Lecco celebra il 4 novembre e pensa alla pace: “Coltiviamo il dialogo”

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Nella mattinata di oggi, sabato, la consueta cerimonia al Monumento dei Caduti

Il Prefetto: “Pensiamo al valore dell’unità nazionale, raggiunto con fatica e con il sacrificio di intere generazioni”

LECCO – Si è svolta questa mattina, 4 novembre, la cerimonia ufficiale per il Giorno dell’Unità Nazionale e la Giornata delle Forze Armate organizzata dalla Prefettura, dalla Provincia e dal Comune di Lecco e con la collaborazione e la partecipazione di numerose associazioni del territorio. Dopo la Santa Messa celebrata al Santuario di Nostra Signora della Vittoria da monsignor Gianni Cesana, con l’accompagnamento del Coro Alpino Lecchese, il corteo accompagnato dal Corpo Musicale Alessandro Manzoni Città di Lecco ha raggiunto il Monumento ai Caduti della città di Lecco.

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Come vuole il cerimoniale, dopo l’alza bandiera e la deposizione delle corone di alloro di Prefettura, Comune e Regione Lombardia, è stata data lettura del Bollettino della Vittoria e del messaggio del Presidente della Repubblica prima degli interventi delle autorità. Ad aprire il momento dei discorsi è stato il presidente di Assoarma Lecco Filippo Di Lelio.

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Successivamente il vice presidente vicario della Provincia di Lecco Mattia Micheli ha posto l’accento sul significato della cerimonia: “Celebrare oggi il 4 Novembre significa combattere l’indifferenza, la scarsa identità nazionale, la poca propensione a pensare al futuro in termini positivi. Davanti a questo monumento vogliamo invitare la cittadinanza a ritrovare un profondo senso di gratitudine nei confronti delle nostre Forze Armate, di tutti gli uomini che impiegano la loro vita fino a sacrificarla per il bene di tutti. Invitiamo tutti a recuperare i valori e gli ideali coloro che hanno dato la vita per garantire a tutti noi la libertà”.

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Mattia Micheli

Il sindaco di Lecco Mauro Gattinoni, in un momento tanto difficile a livello internazionale, ha invitato tutti a rileggere con gli occhi del presente gli avvenimenti della Prima guerra mondiale, le atrocità del conflitto, la lotta per la libertà e l’unità del Paese: “Come si può inserire, oggi, un discorso non retorico mentre insiste la Guerra in Ucraina, si dispiegano attacchi drammatici nella Striscia di Gaza ed altre decine di conflitti attraversano l’Africa e il Medio oriente? Ecco, la risposta deve essere nell’impegno corale per un presente e un futuro di pace. ‘Non più la guerra, non più la guerra! La pace, la pace deve guidare le sorti dei Popoli e dell’intera umanità!’. Questo fu il grido che un grande Pontefice, Papa Paolo VI, rivolse alle Nazioni Unite il 4 ottobre del 1965. Un auspicio che oggi facciamo nostro. Perché oggi la guerra sembra non avere confini. Neppure valgono quelle poche regole che gli uomini sono riusciti a darsi nei conflitti nel corso dei secoli. Quella pace, cui ci siamo abituati dopo il dramma della Seconda guerra mondiale, quasi fosse una condizione acquisita per sempre e irreversibile, sappiamo invece che può venire stravolta dall’imponderabile. A noi, Istituzioni, l’arduo compito di coltivare il dialogo e la diplomazia, ad ogni livello, di tenere insieme una comunità anche nelle ore più faticose e buie, di cercare la pacifica risoluzione delle controversie. Questo l’insegnamento che dobbiamo trarre dalla nostra Storia, dal sacrificio di tanti per la libertà di molti, dall’impegno di quei concittadini che hanno il tricolore nel cuore e ogni giorno si mettono a disposizione degli altri con coraggio e, talvolta, con sacrificio. Viva le Forze Armate, viva l’Italia, ma soprattutto, viva la Pace!”.

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Mauro Gattinoni

Parole condivise dal Prefetto di Lecco Sergio Pomponio che ha concluso i saluti ufficiali: “Le espressioni di pace che abbiamo usato oggi sono le stesse di un anno fa, ma purtroppo la condizione generale del Mondo è decisamente peggiorata, così come è peggiorato il senso di sicurezza collettivo che ci contraddistingue. Queste commemorazioni hanno un loro senso se danno una prospettiva e invitano a riflettere su qualcosa di diverso e oggi volevo soffermarmi sul valore dell’unità nazionale, raggiunto con fatica e con il sacrificio di intere generazioni. Un’unità nazionale che viene continuamente messa in discussione dagli eventi a cui assistiamo, un’unità nazionale che è frutto dell’esito della Prima Guerra Mondiale”.

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Il Prefetto Sergio Pomponio

Il Prefetto, richiamando il pensiero del filosofo Erich Fromm, ha posto l’accento sulla differenza tra libertà “da” e libertà “di”: “La Grande Guerra ha portato all’affermazione della libertà “da”: tante popolazioni si sono liberate dal gioco dell’Impero austro-ungarico; la libertà “di” è invece un concetto più complicato perché è la libertà di essere, ma è anche la libertà di assumersi delle responsabilità, è la libertà di fare e di scegliere. Chissà se i Governanti hanno mai riflettuto su questi concetti, credo che se si fossero concentrati sulla libertà di essere, probabilmente non assisteremmo continuamente a queste tragedie nel mondo”.

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La cerimonia si è chiusa con l’intervento di alcuni studenti dell’Istituto Bertacchi impegnati nel progetto Unicef “Scuola Amica” che hanno letto alcune poesie e hanno cantato canzoni popolari della Grande Guerra.

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Alle ore 21, al Santuario di Nostra Signora della Vittoria, è in programma il XXV Concerto della Vittoria e della Pace con il Coro Alpino Lecchese e Fantje izpod Grmade.