Referendum sul lavoro, CGIL Lecco contribuisce con oltre 7 mila firme

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Referendum lavoro CGIL Lecco

Quattro quesiti referendari presentati per ridare dignità e tutela ai lavoratori

Il Segretario Generale Riva: “Lavoro in Italia troppo precario e salari troppo bassi. Tre persone al giorno in media muoiono lavorando”

LECCO – Oltre 7 mila firme raccolte in due mesi di banchetti in mercati, eventi pubblici, numerose assemblee nei luoghi di lavoro e nelle sedi territoriali gestite dallo SPI. Questo il contributo dato da CGIL Lecco alla raccolta firme in formato cartaceo promossa da CGIL per la presentazione di quattro quesiti referendari sul lavoro.

L’obiettivo della campagna a livello nazionale è quello di abrogare alcune leggi che impediscono alle persone di avere un impiego stabile, dignitoso, tutelato e sicuro. Nello specifico, si chiede ai cittadini una firma per ridare a tutti i lavoratori il diritto alla reintegra nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo (quesito 1), innalzare le tutele contro i licenziamenti illegittimi nelle imprese con meno di 15 dipendenti (quesito 2), combattere la precarietà limitando l’utilizzo dei contratti a termine a causali specifiche e temporanee (quesito 3) e introdurre la responsabilità in solido delle aziende committenti nel sistema degli appalti in caso di infortunio e malattia professionale (quesito 4).

Ampiamente superata la soglia di 500 mila firme necessarie a rendere valido l’iter referendario, con quasi 1 milione raccolte a livello nazionale. Di queste oltre 7 mila le sottoscrizioni provenienti dalla nostra provincia, delle quali circa mille raccolte tramite la piattaforma online.

“Uno sforzo significativo se si considera anche il fatto che, per legge, le firme cartacee dovevano essere prima autenticate da figure qualificate obbligatoriamente presenti ai banchetti (consiglieri comunali/provinciali, avvocati, funzionari della Provincia ecc.) e successivamente vidimate dai Comuni di residenza dei sottoscrittori tramite l’emissione dei relativi certificati elettorali – spiegano dal sindacato -. Un traguardo reso possibile dalla capillare presenza sul territorio della nostra organizzazione – continuano non solo in termini di luoghi fisici ma anche di delegati aziendali e volontari pensionati che rappresentano la spina dorsale del sindacato. Tutto ciò è stato reso possibile da un lavoro di squadra che ha visto le categorie della CGIL impegnate nel perseguimento del comune obiettivo”.

Lunedì 8 luglio si è conclusa la raccolta delle firme in formato cartaceo, è invece ancora attivo, fino al 25 luglio prossimo, il formato online.

Diego Riva, Segretario Generale della CGIL di Lecco: “Il lavoro in Italia è troppo precario e i salari sono troppo bassi. Tre persone al giorno in media muoiono lavorando. Il sistema degli appalti e dei subappalti selvaggi è stato assunto come principale modello organizzativo da molte aziende private e pubbliche. È arrivato il momento di dire basta e di cambiare la realtà, per questo abbiamo deciso di mettere in campo un percorso referendario che permetta ai cittadini di avere voce in capitolo. La risposta è stata straordinaria e i numeri parlano chiaro: le persone vogliono un lavoro più stabile, dignitoso, tutelato e sicuro”.

Aggiunge Riva: “Abbiamo portato a termine la prima parte della nostra missione, nei prossimi mesi ci aspetta la seconda, forse quella più complicata: convincere gli italiani ad andare a votare la prossima primavera per cancellare definitivamente le leggi che hanno portato a un netto peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro. Trattandosi di un referendum abrogativo è necessario raggiungere il quorum del 50% + 1 degli aventi diritto, un obiettivo tutt’altro che scontato in un periodo di forte astensionismo elettorale”.

Conclude Riva: “Andiamo avanti sulla strada dei diritti e della giustizia sociale. Siamo infatti pronti ad affrontare un nuovo iter referendario, questa volta insieme ad altre associazioni e partiti, per bloccare la nefasta riforma dell’Autonomia Differenziata che, se applicata, aumenterebbe le disuguaglianze economiche e sociali e allargherebbe le spaccature territoriali già esistenti nel nostro Paese”.