Clamoroso: in due sere due colpi di mano sulla gestione delle risorse idriche lecchesi. Oggi c’è stata la “sfiducia” nei confronti del presidente di Idrolario Ermanno Buzzi, voluta non solo dal centrosinistra ma anche da alcuni rappresentanti del centrodestra, compreso l’assessore provinciale Carlo Signorelli.
In sostanza è avvenuta una saldatura tra sinistra e Lega che ha portato alla realizzazione di una lettera di sfiducia, votata poi da molti grossi calibri – a partire da Lecco e Merate – con aggiunte significative quali appunto quella del sindaco di Perledo (anche assessore provinciale).
Entro una settimana dovrebbero esserci le dimissioni formali dell’intero cda di Idrolario, preludio ad una fase nella quale la previsione tra i bene informati è quella di una poltrona che dovrebbe andare alla Lega. E già si fanno i nomi del sindaco di Merate Robbiani (molto impegnato in questa fase sul “fronte dell’acqua”) e di qualche illustre “trombato” del Carroccio a livello comunale: Faggi? De Poi?
Di certo nell’arco di 48 ore l’onda lunga dei referendum sull’acqua ha come spazzato via il sistema del potere che ruota intorno al patrimonio idrico provinciale. Prima, l’altra sera, la botta dei 30 sindaci contro la nuova azienda ATO, poi oggi lo scossone forse definitivo.
Anche se la voce circolava da tempo, la caduta di Buzzi fa sensazione. E conferma che in questo momento la politica lecchese sta vivendo una fase drammatica. Forti le parole del sindaco di Mandello Mariani oggi nei confronti di Daniele Nava e delle sue affermazioni sui sindaci “irresponsabili”. Ancora più rilevante (ed evidente) l’imbarazzo del Pdl davanti a scenari che mutano in modo devastante. In poche settimane, prima la sconfitta elettorale in tanti comuni della provincia, poi i referendum con la netta affermazione dei “sì” specie sulla questione dell’acqua pubblica, ora – sempre in materia idrica – le due “sberle” in successione.
Insomma, ATO e Idrolario sono solo le conferme di un quadro estremamente instabile. Succederà altro? E’ facile prevedere che gli scossoni siano ben lontani dall’essere terminati.