LECCO – Si è aperta domenica la stagione venatoria nel lecchese: “una ricorrenza importante per alcuni e il ritorno di un’attività insostenibile per molti altri” come spiegano ambientalisti e animalisti che puntano il dito contro l’amministrazione provinciale, “più attento a soddisfare gli interessi dei cacciatori che quello della salvaguardia ambientale”.
La denuncia arriva da WWF, Legambiente e dal Centro Ricerche Ornitologiche Scanagatta di Varenna: nel mirino delle associazioni c’è il nuovo Piano Faunistico Venatorio Provinciale, in fase di stesura dal 2007 e che proporrebbe “una pesante riduzione del territorio in cui vigono gli istituti di tutela (oasi di protezione, zona a maggior tutela, ecc.)”: fino al 28,1% nel comprensorio Alpi Lecchese, secondo i dati degli ambientalisti, e fino al 20,8% nel Comprensorio Prealpi Lecchesi.
“Concretamente ci giochiamo un quarto delle aree provinciali protette per mettere a disposizione di ogni singolo cacciatore 37 ettari di territorio per cacciare! – denunciano – Passeggiando lungo la riva dell’Adda, potrà capitarci di sentir cadere a pochi metri dai nostri passi, i pallini di uno sparo: i campi attualmente adibiti all’addestramento dei cani saranno infatti aperti alla caccia, sebbene ci si trovi all’interno di un parco regionale e soprattutto al confine con la riserva naturale della Palude di Brivio!”
Le associazioni rimarcano anche che il valico tra il Monte Legnone e il Legnoncino (Roccoli Lorla), importante per il transito degli uccelli migratori, “sarà aperto alla caccia sulla base di uno studio tecnico commissionato e pagato dal mondo venatorio. Il documento nega infatti il passo migratorio giustificandosi con una supposta scarsa resa dei roccoli di caccia presenti sul finire del diciannovesimo secolo!”
“È questa l’obiettività e la serietà che dovrebbe guidare la gestione del territorio?” si chiedono WWF, Legambiente e CROS di Varenna. La risposta è forse che, come denunciato dalle stesse associazioni, “l’assessore Carlo Signorelli ha designato un proprio “uomo di fiducia” per essere informato sugli sviluppi del nuovo Piano. Peccato sia un cacciatore! L’assessore non avrebbe dovuto rivolgersi direttamente agli Uffici Tecnici della Provincia e fidarsi della loro competenza?”
Dubbi anche sulla correttezza sul censimento della fauna tipica alpina, anche questo costruito grazie ai dati raccolti dai soli cacciatori e che dovranno stabilire il limite degli abbattimenti.