L’Italia nel Bicchiere. Franciacorta “Satèn”: le bollicine di qualità

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RUBRICA – Per questa tornata i miei saluti vanno in modo particolare agli amanti delle bollicine di qualità. Recentemente ho avuto l’occasione ed il piacere di degustare alcuni Franciacorta “Satèn” davvero interessanti che mi hanno dato le giuste motivazioni per approfondire la conoscenza di questa particolare tipologia di spumante metodo classico che, nonostante sia sulla breccia da un paio di decenni, non è ancora passato di moda.

“Satèn” è una codifica, un marchio registrato esclusivo della Franciacorta, si riferisce ad un prodotto che segue uno specifico disciplinare e che spesse volte è anche il fiore all’occhiello di ogni azienda del territorio.

Innanzi tutto il termine francese “satèn” equivale a “setoso” per le caratteristiche delle bollicine più vellutate e cremose che conferiscono eleganza e finezza.

All’interno del disciplinare della Franciacorta DOCG c’è un capitolo inerente al Satèn che, sintetizzando al massimo, si differenzia dalle altre tipologie perché è un “blanc de blanc” ed è meno effervescente.

Infatti è consentito l’utilizzo di sole uve bianche, nella fattispece Chardonnay e Pinot bianco (poco utilizzato) e la pressione non dovrà superare i 4,5 bar a dispetto della stragrande maggioranza di Champagnes e Spumanti Classici che solitamente arrivano da 5,5 fino 6,5 bar.

La differenza viene calcolata al momento di aggiungere zuccheri e lieviti per ottenere la presa di spuma, fase della lavorazione chiamata ”tirage”, utilizzandone solo 16/17 gr/ lt anziché i soliti 22/24.

Anche il periodo obbligatorio di permanenza sui lieviti è differente dal prodotto ordinario della Franciacorta, sono infatti previsti 24 mesi e 30 mesi per il millesimato.

Finito questo periodo vengono effettuati prima la “sboccatura” e poi il “dosaggio” con l’aggiunta di una liqueur appositamente studiata per conferirgli maggior complessità, equilibrio e la giusta morbidezza. Solitamente ci troviamo di fronte uno spumante “Brut” con residuo zuccherino (apportato dalla liqueur) che va dai 6 ai 12 gr/lt in base alle scelte del produttore, personalmente non ho mai assaggiato un Satèn “Extra brut” e neanche un “Pas dosè”.

Sul mercato l’offerta è particolarmente ampia, anche perché in Franciacorta sono spuntate come i funghi un’infinità di piccole aziende che hanno puntato su un prodotto di nicchia alquanto remunerativo. Infatti i costi dei Satèn acquistati in enoteca vanno dai 20 ai 25 euro fino addirittura a raddoppiare per alcuni millesimati delle aziende più blasonate.

Gli ultimi piacevoli assaggi si riferiscono tanto a piccolissimi produttori quanto ai colossi del territorio e devo ammettere, pur essendo un estimatore del Trento DOC e del Verdicchio spumantizzato, che la media qualitativa è stata eccellente facendo emergere una particolare cura per un prodotto targato esclusivamente Franciacorta.

Tra i più convenienti sicuramente il “Mon Satèn” millesimato 2015 di Villa ed anche quello di Il Mosnel, pure lui mill. 2015. A sorpresa mi è piaciuto, testimoni anche i miei “amici del venerdì” coi quali ho ripreso a condividere qualche assaggio dopo il periodaccio Covid, il millesimato 2014 di Bellavista per il quale non avrei messo la firma (vista l’annata e il prezzo).

Tra i produttori più affermati il “Magnificentia” di Uberti è sempre una certezza mentre tra i piccoli produttori mi h acolpito il Satèn di Le Cantorìe.

Corretti, con sfumature diverse, il millesimato di Barone Pizzini secco e deciso, quello di G.Vezzoli (che nella lavorazione usa lieviti indigeni e zucchero di mosto d’uva) che ben esprime il varietale dello Chardonnay, infine il prodotto di Antica Fratta che mi è sembrato un tantino più corposo degli altri ma comunque da manuale.

Considerando la caratura del prodotto e le sue caratteristiche organolettiche penso proprio che il Franciacorta Satèn vada valorizzato con cibi di qualità, sia nelle “fantasie” servite da aperitivo come ad esempio un mix composto da bruschette con olio extravergine del Lario Orientale, tartine con burro di malga e acciughe del mar Cantabrico, scaglie di Parmigiano “vacche rosse” e capesante gratinate.

Lo vedrei meravigliosamente anche su un piatto unico come il risotto al pesce persico e perfetto per accompagnare una bella cenetta a base di Culatello di Zibello, risotto al Satèn e, visto il periodo, sella di coniglio servita tiepida accompagnata da julienne di funghi porcini.

Con l’acquolina in bocca ribadisco che bisogna proprio…. Assaggiare per credere

Roberto Beccaria


 

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