RUBRICA -Cari lettori, eccoci di nuovo insieme come ogni venerdì. In questi giorni impazza il “caro bollette”, I negozi spengono le luci e si discute se accendere o meno le luminarie natalizie e allora mi è venuto in mente di raccontarvi di quando a Lecco arrivò l’illuminazione pubblica, rigorosamente ad olio!
Era il mese di ottobre del 1837; a quell’epoca la nostra bella cittadina era ancora un “borgo” e in via sperimentale si avviò un impianto composto da otto lampade. I costi dell’esperimento furono coperti dalle offerte di privati cittadini grazie ad una campagna di raccolta fondi promossa dal deputato (così venivano definiti quelli che oggi chiamiamo assessori) Giovanni Battista Cima. La fase sperimentale durò fino al 1844 allorquando si decise di rendere l’illuminazione permanente e di aumentare il numero delle lampade; il progetto per l’illuminazione fu affidato a Francesco Provasi e la realizzazione delle lampade a Giuseppe Garganico (giunto a Lecco dopo aver allestito l’illuminazione a Pavia).
La nuova illuminazione entrò in funzione la notte di Capodanno fra il 1843 ed il 1844 destando stupore e meraviglia; le lampade erano state collocate all’altezza dell’odierno Largo Montenero, in contrada Santa Marta, in contrada dell’Angelo, nelle vicinanze dell’odierna basilica, in piazza Mercato, al porto (odierna piazza Cermenati), all’imbarcadero, al “cantun di ball” (all’epoca angolo della piazza della Fiera). Le lampade venivano accese al suono dell’Ave Maria (tramonto) fino ad un’ora dopo la mezzanotte e siccome i lecchesi sono sempre stati accorti, durante le notti di luna piena non venivano accese così da risparmiare!
Per la medesima ragione il servizio di illuminazione veniva sospeso durante la bella stagione, dal primo maggio al 31 agosto. Ma noi lecchesi siamo anche generosi perciò in circostanze speciali non badiamo e non badavamo a spese di guisa che nel giorno dei morti, la Vigilia di Natale e durante le ultime sere della settimana di Carnevale, le lampade restavano devotamente accese fino all’alba; si noti, inoltre, che se a causa di condizioni meteo avverse si fosse registrata scarsa visibilità era prevista un’accensione straordinaria dell’impianto (la sicurezza prima di tutto)!
“L’accenditore incaricato doveva vigilare costantemente sul buon funzionamento dell’impianto e la Deputazione comunale si riservava di affibbiare sanzioni finanziarie, con trattenute sul canone d’appalto, per fiamma spenta o languente come per il ritardo nell’accensione e l’anticipo nello spegnimento.” (“Il vecchio borgo” di Aloisio Bonfanti).
I lampioni a gas arrivarono nel 1871 e solo nel 1904 apparve l’energia elettrica, ma di questo parleremo, magari, in un prossimo articolo.
Giovanna Samà
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