Diritti e sfide nel carcere di Lecco: il resoconto del Garante

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carcere pescarenico lecco
L'ingresso della Casa Circondariale di Lecco

Lucio Farina: “Struttura in lieve sovraffollamento”

I detenuti sono per la maggior parte stranieri, tra cui tanti giovani per reati legati ad aggressioni e spaccio

LECCO – 69 detenuti (il dato è di fine dicembre 2023), il 60% dei quali di nazionalità straniera. Il Garante dei diritti delle persone private della libertà individuale Lucio Farina ha presentato nei giorni scorsi in Comune la relazione relativa all’attività svolta nel 2023 presso la Casa Circondariale di Lecco.

Il quadro tracciato è complessivamente positivo: “Rispetto ai problemi che come noto affliggono carceri e case circondariali nel nostro paese a Lecco la situazione è buona – ha fatto sapere Farina – i diritti essenziali dei detenuti vengono ampiamente rispettati, la struttura, pur piccola, è in buone condizioni. Ricordo che nella nostra Casa Circondariale si trovano principalmente persone ancora a processo, in attesa cioè di sentenza e detenuti condannati definitivamente con una pena inferiore ai 5 anni. In questo momento gran parte degli ospiti sono a fine pena, di recente sono giunti a Lecco 4 detenuti provenienti da San Vittore e altri ne arriveranno le prossime settimane”.

Lucio Farina

Farina ha parlato di ‘lieve sovraffollamento’ della struttura: “A inizio febbraio abbiamo avuto in visita il garante di Regione Lombardia, è stato proprio lui ad utilizzare il termine lieve – ha spiegato – a fine dicembre il numero complessivo dei detenuti era di 69 ma il flusso di arrivi e uscite è costante. Prima del provvedimento ‘svuotacarceri’ la Casa Circondariale di Lecco aveva 52 posti, un letto per cella. Poi i posti sono aumentati, le celle individuali sono diventate da due posti letto e i ‘celloni’ da cinque, portando di fatto il numero massimo di ospiti a 89. In un periodo recente siamo arrivati a 83 detenuti”.

Nella struttura oggi convivono oltre una settantina di persone, la  maggior parte (60%) straniere: nord africani, principalmente, ma anche sudamericani e dell’Europa dell’Est. Il restante 40% invece sono cittadini italiani, di cui solo 3 residenti in Provincia di Lecco.

Il dato che francamente mi preoccupa di più è l’età media dei detenuti, che si è abbassata – ha fatto sapere Farina – ultimamente sono entrati ospiti di 21, 22 anni. I reati sono legati principalmente ad aggressioni e traffico di stupefacenti. Dico preoccupante perché ciò che c’è qui dentro è lo specchio di ciò che c’è fuori”.

La presenza di tanti giovani ha creato qualche difficoltà nella convivenza tra detenuti, ma in questi due anni, da quando cioè il dottor Farina ha preso l’incarico di garante, non si sono verificati episodi preoccupanti: “Un po’ di tensione è inevitabile ma la situazione è sotto controllo, i detenuti hanno l’ora d’aria due volte al giorno inoltre le celle restano aperte. Per cercare di smorzare le fatiche di una situazione di forzata convivenza abbiamo attivato dei servizi collaterali tra cui il progetto casa-lavoro e porte aperte in cui gli assistenti sociali del Comune hanno ricominciato ad incontrare i detenuti, è presente anche un Agente di Rete che tiene i contatti con l’esterno della Casa Circondariale. Nel 2023 inoltre abbiamo avviato un lavoro per riattivare la rete di volontariato, speriamo di raccoglierne i primi significativi frutti nel corso di quest’anno”.

Ai detenuti è garantito anche il diritto allo studio grazie a sei insegnanti che operano all’interno del carcere: “Personalmente – ha detto Farina – garantisco presenza una volta ogni settimana, massimo 15 giorni, dialogando con i detenuti, con la Polizia Penitenziaria e gli educatori per capire cosa si può migliorare. A mio avviso la principale problematica è costituita dalla struttura molto piccola. Stiamo cercando di sbloccare l’iter per sistemare il giardino e rifare la pavimentazione, inoltre gli spazi limitati rendono difficile avviare le attività lavorative che sarebbero un beneficio per i detenuti. Oggi sul totale degli ospiti solo una persona è in semi libertà, esce al mattino per lavorare e torna alle 18. La Legge Cartabia in questo senso apre uno spiraglio ma bisogna organizzarsi”.

L’altro problema sollevato dal garante riguarda la gestione di persone con disturbi di salute mentale: “Il personale presente non ha le competenze per gestirle e questo può creare difficoltà, sarebbe importante costruire un raccordo più forte con Asst e Ats”. Infine, il diritto alla difesa: “Questo è forse il diritto meno rispettato, chi ha avvocato o gli viene assegnato è solitamente l’ultimo dei problemi e questo è un peccato perché pratiche che potrebbero essere veloci vengono rallentate. Per questo motivo – ha  fatto sapere Farina – ho aperto un’interlocuzione con l’Ordine degli Avvocati e mi è stato chiesto di avviare una formazione sulla Riforma Cartabia e le pratiche riparative”.

Resta aperto l’ampio tema del ‘dopo’ il carcere: “La pena deve avere anche uno scopo rieducativo – ha ricordato tra gli altri il consigliere Filippo Boscagli che per l’occasione ha presieduto la commissione dedicata alla relazione sulla Casa Circondariale – come Comune dobbiamo necessariamente lavorare pensando al ‘dopo’ e al lavoro, per evitare che chi esca dal carcere ricada in recidive. Bisogna fare in modo che la loro seconda occasione sia reale”.