A 20 anni dall’impresa sulla via Solleder in Civetta gli amici ricordando il grande alpinista
Questa sera seconda serata del Festival con Alessandro Baù
LECCO – Si è aperto con una serata dedicata a Marco ‘Butch’ Anghileri e all’impresa compiuta sul Civetta nel 2000 il Lecco Mountain Festival 2020, giunto alla sua seconda edizione. La rassegna quest’anno è stata ridotta a causa dell’emergenza Covid ma nonostante le limitazioni porterà in città, presso l’auditorium della Camera di Commercio, tre serate di grande alpinismo.
La prima è andata in scena giovedì sera con ‘Alpinismo Lecchese’, un format che vuole ripercorrere le tappe e le ricorrenze delle conquiste alpinistiche dei protagonisti lecchesi (del passato ma anche dei tempi più recenti). Il protagonista di quest’anno è stato Marco Anghileri, alpinista scomparso nel marzo 2014 sul Monte Bianco, raccontato attraverso i ricordi dei suoi amici alpinisti, membri del Gruppo Gamma di Lecco.
Punto di partenza di questo viaggio è stata l’impresa compiuta dal Butch tra il 14 e il 18 gennaio 2000 quando, trentenne, salì in prima invernale solitaria la via Solleder sulla parete Nord Ovest del Civetta. A ripetere la vita, un mese fa insieme alla moglie, è stato l’alpinista Alessandro Baù, invitato sul palco a ricorda il Butch insieme a Mario Valsecchi, Andry Dell’Oro e Manuele Panzeri, storici amici e compagni di arrampicata.
“La Civetta è praticamente il sogno di tutti gli alpinisti. Mentre salivo la Solleder pensavo a quello che aveva fatto il Butch 20 anni fa – ha ricordato Baù – qualcosa di incredibile, un capolavoro. Io ho fatto la via in condizioni decisamente meno estreme, ho beccato anche un timido raggio di sole, che da sempre carica in certi contesti. Marco invece ha salito la via in pieno inverno con la parete in condizioni estreme, da solo. Io non ho praticamente mai scalato in solitaria, preferisco la cordata, quindi non so dire né spiegare cosa possa portare qualcuno ad affrontare una salita del genere, in inverno, da solo. Immagino però che una volta in vetta Butch avesse già la mente verso il prossimo obiettivo. Quando realizzi un sogno del genere non sei arrivato, sono come degli step”.
Sono stati i ricordi degli amici di sempre a delineare il profondo e speciale legame tra il Butch e la montagna. Un legame innato, tramandato dal nonno prima e da papà Aldino, presente in sala, poi, a lui e al fratello Giorgio, scomparso in un tragico incidente stradale a soli 27 anni. “Con una famiglia così – ha ricordato Mario Valsecchi – Marco non poteva che diventare un grande alpinista”.
La chiaccherata tra amici sul palco dell’Auditorium ha delineato ancora una volta i contorni di Marco Anghileri non solo come alpinista ma anche come uomo entusiasta e amante della compagnia, nonostante le grandi imprese compiute da solo.
“Il Butch era un grande organizzatore, scalava spesso in solitaria ma adorava la compagnia – ha detto Manuele Panzeri – indimenticabili in questo senso le serate trascorse ai Piani Resinelli al termine delle quali si decideva l’indomani di andare a scalare in Grigna. Con lui si camminava sempre uno sproposito, ma anche in questo il Butch era metodico: l’allenamento, la preparazione del materiale. Ma era anche un improvvisatore, magari ti chiamava e ti proponeva di fare delle cose che rimanevi li a pensare diversi minuti se era il caso, poi andavi e ti divertivi. Tanto improvvisava quanto aveva le idee ben chiare e non lasciava nulla al caso, mai”.
Andry Dell’Oro ha ricordato l’entusiasmo di Marco Anghileri: “Aveva una dote, trovava il bello in tutto. Non ho mai sentito dire al Butch, di ritorno da una via, che era brutta o che la sconsigliava, tant’è che una volta, con il mio storico compagno di cordata, ho deciso di seguire un suo suggerimento e sono andato a fare una via in Grignetta, non ricordo nemmeno più come si chiamasse. So solo che tornati ai Resinelli ci siamo fermati da lui a bere una birra. Raggiante mi aveva chiesto: ‘Allora, piaciuta la via? Bella vero?’, ricordo di averlo mandato a quel paese. Era stata la via più brutta che avessi mai fatto! Ma lui era così, entusiasta”.
Tra le varie imprese ricordate c’è anche l’incredibile concatenamento estivo, sempre nel 2000, delle vie Vinatzer/Messner alla Sud della Marmolada, la Solleder alla Nord Ovest del Civetta e lo Spigolo Gilberti alla Nord dell’Agner. il Butch aveva affrontato oltre 3 mila metri di arrampicata e 4 mila metri di dislivello in poco più di 14 ore.
“Crediamo che la cosa più bella che ci ha lasciato il Butch sia proprio quest’entusiasmo e questo impegno, continuo, non solo verso l’alpinismo ma anche verso l’amicizia e la convivialità che tanto amava” hanno concluso gli amici.
Il Lecco Mountain Festival proseguirà questa sera, venerdì 16 ottobre, sempre presso la Camera di Commercio con una serata dedicata ad Alessandro Baù, “Space Vertigo: dalle pareti della Patagonia alle Tre Cime di Lavaredo”. L’appuntamento è alle ore 21. Ingresso su prenotazione (leccomountainfestival.com)