Adriatic Marathon: l’influenza ferma Paolo Fogliada, ma a vincere è la solidarietà

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Il Vigile del Fuoco di Lecco amareggiato per non aver potuto terminare l’impresa

“Non era il finale che mi aspettavo, ma siamo riusciti a dare il nostro piccolo contributo nella lotta alla fibrosi cistica”

LECCO – “Purtroppo è andata male. Sono stato costretto a ritirarmi dopo 180 km a causa dell’influenza”. C’è tanta delusione nelle parole di Paolo Fogliada, il Vigile del Fuoco di Lecco, al via della durissima Adriatic Marathon 2023: 1.200 chilometri in sella (7.000 D+) da Francavilla al Mare (Chieti – Abruzzo) a Santa Maria di Leuca (Lecce – Puglia) e ritorno.

C’è amarezza perché dopo tante ore di allenamento non ha potuto coronare l’impresa: “Ero prontissimo, mi sono allenato tanto, ma l’influenza ci ha messo lo zampino – ha raccontato -. In quelle condizioni, dopo soli 180 km percorsi e oltre 1.000 ancora da fare, era impossibile portare a termine l’impresa. Ho provato a fermarmi un attimo per poi ripartire ma non avevo nemmeno la lucidità per stare in sella: a malincuore sono stato costretto a ritirarmi”.

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Dietro all’impresa di Paolo Fogliada, originario della Valchiavenna, c’era una causa nobile che l’influenza non è riuscita a intaccare. Con l’amica Greta Braendle, infatti, ha sfruttato la sua passione per il ciclismo per una finalità benefica creando il progetto “Una cura da record”: “Lo scopo più importante siamo comunque riusciti a raggiungerlo: in questi mesi di sfide in bicicletta siamo riusciti a raccogliere 4.329 euro da utilizzare per combattere la fibrosi cistica. Questo era sicuramente l’aspetto più importante”.

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Dopo un percorso durato mesi e fatto di tante tappe, i ringraziamenti sono fondamentali: “In primis il mio grazie va a tutti coloro che hanno donato e a chi mi ha sostenuto in questi mesi. Poi un ringraziamento particolare va ai tre sponsor che hanno dato concretezza a questa idea tra sport e solidarietà: IMG Ultrasuoni di Mandello nella persona di Emanuele Gaddi; Vitali Sergio Carpenteria Leggera di Mandello e Pneuscar di Gordona di Samuele e Walter“.

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Nonostante la delusione per non aver concluso la sfida Paolo Fogliada guarda avanti: “La passione per la bici non l’ho persa! Non era il finale che mi aspettavo, ma ci saranno nuove sfide. L’importante ora è far tesoro di questa esperienza e ringraziare tutto il movimento della fibrosi cistica: la nostra è solo una piccola goccia ma la speranza è di poter far sempre di più per trovare una soluzione a questa malattia”.

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