Lecco vende le reti
del gas e incasserà
8 milioni di euro

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rete gas

LECCO – Meglio un uovo da quasi 8 milioni oggi oppure gallinelle da 300 mila euro l’anno domani? Il Comune di Lecco ha scelto l’uovo,  o meglio di vendere le reti del gas di cui è proprietario mettendole a gara per un valore di 7,9 milioni, anziché affittarle ed incassare un canone annuo dall’attuale valore di circa 300 mila euro.

La decisione è giunta nel Consiglio comunale di lunedì sera, con 21 voti a favore, sei contrari e tre astenuti.

A permettere questo passaggio politico e quindi l’alienazione delle reti gas è il decreto 226 del 2011 del Ministero dello sviluppo economico recepito lo scorso luglio da Regione Lombardia che, come spiegato dall’assessore al Bilancio Elisa Corti, ha modificato la modalità di scelta del gestore del servizio: Lecco, comune capofila di 51 altri comuni, deve essere stazione appaltante e farsi carico della procedura di gara; entro il 13 marzo dovrà essere predisposto il bando.

Due le possibilità per Lecco: quella di affittare il servizio per 12 anni a partire dal 2017 incassando un canone di 237 mila euro l’anno (che potrebbe incrementare a 300 mila) oppure la vendita delle reti, con destinazione d’uso vincolata, che oltre al capoluogo si estendono anche ai comuni di Civate, Galbiate, Garlate, Malgrate, Mandello, Olginate, Valgreghentino e Valmadrera per un valore complessivo di 7,979 milioni di euro che verrebbero incassati in un’unica soluzione a fine 2016.

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Il valore di vendita delle reti gas di Lecco e degli altri comuni sui quali ricade l’alienazione

“Se volessimo mantenere la proprietà delle reti, il gestore dovrebbe riconoscere un canone ma in caso di sostituzione dei tratti di rete obsoleti ne diventerebbe proprietario, riducendo quindi la quota di canone da versare al Comune. La rete di Lecco risale a più di 30 anni fa, prima del 1982 – ha sottolineato l’assessore – ed è facile immaginare che nei prossimi anni siano necessari interventi sostitutivi, quindi tra 12 anni potremmo perdere gran parte della proprietà dell’attuale rete e ricevere canoni sempre più bassi. Per questo abbiamo valutato come più conveniente l’ipotesi di vendita e di incassare i circa 8 milioni dell’alienazione”.

L'assessore Elisa Corti
L’assessore Elisa Corti

C’è anche un secondo motivo, come spiegato dall’assessore: “I canoni verrebbero recepiti nel bilancio comunale come entrate correnti e quindi utilizzabili per spese correnti. La vendita permetterebbe invece di avere un’entrata in conto capitale spendibile per quegli investimenti di cui abbiamo tanto lamentato la mancanza in questi anni”.

Scettica si è però dimostrata l’opposizione: la Lega, per voce di Stefano Parolari, ha chiesto di verificare l’effettiva proprietà delle reti da parte del Comune e il tipo di contratto che ci vincola all’attuale gestore (Lario Reti Holding) per evitare eventuali ricadute sul patrimonio comunale; sempre dal Carroccio, Giulio De Capitani si è invece chiesto come si intenderà coprire il vuoto di 300 mila euro di entrate annue.

Si colmerà il buco alzando le tasse? Stasera decidiamo un aggravio fiscale nei confronti dei cittadini – ha sottolineato De Capitani – mentre i soldi che dovremmo prendere nel 2017 potrebbero sfumare per colpa di qualche nuova normativa. Insomma cornuti e mazziati”. Una critica avanzata anche da Giacomo Zamperini di Fratelli d’Italia che ha domandato come si andranno a spendere i soldi della vendita. A sinistra, Sandro Magni ha invece chiesto un rinvio della questione per avere maggiori ragguagli sugli effetti dell’alienazione. “Pur condividendo il percorso giuridico di chi vuole favorire investimenti, sono perplesso su possibilità di vendita” ha commentato Antonio Pasquini di NCD.

Ricadute fiscali sui lecchesi non sarebbero all’orizzonte secondo il sindaco Virginio Brivio che ha difeso la decisione di alienare il bene comunale: “Otto milioni ci permetterebbero di investire in una razionalizzazione energetica degli edifici e degli impianti pubblici consentendo risparmi di spesa corrente e non ci sarà bisogno di mettere neanche un centesimo di tasse in più”.

“Se ipotizzassimo di utilizzare quegli otto milioni per estinguere i debiti contratti dal Comune risparmieremmo anche 400 mila euro all’anno, 100 mila in più rispetto a quanto potremmo introitare dal canone d’affitto delle reti” è intervenuta l’assessore Corti, smentendo la possibilità di un incremento delle imposte; un concetto ribadito anche dal consigliere democratico Casto Pattarini.

“Porre in vendita un patrimonio che annualmente rende poco alle entrate del Comune, che è destinato a deprezzarsi nel tempo, che ha costantemente bisogno di manutenzione, come sono oggi le reti del gas, è un dovere verso l’intera collettività” ha sottolineato il capogruppo del PD, Stefano Citterio.