LECCO – “Dio nel sogno. Notte, inconscio, verità e follia” questo il titolo della serata che, in un teatro sociale al completo, ieri sera, sabato, ha visto salire in cattedra Umberto Galimberti, docente di antropologia culturale, filosofia della storia e psicologia all’Università di Venezia, autore di numerose e autorevoli pubblicazioni nonchè editorialista prima de Il Sole 24 Ore e poi di Repubblica, è oggi uno dei filosofi italiani più conosciuti.
Il pofessor Galimberti, sul palco insieme al moderatore della serata, Enrico Bassani, psicologo e presidente dell’ associazione Frammenti di Filosofia, prima di approdare al cuore del suo ultimo libro (Cristianesimo. La religione del cielo vuoto – Feltrinelli) ha fatto un interessante excursus storico, filosofico e antropologico spiegando come il mondo onirico dell’uomo altro non è che la sua parte folle, che predomina quando l’io coscente “dorme”, dove la regola convenzionale del principio di contraddizione viene meno e dove la spazio-temporalità come scandisce il nostro vivere svanisce.
Quindi, il professore ha illustrato il parallelismo tra follia e sacro spiegando come sin da principio l’uomo ha proiettato su “grande schermo” la follia sacralizzandola e relegandola fuori dalla vita quotidiana in un mondo altro, quello appunto degli dei, che sono tutto e il contrario di tutto e che, come i sogni, non rispettano le regole convenzionali dell’uomo, dove la razionalità non vale più.
Questo fino al grande avvenimento che ha stravolto il sacro, ovvero l’avvento del cristianesimo che ha portato Dio sulla terra facendolo diventare uomo. Un evento epocale che ha stravolto il sistema del sacro con cui l’uomo sino a quel punto si era rapportato.
Galimberti pur riconoscendo al Cristianesimo il merito di aver dato vita e forma all’Occidente, nel contempo lo ha privato del suo cuore autenticamente religioso. Il cristianesimo è per Galimberti la religione dal cielo vuoto, la religione che ha desacralizzato il sacro, perché ha assegnato tutto il bene a Dio e tutto il male a Satana preferendo la razionalità della filosofia greca con cui ha costruito la sua teologia al comandamento dell’amore che è l’essenza del messaggio evangelico. Con l’incarnazione ha portato Dio sulla terra, sopprimendo la trascendenza del sacro, che è “il luogo in cui il bene e il male, il giusto e l’ingiusto, il benedetto e il maledetto si con-fondono, e da cui, nella sua evoluzione, l’umanità si è emancipata, senza tuttavia poter sopprimere lo sfondo enigmatico e buio da cui ha tratto origine”.
Per contare ancora qualcosa nel nostro mondo dominato dalla tecnica, questo cristianesimo ormai del tutto esangue e desacralizzato si è ridotto a un’agenzia etica, che si pronuncia su aborto, fine vita, scuola pubblica e privata, e si è fatto “evento diurno, lasciando la notte indifferenziata del sacro alla solitudine dei singoli, che un tempo erano protetti da quei riti e da quelle metafore di base che hanno fatto grande questa religione e così decisiva per la formazione dell’uomo occidentale, e che oggi, senza protezione religiosa, devono vedersela da soli con l’abisso della propria follia, che il sacro sapeva rappresentare e la ritualità religiosa placare”.

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