Cittadinanza, Boscagli: “ius soli” non adatto

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L'ex assessore regionale Giulio Boscagli

MILANO – “Il processo di inclusione dei migranti e le azioni messe in atto per promuoverlo sono un tema centrale ma, pur tenendo presente che in Italia la legge vigente in materia è datata 1992, sono convinto che l’introduzione dello ‘ius soli’, nella sua forma più pura, non possa essere la soluzione più adatta”. Così l’assessore regionale alla Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarietà Sociale Giulio Boscagli ha motivato la scelta di votare contro, in Consiglio regionale, alla mozione n.316, relativa al “Riconoscimento della cittadinanza alle persone ed ai minori nati e cresciuti in Italia da genitori di origine straniera”.

“Sono più di uno i motivi – continua Boscagli – che mi portano a questa conclusione, primo fra tutti il fatto che negli altri Paesi europei, anche in quelli con una più lunga esperienza di immigrazione, non vige lo ‘ius soli’ puro e che quindi l’Italia sarebbe il primo Paese a prevedere tale modalità. Un’adozione che potrebbe costituire un elemento di attrazione per ulteriori flussi migratori legali e illegali”.

“Inoltre – spiega Boscagli – il tema dell’identità civica non si pone certo alla nascita e nemmeno negli anni immediatamente successivi. Per questo, la concessione della cittadinanza alla nascita non è condizione necessaria per far sì che i minori godano dei diritti civili e sociali. Nel nostro ordinamento, infatti, i bambini godono pienamente di tali diritti a prescindere dalla cittadinanza”.

“Per questi motivi – ricorda l’assessore alla Famiglia – ritengo che l’adozione dello ‘ius soli’ non darebbe particolari benefici mentre potrebbe essere controproducente. Senza considerare il fatto che certe tematiche sono di competenza nazionale e del Governo, non certo di una Regione. Credo che gli stessi obiettivi dei promotori sarebbero meglio perseguiti dando la possibilità, ai nati in Italia da genitori stranieri, di acquisire la cittadinanza nell’adolescenza, come avviene ad esempio in Francia. Si tratterebbe così di un acquisizione volontaria in un periodo della vita dove è più consapevole il futuro della persona e il senso di appartenenza”.

(Dal Notiziario del Consiglio Regionale della Lombardia)