Eluana poteva morire in Lombardia: il giudice dà ragione al padre

    Tempo di lettura: 2 minuti
    Eluana Englaro

    eluana-englaro1

    LECCO – Il Consiglio di Stato ha definitivamente dichiarato illegittimo il provvedimento con il quale nel 2009 l’allora governatore lombardo Roberto Formigoni e il direttore generale della sanità Carlo Lucchina avevano bloccato l’interruzione delle terapie su tutto il territorio regionale.

    Erano le settimane che hanno preceduto la morte di Eluana Englaro, la giovane lecchese rimasta in stato vegetativo per 17 anni, e della battaglia legale del padre Beppino che si era visto riconosciuto dalla Corte di Cassazione la possibilità di interrompere la nutrizione artificiale con la quale Eluana veniva tenuta in vita.

    Un diritto che, proprio a causa del decreto Formigoni, per la famiglia Englaro è stato possibile far valere fuori dalla Lombardia, ovvero alla clinica La Quiete di Udine dove è stato attuata la sospensione del trattamento terapeutico e del sondino nasograstrico, con il conseguente decesso della 38enne.
    Secondo il Consiglio di Stato, quindi, Formigoni non avrebbe dovuto opporsi, con quel provvedimento, alla sentenza dei giudici.

    Englaro-Beppino-1p-e1392033221685
    Beppino Englaro

    Un commento riguardo al pronunciamento del consiglio di Stato arriva da Qui Lecco Libera: “Noi non dimentichiamo quella notte infame del febbraio 2009, quando quattro malcapitati con ceri, strepiti e cartelli cercarono in via San Nicolò di conquistarsi una ripresa delle tv nazionali mentre Beppino Englaro tentava -costretto proprio da quel provvedimento dichiarato oggi illegittimo- di rispettare la volontà di sua figlia Eluana trasferendola a Udine. Non dimentichiamo quei cartelli indegni, che paragonavano Englaro a un assassino che agiva nel buio della notte”.

    “Non dimenticare è un atto politico – proseguono dall’associazione – Come è un atto politico quello di battersi affinché sia garantito alla cittadinanza un accessibile registro delle dichiarazioni anticipate di trattamento, come avevano chiesto, grazie a chi scrive e alla Cellula Coscioni, 1.119 lecchesi nel maggio 2011. Sono trascorsi tre anni di inazione o iniziative spot e poco altro. Che tristezza vedere che i responsabili di quell’intollerabile teatrino e di quegli atti poi rivelatisi illegittimi costituiscono oggi l’orizzonte privilegiato del pd lecchese in vista di “strategiche” alleanze per le prossime elezioni amministrative. Se è ironia della sorte il fatto che Lecco sia la città -natale o adottiva- dei Formigoni e degli Englaro, è un dovere morale, politico e intellettuale, non esitare un minuto nel scegliere -coerentemente- in nome di quale battaglia civile ed esempio costituzionale impegnarsi”.