LECCO – Martedì 12 novembre, presso il Centro Civico di Germanedo di Via dell’Eremo, a partire dalle ore 15.00, si terrà un incontro pubblico, aperto a tutta la cittadinanza interessata, organizzato dall’Ospedale Manzoni, in collaborazione con l’ASL di Lecco, e intitolato “Ictus cerebrale: dalla prevenzione al ritorno a casa” ovvero, cause, sintomi, cure e trattamenti di una patologia significativamente diffusa.
L’ictus oggi, infatti, è la prima causa di disabilità grave, la seconda causa di demenza e la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie. In Lombardia questa patologia rappresenta uno dei principali motivi di ricovero.
All’iniziativa parteciperanno gli specialisti della Struttura di Neurologia dell’Ospedale Manzoni: oltre al suo Direttore, Andrea Salmaggi, Chiara Scaccabarozzi, Giuditta Giussani, Alessandro Terruzzi e Chiara Megliani, medici che si interessano da tempo dei diversi aspetti diagnostico-terapeutici dell’ictus. Tra i relatori anche Valter Valsecchi, Direttore del Dipartimento delle Cure Primarie dell’Azienda Sanitaria Locale, che farà il punto sull’offerta dei servizi presenti sul territorio lecchese.
“Nel corso del 2012 – spiega Salmaggi – sono stati ricoverati presso il nostro reparto circa 850 pazienti: di questi, 400 con una diagnosi di patologia cerebrovascolare acuta (stroke ischemico o emorragico)”.
“Nella nostra Stroke Unit, la struttura di terapia intensiva o sub intensiva che salvaguarda una assistenza costante e qualificata nel monitorare il livello di coscienza e lo stato neurologico generale del malato, sono state eseguite, nel corso dello scorso anno, ben 30 procedure di trombolisi: un valore, questo, tra i più elevati d’Italia che fa di Lecco una delle realtà ospedaliere nazionali più efficienti dal punto di vista del trattamento dell’ictus ischemico acuto” continua lo specialista.
La migliore terapia, attualmente praticabile nell’ictus ischemico in fase acuta, è rappresentata, appunto, dalla trombolisi “che va praticata – puntualizza il Primario della Neurologia lecchese – entro le prime 4 o 5 ore dall’esordio dei sintomi e, solo in casi selezionati, entro 6 ore”.
Un trattamento questo che, fino a poco tempo fa, veniva considerato accettabilmente sicuro ed efficace solo in pazienti colpiti da ictus al di sotto degli 80 anni, mentre oggi non vi sono limiti di età.
“Con questo trattamento – precisa Salmaggi – è possibile ottenere un miglioramento nella percentuale di pazienti con buono, o discreto, stato funzionale a tre mesi, a fronte di un lieve rischio di complicanze emorragiche intracerebrali”.