101.000 persone in tre anni hanno avuto accesso a prestazioni o servizi di salute mentale di ATS Brianza
Disturbi nevrotici e dell’umore i più frequenti, insieme a quelli infantili legati allo sviluppo psicologico
LECCO – Importante lavoro di collegamento e analisi quello messo in campo da ATS Brianza per indagare il disagio psichico sul territorio nelle province di Lecco e Monza.
Tramite l’Unità Operativa di Epidemiologia e l’Unità Operativa di Analisi della Domanda la struttura ha elaborato molteplici dati a partire dai flussi informativi di rendicontazione sanitaria e sociosanitaria gestiti dall’Agenzia, già oggetto di prime riflessioni con stakeholder del territorio, con particolare riferimento alle ASST e ai servizi per la salute mentale adulti e minori.
Presentati in sede di Organismo di Coordinamento per la Salute Mentale e per le Dipendenze, saranno inoltre soggetti ulteriori approfondimenti.
Obiettivo di quest’operazione: studiare l’andamento della salute mentale sul territorio basandosi su criteri oggettivi atti a consentire la valutazione della dimensione e delle caratteristiche del fenomeno, oltre che funzionali a programma gli interventi di servizi e progetti per contrastarlo, anche mediante l’eventuale integrazione con nuove forme di assistenza.
I dati analizzati hanno riguardato il periodo 2016–2019 incrociando e identificando per singolo assistito i milioni di record relativi a oltre quindici differenti tipologie di rendicontazione: sono stati conteggiati gli assistiti e i residenti per i quali è stata individuata almeno una prestazione riconducibile ad una condizione di disagio psichico e sono state adottate in fase di analisi adeguate metodologie di standardizzazione delle informazioni per consentire, per quanto possibile, una lettura territoriale integrata. In totale sono stati identificati oltre 101.000 soggetti al 31/12/2019 che hanno avuto un accesso nel quadriennio a prestazioni o servizi di salute mentale e suddivisi in 11 categorie diagnostiche, pari al 8.4% della popolazione.
Gli utenti sono di genere femminile nel 51% dei casi con categoria diagnostica identificata, che sale al 57% includendo anche gli ulteriori 132.000 soggetti che hanno consumato psicofarmaci in assenza di categorizzazione diagnostica.
Dall’analisi emergono alcuni profili di età di identificazione delle principali categorie di disagio psichico, differenti in età evolutiva, adolescenziale ed adulta, a cui sono associati diversi gradi di gravità e sofferenza individuali, nonché un pesante carico di assistenza che grava sui familiari e onerosi costi economici e sociali.
La categoria identificata più numerosa è quella dei “Disturbi nevrotici” ed include circa 24.000 soggetti con età media di 48 anni (57% femmine), seguono i “Disturbi dello sviluppo psicologico”, tipicamente infantili (età media 12 anni) che comprendono oltre 18.000 soggetti in maggior parte maschi (65%); i “Disturbi dell’umore” interessano 10.500 persone di età media di 59 anni e per oltre 2/3 interessano le donne; i “Disturbi comportamentali” con esordio abituale nell’infanzia e nell’adolescenza sono identificati in media a 15 anni di età e per 2/3 sono maschi, il “Ritardo mentale” viene intercettato per circa 7.000 persone in età giovanile.
Al di là della consistenza numerica, la “Schizofrenia” è un importante capitolo del disagio psichico e interessa almeno 5.600 persone: è riconosciuta prevalentemente tra le donne fino a 60 anni e poi viene identificata più frequentemente tra gli uomini. Un cenno a parte meritano i “Disturbi psichiatrici di natura organica”, che includono 15.000 soggetti di età estremamente avanzata (età media 78 anni), e che marginalmente interessano l’area psichiatrica, e i “Disturbi psichici e comportamentali da uso di sostanze psicoattive” che hanno alcuni problemi di analizzabilità in virtù dell’anonimato che li contraddistingue: è comunque possibile definire che i Servizi per le Dipendenze (SERD) svolgono un importante lavoro di gestione del fenomeno che, grazie a loro, viene meno intercettato dai servizi generici territoriali.
Infine, una sottolineatura va dedicata al consumo di farmaci suggestivi di disagio/disturbo psichico in soggetti non categorizzabili perché anche fruitori di servizi per la Salute Mentale. L’elevato utilizzo di psicofarmaci in persone non in carico ai servizi apre necessariamente una riflessione sul corretto utilizzo di tali prodotti nelle persone con disagio psichico e nella possibilità di accesso ai servizi, sia in termini di disponibilità di risorse del sistema sia in termini di lotta allo stigma.
Nel riaffermare il principio sostenuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che non c’è salute senza salute mentale, ATS Brianza ha dunque implementato un percorso di analisi del funzionamento dei servizi per la salute mentale e delle risposte ai bisogni di salute della popolazione finalizzato al ripensare la programmazione futura, anche alla luce delle vulnerabilità emerse nel corso della pandemia.
“Confermando l’impegno a mantenere il tema della salute mentale al centro dei propri impegni di governance e di programmazione, ATS della Brianza sta organizzando, per il prossimo settembre 2022, in collaborazione con le ASST e gli altri soggetti della rete e dell’Organismo di Coordinamento della Salute Mentale, la Conferenza sulla Salute Mentale che avrà da un lato l’obiettivo di un percorso di approfondimento dei dati e delle azioni di cura della realtà territoriale, dall’altro una funzione propositiva sul tema, valorizzando le azioni, gli interventi, le progettualità e le buone pratiche in atto sul territorio”, conclude il Dr. Carmelo Scarcella, Direttore Generale di ATS Brianza.