La Corte dei Conti ha risposto ad alcune domande inoltrate dal Comune di Casatenovo
Ancora tutta da scrivere la strada per far uscire Retesalute dal limbo tra ipotesi e tecnicismi contrapposti
MERATE – Giorni cruciali per il futuro di Retesalute, l’azienda speciale costituita da 27 comuni del Meratese, del Casatese e dell’Oggionese, gravata da un deficit finanziario di quasi 4 milioni di euro. Dopo l’incontro tra il consiglio di amministrazione e i sindaci avvenuto mercoledì sera, ieri mattina, giovedì, si è tenuto in Comune a Merate un tavolo tra i segretari e il Cda per affrontare, da un punto di vista squisitamente tecnico, la situazione.
In discussione le ipotesi finora ravvisate per far fronte al buco, registrato nelle ultime annualità, di cui si è avuto pubblicamente contezza nel corso delle ultime riunioni dell’assemblea dei soci nel corso delle quali la presidente del Cda Alessandra Colombo, affiancata dalla responsabile contabile Laura Mattiello, avevano presentato il quadro della situazione proponendo ai soci, dopo aver ricevuto la consulenza degli esperti Giuseppe Munafò e Francesco Ferrari, di ripianare, ognuno secondo la sua quota, il debito maturato negli anni.
Un’ipotesi, quella del riconoscimento del debito fuori bilancio, su cui non tutte le amministrazioni comunali si sono dette concordi, a partire da Merate che, per allargare il fronte della discussione, ha commissionato, alcune settimane fa, uno studio a un consulente terzo. Il parere, giunto dallo studio D’Aries e partners, suggerisce l’ipotesi della creazione di una nuova Retesalute, mettendo in liquidazione l’attuale azienda speciale con la sua coda di debiti e responsabilità da accertare. Una terza via (oltre alla liquidazione amministrativa coatta che tutti vorrebbero evitare) che fa discutere e su cui non tutti sono d’accordo, intravedendo, oltre alla fine del percorso iniziato nel 2005, anche altre incognite e costi maggiori rispetto al ripianamento delle perdite.
In questi giorni è giunto anche il parere della Corte dei Conti, a cui il Comune di Casatenovo si era rivolto chiedendo un parere articolato su quattro punti. La Corte ha giudicato inammissibili alcune richieste, ovvero quelle che riguardano casi concreti (le presunte tenute contabili non corrette e il conseguente riflesso sui rendiconti annuali) non potendo, nella sua funzione consultiva, entrare nel merito della questione.
Si è invece espressa su altri punti, riconoscendo come necessario l’accantonamento in un fondo vincolato delle somme negative non immediatamente ripianate. Per quanto riguarda invece il riconoscimento del debito fuori bilancio, ha sottolineato che lo strumento è ammesso se previsto dalla Statuto dell’azienda speciale e se il disavanzo è imputabile a fatti di gestione. Con la precisazione che il mancato ricorso al riconoscimento del debito fuori bilancio non esime ovviamente i comuni dall’obbligo di ripianare i disavanzi accertati.
Il pallino torna così in mano ai sindaci soci, a cui il Consiglio di amministrazione, dopo aver trasmesso il consuntivo 2019, ha promesso di illustrare, entro 10 giorni, il preventivo 2020. L’obiettivo sarebbe quello di raggiungere una sintesi tra le posizioni fin qui emerse dando futuro e respiro a un’azienda speciale in cui lavorano ben 83 dipendenti, preoccupati per le proprie sorti lavorative. Come raggiungere questa meta resta un percorso ancora tutto da scrivere visto che non tutti i sindaci sono concordi nel ritenere che le perdite registrate negli anni passati siano imputabili a fatti di gestione.