialità delle differenze;
dai tanti medici e infermieri che, sottopagati, hanno messo a rischio la loro vita durante la fase acuta della pandemia e continuano ancora oggi a prendersi cura della nostra salute;
dai tanti che nel mondo dell’associazionismo, del volontariato e delle organizzazioni non governative si impegnano a salvare vite, a curarle, a prendersi cura della nostra casa comune;
dalle tante cittadine e cittadini che si impegnano a pagare le tasse per poter sostenere una famiglia nazionale che poggi sui diritti condivisi e non sui privilegi delle autonomie.
In una parola, da tutti coloro che singolarmente o in modo strutturato sono impegnati a creare una cultura di accoglienza, di cooperazione, di dialogo e di vita rifiutando il ricorso alla violenza e alla guerra.
Michele Stragapede Terlizzi