Centrale del Caleotto, scontro sulla delibera. Obiettivo andare al voto nel prossimo Consiglio

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L'impianto di cogenerazione per il teleriscaldamento previsto al Caleotto

In Commissione Urbanistica acceso dibattito sulla richiesta di sospendere l’efficacia della variante urbanistica

Arpa ammette l’errore nei calcoli iniziali, il Comune parla di delibera “di fatto congelata”. Resta la domanda: “La centrale migliorerà o peggiorerà la salute dei lecchesi?”

LECCO – La vicenda della centrale di cogenerazione al Caleotto è tornata al centro del dibattito politico lecchese con una lunga e tesa seduta della Commissione consiliare Urbanistica. Al centro del confronto la proposta di delibera di iniziativa consiliare presentata dai consiglieri Lorella Cesana (Lecco Ideale) e Corrado Valsecchi (Appello per Lecco), con cui si chiede di annullare l’efficacia esecutiva della delibera del 29 settembre 2025, quella che ha approvato la variante urbanistica necessaria alla realizzazione dell’impianto.

Gli stessi consiglieri avevano già sollecitato lo stop alla delibera, sostenendo che, dopo l’emersione di un errore tecnico nella prima relazione ambientale e la successiva nuova documentazione presentata dal proponente, il quadro istruttorio fosse radicalmente mutato e imponesse maggiore cautela da parte del Comune.

In Commissione, Cesana e Valsecchi hanno ribadito una linea chiara: “Non si tratta – hanno insistito – di decidere se la centrale si debba fare o meno, ma di assumere una decisione “autotutelante” per il Consiglio comunale, sospendendo l’efficacia di un atto approvato sulla base di presupposti tecnici che oggi appaiono quantomeno controversi”.

La consigliera Cesana ha ricordato come i pareri tecnico e contabile sulla proposta di delibera siano entrambi favorevoli e non mettano in discussione la legittimità formale della richiesta. “Il cuore politico dell’iniziativa – ha spiegato – è quello di tutelare sia i cittadini sia lo stesso Consiglio comunale, che a settembre aveva approvato la variante con il voto contrario delle minoranze. La delibera – ha insistito – interviene su un aspetto puramente procedurale: chiede di sospendere l’efficacia esecutiva della precedente decisione, in attesa che il quadro tecnico‐ambientale venga chiarito da Regione, Provincia e dagli enti competenti. In questo senso, la proposta è letta dai proponenti come un atto di prudenza istituzionale, non come un pronunciamento di merito definitivo sul teleriscaldamento”.

Ancora più netto il consigliere Valsecchi, che ha ricordato come Regione Lombardia e Provincia di Lecco abbiano già sospeso i rispettivi procedimenti autorizzativi, mentre il Comune non ha ancora assunto un atto politico esplicito in questo senso. La delibera, ha sostenuto, sarebbe quindi un allineamento alla linea di cautela espressa dagli altri livelli istituzionali: “La sospensione dell’efficacia della variante – è la tesi – è un atto di autotutela del Consiglio, utile a tutti: a chi ha votato a favore, a chi si è astenuto e a chi ha votato contro”.

Secondo Valsecchi, insistere nel rinviare l’esame in aula significherebbe solo “allungare il brodo”, mentre la città avrebbe diritto a sapere chi, il 22 dicembre, vorrà votare contro o a favore della sospensione.

Molto critico anche l’intervento del consigliere Stefano Parolari (Lega), che ha ricordato come l’intera vicenda sia riesplosa proprio grazie a un accesso agli atti che ha permesso di scoprire un errore procedurale e di calcolo nella prima relazione a supporto del progetto, errore che – ha sottolineato – non è stato rilevato “da un filotto di enti” coinvolti nel procedimento.

Parolari ha insistito su un punto rimasto scoperto, a suo dire, sin dalla discussione di settembre: la mancata valutazione, in sede urbanistica, del tema delle “industrie insalubri di prima classe” richiamando l’articolo 19 delle Norme Tecniche di Attuazione del PGT vigente. Una domanda posta in Consiglio il 29 settembre, ha ricordato, alla quale non sarebbe ancora stata fornita una risposta formale. Sul piano politico, il consigliere ha parlato apertamente di un problema di credibilità delle istituzioni: l’emersione di errori “grossolani” e la necessità di una nuova istruttoria metterebbero in difficoltà non solo il proponente, ma l’intera catena dei controlli, chiamata a verificare atti che toccano direttamente la salute pubblica.

Se sul piano giuridico e procedurale il dibattito è complesso, sul piano sostanziale alcuni interventi hanno riportato la discussione all’essenziale. Il consigliere Alberto Anghileri (Alleanza Verdi e Sinistra – Cambia Lecco) ha posto la domanda che, in definitiva, interessa di più ai cittadini: “la centrale del Caleotto migliora o peggiora la situazione ambientale e sanitaria dei lecchesi?”. Per Anghileri, tutte le discussioni su delibere, sospensioni e procedure restano secondarie rispetto a questo interrogativo di fondo. “Il voto del 29 settembre – ha ricordato – era comunque subordinato ai pareri favorevoli di Regione e Provincia, che oggi hanno sospeso l’iter: di fatto – ha osservato – quella delibera è già ferma. Ma la risposta sulla ricaduta concreta in termini di qualità dell’aria non può che arrivare dagli enti tecnici e dagli organismi competenti, non dal Consiglio”.

