LECCO – “Prevenzione e gestione delle co-morbidità associate all’infezione da HIV” è il titolo del settimo Workshop Nazionale del Gruppo di Ricerca C.I.S.A.I., l’acronimo che definisce il Coordinamento Italiano per lo Studio delle Allergie da Infezione da HIV, che si svolgerà presso l’Auditorium della Camera di Commercio di Lecco nelle giornate del 19 e del 20 marzo prossimi.
L’evento biennale, sarà organizzato e presentato quest’anno da Paolo Bonfanti, Direttore della Struttura di Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliera della Provincia di Lecco. Vedrà la partecipazione di quasi 200 infettivologi provenienti dalle realtà ospedaliere di tutta Italia che si occupano specificatamente degli aspetti diagnostico-terapeutici delle infezioni da HIV.
“L’avvento di terapie efficaci intorno alla metà degli anni novanta – spiega Paolo Bonfanti – ha rappresentato un importante passo avanti nella storia della infezione da HIV permettendo, dopo la loro introduzione nella pratica clinica, una notevole riduzione della mortalità per AIDS. Oggi poi, grazie a questi trattamenti, si è quasi completamente riusciti a rendere ‘cronica’ una malattia che prima era lenta, ma inevitabilmente fatale”.
Questo grande successo della medicina moderna ha determinato, però, una importante conseguenza: “la cronicità della malattia – puntualizza , infatti , Bonfanti – ha fatto emergere con maggior frequenza alcune patologie, chiamate ‘co-morbidità’. Si tratta di malattie come l’osteoporosi, le patologie cardiovascolari, quadri di decadimento neurocognitivo che affliggono la popolazione HIV positiva più della popolazione generale”.
“Ogni anno, sono circa 4.000 i nuovi casi in Italia di infezione da HIV – continua il Direttore della Struttura di Malattie Infettive del Manzoni – e di questi 1.000 solo in Lombardia: un tasso altissimo di infezioni se si pensa al resto di Italia. Solo nella città di Lecco, presso i nostri Ospedali, abbiamo attualmente in carico ben 630 pazienti affetti da HIV, in costante aumento a causa della cronicità della malattia”. I nuovi casi appartengono principalmente a due categorie: il 50% è rappresentato da persone comprese in una fascia di età tra i 40 e i 55 anni, che hanno contratto la malattia anni fa e che scoprono tardivamente di essere stati contagiati. Dei restanti, purtroppo, il 30% è rappresentato invece da pazienti davvero giovani, compresi in una fascia di età tra i 20 e i 30 anni.
L’appuntamento organizzato e coordinato dallo specialista lecchese, previsto per il 19 e il 20 marzo, farà il punto sullo stato dell’arte, oltre che della malattia, anche delle co-morbidità , affrontando, in particolare, il problema dell’appropriatezza prescrittiva degli esami e degli accertamenti in campo diagnostico.
“L’intento – continua l’infettivologo lecchese Paolo Bonfanti – è anche quello di cercare di definire quali siano gli esami irrinunciabili nel campo di queste particolari patologie sviluppate nella fase ‘cronica’ dell’HIV e quali siano quelli in cui può essere presente un eccesso prescrittivo per il monitoraggio delle condizioni del paziente”.