Unioni civili e famiglia, il sen. Caliendo ospite di Forza Italia

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LECCO – “Dice di voler fare ma non fa”. Anche le riforme della giustizia targate Renzi, dal diritto di famiglia alla responsabilità civile dei magistrati, soffrono di “annuncite” cronica, quindi “sono necessari emendamenti più incisivi, che Fi ha già presentato o ha pronti”.

Lo ha detto lunedì sera il sen FI, ex sottosegretario alla Giustizia nel governo Berlusconi IV, durante l’incontro pubblico organizzato da Fi Lecco, presente il commissario provinciale Michela Vittoria Brambilla, nella sede di via Marco d’Oggiono a Lecco.

il senatore Giacomo Caliendo,
il senatore Giacomo Caliendo,

L’incontro è stato una vera e propria “rassegna” delle riforme “in corso”, soprattutto sul diritto di famiglia. Per il “divorzio breve” , ad esempio, l’ex sottosegretario considera necessari dei correttivi. “Nel nostro ordinamento – spiega Caliendo – vige la regola generale che per un cambiamento di status come quello implicato da un divorzio, ci sia obbligatoriamente una sentenza e l’intervento di un pubblico ministero, perché vi è un interesse pubblico nello scioglimento degli effetti civili del matrimonio e la negoziazione assistita non dà questa garanzia”.

Tuttavia le proposte finora avanzate, secondo il senatore forzista, “allungano notevolmente i tempi e quindi vanificano la riforma”. Resta la necessità di ridurre la durata dei procedimenti “soprattutto nel caso di minori contesi: bisogna decidere in fretta per evitare ai minori traumi e sofferenze”.

Anche la norma che permette di attribuire ai figli il cognome della madre presenterebbe alcuni inconvenienti pratici: “Implica infatti – ricorda Caliendo -l’impossibilità di ricerca storica sulla famiglia e confusione. La norma prevede che in occasione del primo figlio i genitori scelgano quale cognome dare, se quello del padre, della madre o di entrambi. Se non c’è accordo tra i genitori, al bambino viene dato il cognome di entrambi in ordine alfabetico. Con gli altri figli si adotta il cognome imposto al primo”.

Altro tema di scottante attualità le unioni civili. Ferma la definizione costituzionale della famiglia “come società naturale fondata sul matrimonio”, sottolinea il senatore, non c’è nessuno “che non sia d’accordo sulla necessità di riconoscere alcuni diritti anche alle coppie dello stesso sesso”.

Un ampio capitolo è stato dedicato alla responsabilità civile dei magistrati e per il senatore anche la versione “renziana” rischia di rivelarsi un fallimento: “La proposta del governo che un giudice responsabile di una sentenza versi una cifra pari al massimo alla metà del suo stipendio lordo annuo, circa 60.000 euro, tramite trattenuta di un quinto dello stipendio è insufficiente, è espressione di un Renzi che dice di voler fare ma non fa”.