Il Decreto Sicurezza scoraggia le realtà dell’accoglienza
Numeri ridotti e meno risorse, solo tre partecipanti al bando della Prefettura
LECCO – Non solo la Fondazione Sacra Famiglia (leggi qui), altre organizzazioni impegnate negli ultimi anni sul lecchese hanno deciso di non partecipare al bando indetto dalla Prefettura per l’affidamento dei servizi di accoglienza dei migranti.
Succede a Lecco così come in altre zone d’Italia. Fondazione Sacra Famiglia, che a fine anno concluderà la gestione del centro di accoglienza aperto nell’ex convento di Maggianico, ha sottolineato come le risorse messe a disposizione (scese da 35 a 22 euro per ospite) ridotte dal Decreto Sicurezza non consentirebbero “un’accoglienza rispettosa della dignità delle persone” rendendo impossibile il reperimento di “personale (assistenti sociali, mediatori, educatori) essenziale per attuare una vera integrazione dei richiedenti asilo”.
La stessa scelta compiuta, per le medesime motivazioni, dal Consorzio Consolida che in provincia gestiva piccole strutture abitative: “Hanno tagliato tutti i servizi relativi all’integrazione, come l’insegnamento dell’italiano e l’accompagnamento al lavoro, quindi non c’è possibilità di realizzare un percorso di reale integrazione – ci spiega Lorenzo Guerra di Consolida – il modello di accoglienza diffusa in piccole strutture, che avevamo sposato in quanto migliore per favorire le relazioni tra migranti e le comunità ospitanti, è ulteriormente penalizzate perché si obbliga ad una serie di oneri e disposizioni che rappresentano un impegno economico troppo alto per un numero di ospiti contenuto. Per esempio si chiede la presenza di un operatore notturno anche in un piccolo appartamento di cinque persone”.
Consolida gestisce attualmente unità abitative a Lecco (14 ospiti) ad Airuno (7) Sueglio (10) Mandello (6) Lomagna (7).
Fondazione COE, gestore nei primi anni di emergenza delle strutture di Esino e Barzio, già lo scorso bando aveva scelto di non partecipare e così anche questa volta. “Le condizioni burocratiche poste sono complicate, non rivolte al bene degli ospiti” spiega Rosella Scandella del COE.
Il Ferrhotel sarà smantellato?
A fine anno scadrà anche l’attuale gestione del Ferrhotel, che insieme a Cremeno e Maggianico rappresenta oggi una delle strutture principali di accoglienza dei migranti sul territorio lecchese. Progetto ARCA Onlus, che in passato aveva gestito anche l’Hub del Bione, ha deciso di non partecipare al bando prefettizio.
Dalla onlus spiegano che i numeri sono di molto calati (dagli oltre 100 ospiti previsti sono scesi agli attuali 76) e con l’emergenza conclusa questa realtà dirotterà il proprio impegno verso altre necessità umanitarie.
La riduzione del numero di ospiti complessivi sul territorio, con l’imminente cambio di gestione, da quel che si apprende, potrebbe anche prefigurare lo smantellamento dell’attuale centro di accoglienza a due passi dalla stazione, per dirottare i migranti verso altre strutture.
Solo tre partecipanti al bando
Sono quattro i bandi pubblicati dalla Prefettura di Lecco: fino a 50 posti per unità abitative, un secondo bando fino a 50 posti per centri collettivi, un terzo da 51 a 300 posti per centri collettivi, infine un bando demaniale per il Cas di Airuno per 40 posti.
Il 21 ottobre è scaduto il termine di presentazione delle domande di partecipazione e solo tre realtà hanno depositato la propria richiesta: si tratta della Comunità Il Gabbiano Onlus, Progetto Itaca Onlus e della Cooperativa Sociale Medihospes Onlus.
“A noi non interessa il numero di partecipanti, ma che sia sufficiente da garantire il numero di posti richiesti dal bando – spiega il viceprefetto vicario Gennaro Terrusi – lo scopriremo all’apertura delle buste il prossimo 5 novembre. Se così non dovesse essere, agli aggiudicatari è comunque richiesta la disponibilità ulteriore di posti nella percentuale del 20%”
“Partecipiamo per non vanificare anni di lavoro”
Hanno deciso di esserci, ma non nascondono le difficoltà gli operatori de Il Gabbiano: “Il bando, per come è strutturato, rende complicato se non impossibile gestire l’accoglienza puntando ad un’integrazione concreta – spiega il referente Emanuele Manzoni – mancano le risorse per una presa in carico vera, per l’affiancamento psicologico, l’insegnamento della lingua italiana, aspetti che riteniamo cruciali”.
“Abbiamo fatto le nostre riflessioni negli ultimi mesi, sapendo da tempo della scadenza del bando, e come equipe abbiamo deciso di partecipare perché riteniamo che la nostra presenza abbia avuto effetti positivi e moltiplicatori nell’ambito dell’accoglienza, dando risultati importanti. In questi anni abbiamo creato una rete di relazioni con altre realtà associative, un patrimonio sociale che non vogliamo si disperda. Faremo un’accoglienza ‘a perdere’, dovremo mettere tempo e risorse nostre ma non ci presteremo al gioco di abbassare il livello qualitativo dell’accoglienza. Riteniamo sia una partita troppo grande per il nostro territorio”.