Un esito che, al momento, nessuno è ancora in grado di fornire in modo definitivo.

L’intervento di Arpa: errore riconosciuto, ma “le emissioni diminuiscono”

Collegata da remoto, la direttrice del Dipartimento di Lecco e Sondrio di Arpa Lombardia, Emma Maria Adele Porro, ha cercato di fare chiarezza sul quadro tecnico. L’agenzia, ha ricordato, si è occupata in prima battuta di tre ambiti: emissioni in atmosfera, scarichi idrici e rumore, chiedendo più volte integrazioni al proponente.

Sulla parte più controversa, quella modellistica, Porro ha spiegato che l’errore nella prima relazione riguardava la quantificazione delle emissioni annue: “Una cifra di 13.000 tonnellate di ossidi di azoto (NOx) ottenuta moltiplicando per errore le ore di funzionamento già espresse su base annuale. In realtà, secondo i calcoli successivi, il dato corretto sarebbe di circa 12 tonnellate annue, tre ordini di grandezza in meno rispetto a quanto inizialmente trasmesso”.

Corretto l’errore, Arpa ha rifatto i calcoli tenendo conto dei limiti emissivi previsti dalla normativa regionale più recente e dell’abbattimento degli NOx garantito da sistemi di riduzione non catalitica. Il risultato, stando ai conti illustrati, indicherebbe comunque un decremento netto delle emissioni rispetto allo scenario attuale, dell’ordine di circa il 49%, anche assumendo il limite massimo autorizzabile più “largo”.

La direttrice ha però precisato che la nuova documentazione trasmessa dal proponente – quella che, secondo Cesana e Valsecchi, descrive uno scenario progettuale diverso da quello esaminato in conferenza di servizi – è in fase di valutazione a livello centrale e non è ancora stata oggetto di un parere definitivo.

Un altro capitolo importante del confronto ha riguardato i controlli futuri sull’impianto, qualora venisse autorizzato e realizzato. Rispondendo alle domande dei consiglieri, la dottoressa Porro ha spiegato che sui cogeneratori sono previsti sistemi di misura in continuo delle emissioni (SME, sistemi di monitoraggio in esercizio). Arpa effettua un primo controllo alla messa a regime dell’impianto, per verificare che i valori reali rispettino i limiti autorizzati. Successivamente, i controlli vengono programmati con periodicità legata alla tipologia di impianto e al quadro normativo: per gli impianti soggetti ad AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) è previsto almeno un controllo ogni tre anni; nel caso in esame, non essendo AIA, la frequenza non è prefissata ma resta comunque nelle competenze dell’agenzia e degli enti che possono richiedere verifiche mirate.

Gli esiti dei controlli vengono trasmessi a Provincia, Comune e ATS; non sono pubblicati automaticamente sul sito, ma sono accessibili ai cittadini tramite accesso agli atti. Un punto su cui diversi consiglieri hanno insistito, chiedendo che in futuro si studi una forma di comunicazione più diretta e trasparente verso la cittadinanza.

L’interpretazione giuridica del Comune: “La delibera è già senza effetti”

Sul piano normativo, è intervenuto l’assessore all’Urbanistica Giovanni Rusconi, che ha voluto ribadire la posizione dell’amministrazione. Secondo l’assessore, “nel Testo Unico degli Enti Locali non esiste una norma che consenta al Consiglio di “sospendere” una propria delibera. Il riferimento alla legge 241/1990 sull’autotutela amministrativa – ha sostenuto – non sarebbe direttamente applicabile nel modo indicato dai proponenti”.

Rusconi ha ricordato che la delibera di settembre riguarda esclusivamente aspetti urbanistici, e che, per legge, l’autorizzazione unica all’impianto spetta alla Provincia, su procedimento che integra eventuali varianti urbanistiche comunali. Finché Regione e Provincia tengono sospeso l’iter – per valutare anche l’eventuale assoggettamento a Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) – la variante approvata dal Consiglio “non produce alcun effetto concreto”: nessuno, è stato ripetuto, potrà domani “mettersi a costruire la centrale del Caleotto”.

Di qui la convinzione della maggioranza che la “moratoria” chiesta da Cesana e Valsecchi sia, nei fatti, già operativa, anche senza un nuovo voto consiliare.

Prossime tappe: la parola al Consiglio

Al termine degli interventi, tra domande incrociate e precisazioni tecniche, in Commissione è emersa una convergenza almeno su un punto: il caso Caleotto non può restare confinato a livello di commissione.

Lo ha sintetizzato il consigliere Casto Pattarini (PD), che ha definito “utile” questo passaggio, pur non esaustivo: l’”incidente” tecnico ha rallentato il procedimento ma ha anche costretto tutti – amministrazione, opposizioni, enti tecnici – ad alzare il livello di attenzione, rendendo evidente quanto il tema sia sentito in città.

Ora, il passaggio chiave sarà il Consiglio comunale del 22 dicembre, dove la proposta di delibera di Cesana e Valsecchi dovrebbe approdare all’ordine del giorno. Sarà lì che i gruppi politici saranno chiamati a esprimersi, alla luce dei pareri tecnici e delle valutazioni giuridiche, sulla scelta se sospendere o meno l’efficacia esecutiva della variante urbanistica.