Lo sanno tutti, nulla di nuovo: nella separazione chi porta il carico maggiore di sofferenza è il figlio. E, tanto maggiore è il livello di contrasto e di conflittualità della coppia, prima, durante e dopo la separazione, tanto più drammatiche diventano le conseguenze per i figli che si trovano, inevitabilmente, in mezzo a un fuoco incrociato.
L’età dei figli, nel momento in cui avviene la separazione, cambia il modo di manifestare e di elaborare questa sofferenza, ma non ne modifica l’intensità.
La cosa bizzarra è che, quando una coppia manifesta l’intenzione di separarsi, chiunque venga coinvolto, parente o amico, chiede ai genitori attenzione per i figli. È una reazione istintiva, di protezione e di salvaguardia per chi si trova a subire una realtà che non chiede. Per chi si trova, suo malgrado, ad inserire dentro di sé, l’idea che tutte le cose, anche gli affetti, finiscono.
Eppure i figli continuano a soffrire, a pagare le conseguenze di un contrasto insanabile.
Questo non significa, ovviamente, che non ci si deve più separare per assicurare il bene dei figli. La convivenza forzata, indifferente e priva di affetto di una coppia non è sicuramente un modello positivo di riferimento. Questo significa che, nelle varie fasi della separazione, è necessario contenere il contrasto affinché questo evento possa essere vissuto nella maniera meno traumatica possibile.
Ma come possono esprimere il loro disagio i figli coinvolti nella conflittualità dei genitori?
Bisogna fare una macro-distinzione legata all’età dei figli o, meglio, legata alla capacità di mettere in parola il vissuto di sofferenza.
Soprattutto nei bambini più piccoli i segnali del disagio passano attraverso il corpo. I disturbi psicosomatici sono il primo sintomo evidente che qualcosa non sta andando. I vari “mal di pancia o mal di testa” che i bambini lamentano non sono solo un modo per attirare le attenzioni dei genitori. Sono il modo per dire che c’è una situazione che non riescono a pensare o che non riescono a “digerire” ma che li fa soffrire poiché non riescono a trovare una soluzione che li possa far sentire meglio. Spesso si può osservare difficoltà ad addormentarsi in bambini che non avevano mai avuto problemi in tal senso o possono ricomparire, durante il sonno, problemi che erano già stati superati come l’enuresi o gli incubi notturni. Altre volte è la pelle che manifesta il disagio attraverso dermatiti, escoriazioni, eruzioni cutanee. La pelle rappresenta il confine del corpo e quando questo confine viene troppo spesso invaso, il corpo si difende come può!
In età scolare sono soprattutto i disturbi del comportamento a far sentire la loro voce. Il rendimento scolastico può peggiorare oppure possono essere messi in atto comportamenti di disturbo fuori e dentro la classe. Ma sono altrettanto preoccupanti anche quei comportamenti di eccessiva adeguatezza: voti sempre ottimi (in condizioni familiari che non dovrebbero lasciare molta serenità per lo studio), crisi di pianto per un brutto voto, comportamenti iper-adattati.
Soprattutto durante la pre-adolescenza e l’adolescenza, iniziano a comparire in tutta la loro forma veri e propri disturbi psicologici: crisi d’ansia, attacchi di panico, pensieri ossessivi, disturbi compulsivi, disturbi del comportamento alimentare, depressione. Spesso si trascurano i segnali di inizio di questa sofferenza, attribuendoli all’instabilità tipica dell’adolescenza. Si tratta invece di veri e propri prodromi, sintomi iniziali di una patologia che, se non viene affrontata con le persone e con le modalità adeguate, rischia di diventare via via più grave.
Spesso i genitori, invece di cercare di capire e di affrontare il sintomo che il figlio sta portando, si chiudono intorno ad esso rinforzando la convinzione del figlio che lo star male, in qualche modo possa riavvicinare i genitori.
In questo modo la sofferenza diventa un collante: il figlio s’offre, immola il proprio benessere al fine di abbassare il livello di conflitto dei genitori, rischiando la rottura dell’equilibrio della propria crescita fisica, psichica e affettiva.
Dott. Baggio Psicologo
Per info : segreteria@figlipersempreonlus.org o allo 0331 28 13 80
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