Tutti gli interventi per stabilizzare il fiume di Dervio
“Materiali fluttuanti e piene non laminate generano e genereranno situazioni critiche. Moderandoli, aumenterà la sicurezza del paese”
DERVIO – “Una volta installate reti e funi, lavoro che richiederà pochi giorni, il pericolo esondazione causato da materiale fluttuante, come tronchi e altri residui, dovrebbe risolversi”.
Insieme alle opere murarie da poco concluse, quelli elencati dal sindaco di Dervio Stefano Cassinelli rappresentano i primi interventi per dare una svolta al corso del Fiume Varrone, spesso impetuoso e incontrollabile come hanno dimostrato i numerosi episodi susseguitesi negli anni, il più grave nel 2019 quando una piena ha costretto i derviesi ad abbandonare le proprie case, in parte allagate insieme alle strade.
Anche nell’ottobre 2020 una decina di residenti erano stati evacuati dopo che il fiume era parzialmente esondato. Senza dimenticare il recente allarme, lo scorso ottobre, che ha fatto temere per qualche ora il peggio alla popolazione, con moltissimi tronchi trasportati a valle. Proprio quel ‘materiale fluttuante’ che si sta cercando di contrastare con le attuali opere, che hanno richiesto l’investimento di 1,3 milioni di euro.
Che non termineranno qui, come annuncia il primo cittadino: “Altri 430 mila euro serviranno per realizzare paratie all’altezza di via Greppi, dove c’è il ponte della ferrovia; 350 mila invece per sistemare briglie e margini, oltre a parti ammalorate”.
Diga di Pagnona e un’ipotetica nuova barriera
Da parte di Regione Lombardia, c’è inoltre in cantiere l’idea di stanziare nuove risorse per realizzare una barriera da collocare molto in alto rispetto al paese, che possa rompere eventuali piene. “Si tratta di una proposta ancora in fase di definizione – sottolinea Cassinelli – ci siamo riuniti giovedì scorso presso l’ente regionale per discuterne e capire quale potrebbe essere l’opera più efficiente. Ci sono diversi interventi, oltre a questo, altrettanto validi ma che richiederebbero somme più elevate dei 900 mila euro che abbiamo a disposizione”.
Andando in porto, l’opera lascerebbe passare 165 metri cubi d’acqua al secondo, un quantitativo che il fiume riuscirebbe a contenere, rallentando la piena. “Moderandola, riusciremmo ad aumentare la sicurezza del paese”.
Oltre agli interventi già attuati, previsti e ipotizzati, è ritornata sul tavolo anche la questione diga di Pagnona, di cui si vorrebbe ripristinare la funzionalità idraulica: “Oggi di fatto non è più una diga – spiega il primo cittadino – certo, c’è una struttura in cemento ma non c’è un effetto laminazione. Enel ha l’obbligo entro il 2029 di svuotarla di tutto il materiale presente. Regione Lombardia, e noi con lei, abbiamo ribadito la necessità di rimetterla in funzione, perché se gestita in maniera oculata può calandrare le piene”.
Conclude Cassinelli: “Fino a che non si risolveranno i problemi di materiali fluttuanti e piene non laminate, le situazioni critiche saranno sempre dietro l’angolo. Una volta era diverso, con il fiume più basso e pulito, e l’assenza di ondate d’acqua come quelle che negli ultimi tempi si stanno verificando”.